diverticolo

30 maggio 2006

Se esistono l'inferno e il paradiso, da dove si entra?

Un giorno un samurai, un grande soldato, andò dal maestro spirituale Hakuin e chiese:

"Esiste un inferno? Esiste un paradiso?
Se esistono l'inferno e il paradiso, da dove si entra?"

Era un semplice guerriero. I guerrieri sono privi di astuzia nella mente. Conoscono solo due cose: la vita e la morte.
Il samurai non era venuto per imparare una dottrina, non voleva dogmi, voleva sapere dov'erano le porte, per evitare l'inferno ed entrare in paradiso.

Hakuin chiese: "Chi sei tu?"
Il guerriero rispose: "Sono un samurai."
In Giappone essere un samurai è motivo di grande orgoglio. Significa essere un guerriero perfetto, un uomo che non esiterebbe un attimo a dare la vita.
“Sono un grande guerriero. Perfino l'imperatore mi rispetta."

Hakuin rise e disse: "Tu, un samurai? Sembri un mendicante!"
L'uomo si sentì ferito nell'orgoglio.
Sfoderò la spada, con l’intenzione di uccidere Hakuin.
Il maestro rise: "Questa è la porta dell'inferno – disse – con questa spada, con questa collera, con questo ego, si apre quella porta."

Questo è ciò che un guerriero può comprendere.
Il samurai rinfoderò la spada...
e Hakuin disse: "Qui si apre la porta del paradiso."

L'inferno e il paradiso sono dentro di te. Entrambe le porte sono dentro di te. Quando ti comporti in modo inconsapevole, si apre la porta dell'inferno; quando sei attento e consapevole, si apre la porta del paradiso.

La mente è entrambi il paradiso e l'inferno, perché la mente ha la capacità di diventare sia l'uno che l'altro. Ma la gente continua a pensare che tutto esista in un luogo imprecisato, all'esterno...

Osho, "Roots and Wings"
pag. 82-98

fonte: Consensus

29 maggio 2006

Antonio Di Pietro risponde su Signoraggio e Scie Chimiche

26 maggio 2006

L’altro genocidio

Maurizio Blondet

Un bambino irakeno colpito da leucemia nel suo letto d'ospedale: nel rispetto di queste creature innocenti è l'unica immagine che ci sentiamo di pubblicare.

IRAQ - Circolano sul web foto orribili di bambini abortiti in Afghanistan e Iraq.
Corpicini senza occhi o con tumori al posto degli occhi, con gli organi interni sviluppatisi fuori dal corpo, senza arti, con enormi cancri fetali (1).
E' l'uranio impoverito dei proiettili americani, naturalmente.
«I bambini non nati della regione pagano il prezzo più alto, l'integrità del loro DNA», dice Ross Mirkarimi, di un'associazione chiamata Arms Control Research Center.
«Le particelle di uranio impoverito ingestite causano mille volte i danni da raggi X», dice Mary Olson, biologa ed esperta del trattamento di rifiuti nucleari al Nuclear Information and Resource Service di Washington.
Il Japan Times ha raccontato di una delegazione di tecnici giapponesi che hanno studiato nel 2003 gli effetti dell'uranio impoverito nell'Iraq meridionale.
Hanno visitato un ospedale locale che ricoverava fino a 600 bambini al giorno per avvelenamento da radiazioni; molti morivano rapidamente.
Nello stesso 2003 il dottor Jawad Al-Ali, primario del centro oncologico principale di Bassora, ha detto in un'intervista: «avvengono strani fenomeni che non ho mai visto prima. Il primo è il caso di pazienti con doppio e triplo cancro, per esempio con leucemia e cancro allo stomaco. Abbiamo avuto un paziente con due tumori, allo stomaco e a un rene; mesi dopo, ha sviluppato un cancro nell'altro rene: un cancro primario» [non una metastasi dei precedenti].


«Il secondo fenomeno è la comparsa di casi di cancro in intere famiglie. Abbiamo qui 58 famiglie in cui più di una persona ha il cancro. Il dottor Yasin, un nostro chirurgo, ha due zii, una sorella e un cugino colpiti da tumore. Il dottor Mazen, un altro nostro specialista, ha sei familiari che lottano col cancro. Mia moglie ha nove membri cancerosi nella sua famiglia».
Ha aggiunto il dottore: «i bambini sono specialmente suscettibili all'intossicazione da uranio impoverito. Hanno un tasso di assorbimento molto maggiore, perché il loro sangue sta costruendo le ossa, e perchè hanno molto più tessuto molle. I tumori ossei e la leucemia sono quelli che li colpiscono di più. Prima, solo di rado vedevamo un bambino leucemico
prima dei 12 anni di età
».
Alla domanda se aveva riferito i dati epidemiologici al ministero della Sanità del nuovo governo iracheno, l'oncologo ha risposto: «quando sono andato a parlare con quella gente, mi hanno accusato di diffondere propaganda pro-Saddam anche prima della guerra. A volte ho paura anche di parlare. Mi hanno portato via i dati… I kuwaitiani mi hanno rifiutato
il visto per il Kuwait; dicono che siamo sostenitori di Saddam
» (2).


Nuha Al-Radi, nota scrittrice irachena e autrice di un libro di successo («Baghdad Diaries», uscito nel 2004) scriveva: «sembra che tutti stiamo morendo di cancro. Ogni giorno si sente di un conoscente o di un amico, o di l'amico di un amico, che sta morendo. Quanti muoiono negli ospedali, senza che lo sappiamo? Sembra che più del trenta % degli iracheni abbia il cancro, e ci sono tanti bambini con la leucemia».
Nel settembre del 2004 la scrittrice è morta di leucemia.
Nuha Al-Radi scriveva quelle parole nel suo diario del 1993, dopo la prima «guerra del golfo», quando le forze americane avevano lanciato «solo» 300 tonnellate di proiettili DU (Depleted Uranium) per lo più in aree desertiche.
Nella seconda guerra del Golfo, si stima ne abbiano lanciato 1.700 tonnellate, e per lo più nelle città.
Le cifre sono puramente ipotetiche.
Scrive il dottor Ahmad Hardan, consulente dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS)oltre che del ministero della Sanità iracheno: «le forze americane ammettono di aver usato 300 tonnellate di armi DU nel 1991. La cifra vera è vicina alle 800. Ciò ha causato una crisi sanitaria che coinvolge almeno un terzo di milione di persone. E se non bastasse, gli americani nella recente invasione hanno usato altre 200 tonnellate di DU nella sola Baghdad. Quanto alle altre parti dell'Iraq, non conosco la situazione, ci vorranno anni per documentarla».


Il dottor Hardan ha chiesto aiuto ai colleghi giapponesi, necessariamente specialisti degli effetti delle radiazioni: «ero riuscito a far invitare una delegazione dell'ospedale di Hiroshima, per farci spiegare il tipo di malattie radiologiche che avremmo dovuto affrontare col tempo. La delegazione poi mi ha risposto che gli americani avevano fatto obiezione, e così non venivano. Un famoso cancerologo tedesco aveva accettato di venire, ma gli è stato negato il visto d'entrata in Iraq».
Dunque non solo i governanti americani sono ben coscienti dello sterminio che le loro bombe provocano tra i popoli «liberati» e tra i loro stessi soldati, ma deliberatamente sopprimono la verità sul loro crimine.
E' esemplare il caso del dottor Asaf Durakovic, americano.
Docente di radiologia alla Georgetown University, era colonnello dell'esercito USA nel 1997, quando fu ufficialmente incaricato dal Pentagono di studiare gli effetti della radioattività sui reduci della prima guerra del Golfo; e più tardi, di condurre ricerche sul terreno in Iraq.
Alla fine, gli è stato prima intimato di non rendere pubblici i dati delle sue indagini; poi è stato licenziato, infine la sua abitazione è stata saccheggiata, e lui dice di aver ricevuto minacce di morte. Oggi dirige un centro chiamato Uranium Medical Research Center, che vive di donazioni ed ha sede, prudentemente, in Canada.
«L'Amministrazione dei reduci [l'ente di previdenza militare USA] mi aveva chiesto di mentire sui rischi dell'incorporare nel corpo umano l'uranio impoverito», dice.
«Non vogliono ammettere il crimine di guerra che hanno commesso».


Che cosa ha scoperto Durakovic?
Anzitutto ha studiato i membri della 442ma compagnia di polizia militare, molti dei quali presentavano sintomi gravi dopo essere stati per due mesi nella cittadina irachena di Samawah, nel 2003.
Il corpo, formato per lo più da poliziotti di New York, vigili del fuoco e agenti di custodia, che aveva svolto operazioni di scorta a convogli, di gestione di prigioni e di addestramento dei poliziotti iracheni, presentava un altissimo livello di malattie.
«Risultati stupefacenti, se si pensa che questi erano poliziotti militari, non esposti ai combattimenti», dice Durakovic.
Nella prima guerra del Golfo hanno servito 580.400 soldati USA.
I feriti furono allora solo 467.
Ma nel 2000, ben 325 mila di questi reduci - partiti giovani e sani per la guerra dieci anni prima - soffrono di malattie invalidanti, e 11 mila sono morti: il 56% dei soldati partiti nel '91 hanno problemi medici gravi.
In un gruppo-campione di 250 reduci della prima Guerra del Golfo, il 67% hanno generato bambini con difetti genetici, o aborti malformati (3).

Nell'ottobre 2003, Durakovic è andato in Iraq per tre settimane: ha raccolto oltre cento campioni di terreno, di urine di civili, di tessuti da corpi di soldati iracheni in dieci città, fra cui Baghdad, Bassora e Najaf.
«I livelli di radioattività sono migliaia di volte superiori al normale», dice.
Nell'autunno del 2002, il gruppo di Durakovic aveva già fatto gli stessi rilievi in Afghanistan.
Il 30 % degli afghani intervistati aveva sintomi di malattie da radiazioni.
I vecchi dei villaggi gli hanno parlato di un 25% dei bambini inesplicabilmente malati.
«Il nostro gruppo è rimasto sgomento dalla vastità degli effetti coincidenti con i bombardamenti, Senza eccezione, in ogni sito che era stato assoggettato ai bombardamenti e da noi visitato, ci sono malati. Una parte significativa della popolazione presenta sintomi coerenti con la contaminazione interna da uranio»: una specie di maligna influenza, con sanguinamenti dal naso e muco insanguinato, dolori alle articolazioni e ai reni.
Molti dei giovani reduci americani non riescono più a camminare.


L'Atomic Energy Authority, ente ufficiale del governo britannico, valuta che l'uranio impoverito abbia causato nella prima guerra del Golfo «500 mila decessi in più» rispetto agli atti bellici.
E nella seconda guerra, «Iraqi Freedom», valuta che le morti aggiuntive potenziali possano toccare i 3 milioni: ossia l'11 % di tutta la popolazione irachena.
Gli effetti dell'uranio impoverito sono ben noti da anni alle autorità statunitensi.
Nel 1970, quando particelle di DU sfuggirono dalla fabbrica di proiettili «National Lead Industries» di Albany, N.Y., e furono trovate dal dottor Leonard Dietz, un fisico nucleare, nei filtri del suo laboratorio a 35 chilometri di distanza, la fabbrica fu chiusa d'urgenza, e furono avviate operazioni di decontaminazione costate 100 milioni di dollari.
Un vecchio studio della Rand Corp.
Sui minatori già aveva appurato che era l'estrema piccolezza delle particole di DU a produrre le devastazioni peggiori.
Il minerale di uranio inalato dai lavoratori nelle miniere è composto di particelle di dimensioni grosse, che vengono completamente escrete entro 24 ore.

Ma il DU, quando colpisce il bersaglio, si polverizza in particelle inferiori ai 10 micron, pari al particolato del fumo di sigaretta: viene perciò inalato con facilità.
E da quel momento rimane nell'organismo per decenni, sciogliendosi lentamente nel tessuto linfatico e disperdendosi nella circolazione sanguigna.
Il decadimento di questo finissimo materiale radioattivo (che ha un'emivita di 4,7 milioni di anni) produce nel corpo 26 emissioni radioattive al secondo, ossia 800 milioni l'anno.
Ciò causa «un milione di volte più danni genetici di quello che ci si aspetterebbe dalla radiazione in sé», ha scritto in un rapporto del 2001 Alexandra Miller, del Radiobology Research Institute di Bethesda, che è un ente delle forze armate americane
L'organismo, bombardato di particelle 800 milioni di volte l'anno per decenni, provoca tutta una serie di errori nella replicazione di proteine da parte del DNA.
A questo effetto, dice Diane Stearn, biochimica dell'Arizona University, si aggiunge il fatto che «l'uranio danneggia il DNA in quanto metallo pesante, indipendentemente dalla sua radioattività. E anche questo effetto tossico è di per sé mutageno» (4).
Alexandra Miller segnala che inoltre le micro-particelle di DU interferiscono con i mitocondri, che forniscono energia ai processi nervosi e trasmettono i segnali nervosi attraverso le sinapsi cerebrali.


Questo il motivo per cui i reduci della prima guerra del Golfo sono in calo delle capacità mentali, oltre che affetti da tumori cerebrali, e da inabilità motorie gravi.
Il giornalista John Hanchette è stato uno dei direttori che hanno fondato il quotidiano Usa Today. Da quando ha intervistato Leuren Moret, una delle specialiste internazionali sugli effetti del DU, sono cominciate le sue disgrazie.
«Ogni volta che mi preparavo a pubblicare l'articolo sugli effetti del DU sugli iracheni, ricevevo una telefonata dal Pentagono che mi chiedeva di non mandarlo in stampa. Alla fine sono stato destituito dalla direzione di USA Today».
Oggi insegna giornalismo alla St. Bonaventure University.
Qualcosa del genere è accaduto alla dottoressa Keith Baverstock, per 11 anni massima specialista sulle radiazioni all'Organizzazione Mondiale della Sanità.
Non è mai riuscita a pubblicare il suo rapporto sul «rischio tumorale da inalazione di DU sui civili iracheni».
Sostiene che la sua relazione è stata «deliberatamente soppressa».
E la soppressione continua, con successo.
Il giudizio su questo delitto spaventoso lo lasciamo a Doug Rokke, che dopo la prima guerra del Golfo vinse un contratto americano per decontaminare aree irachene dal DU, e guidò in questa attività un centinaio di dipendenti.


«Quando andammo nel Golfo, eravamo tutti molto sani», dice.
Trenta dei suoi uomini, che operarono senza tute protettive, sono morti quasi subito.
Gli altri sono tutti malati.
Rokke stesso è ormai un invalido, con gravi danni neurologici, renali, alle vie aeree, e inoltre è stato colpito da cataratta.
Dice: «l'uranio impoverito è un crimine contro Dio e contro l'umanità».
Un crimine di massa che uccide e ucciderà milioni di iracheni e farà strage fra le popolazioni che vivono sottovento all'Iraq, dove la polvere sarà portata dai monsoni.
Il crimine di guerra di un Paese che, con la scusa di perseguire qualche terrorista in Afghanistan, e di portare la libertà agli iracheni, avvelena il seme stesso di quelle popolazioni, ne sradica il futuro dei suoi bambini.
L'atrocità di un regime che manda a morte certa, deliberatamente, i suoi stessi soldati, e intossica il mondo.
Un genocidio che, per la sua vastità, le sue modalità e la sua evitabilità, fa impallidire quelli commessi dalle dittature totalitarie del ventesimo secolo; e viene commesso sotto i nostri occhi dalla più grande democrazia del mondo, nel pieno della libertà di stampa, nel presunto culmine della civiltà occidentale.
«Un crimine contro Dio e contro l'umanità».
Qual è il vero e solo «terrorismo globale» contro cui dobbiamo lottare?

Maurizio Blondet

Note
1) Mohammed Daud Miraki, «Death Made in America», al sito Rense Com, 24 aprile 2006. Miraki è un medico afghano che ha messo sul sito foto da lui scattate: chi vuole vederle, sia avvertito che sono mostruose. Del resto, è possibile che queste immagini diventino «not found» o «forbidden» nelle prossime ore, com'è accaduto ad altre immagini simili. In ogni caso, forniamo qui l'indirizzo: http://www.rense.com/general70/deathmde.htm
2) Douglas Westerman, «Depleted uraniun - far worse the 9/11», information Clearing House, 1 maggio 2006.
3) Nella prima guerra del Golfo sono stati inviati in Iraq tremila soldati italiani, e vi sono rimasti per breve tempo. Ad ottobre 2004, 108 di questi giovani reduci sono morti, apparentemente a seguito dell'esposizione all'uranio impoverito (la causa è contestata dal competente ministero). Il numero rappresenta il 3,6% del totale. Se la stessa percentuale venisse applicata alla popolazione irachena, si dovrebbe ritenere che 936 mila iracheni sono già morti per l'uranio polverizzato. Ma siccome gli iracheni abitano nella loro terra contaminata in modo permanente, la percentuale e il numero dei morti è indubbiamente superiore.
4) Daniel Stearn ha pubblicato i risultati delle sue ricerche su due pubblicazioni scientifiche: «Molecular Carcinogenesis» e «Mutagenesis». Il dottor Durakovic coi suoi collaboratori (P- Horan e L. Dietz) è riuscito a pubblicare uno studio preliminare sul numero dell'agosto 2002 di «Military Medicine Medical Journal».

Copyright © - EFFEDIEFFE - all rights reserved.

L'altro genocidio

L'uranio impoverito falcidia gli abitanti

di Massimo Fini

Tutti i media occidentali stanno celebrando la vittoria di Hamid Karzai (il 55,3% dei suffragi) "il primo presidente democraticamente eletto nella storia dell'Afghanistan". E da questo evento democratico politici, politologi, analisti, esperti, sempre occidentali, traggono i migliori auspici per il futuro del popolo afghano.
Non è di questo parere Jooma Khan. Chi è costui e come si permette? Jooma Khan è un vecchio che vive in un villaggio della provincia di Laghman, nell'Afghanistan nord orientale. Ha detto Jooma: "Dopo che gli americani hanno distrutto i nostri villaggi e ucciso molti di noi, siamo rimasti senza le nostre case e non abbiamo niente per sfamarci. In ogni caso noi avremmo anche superato queste sofferenze e perfino le avremmo accettate, se gli americani non ci avessero tutti condannati a morte. Quando ho visto nascere mio nipote deforme mi sono reso conto che le mie speranze per il futuro erano scomparse. Ciò è differente dalla disperazione provata per le barbarie russe, anche se a quel tempo persi il mio figlio più grande, Shafiqullah. Questa volta sento invece che noi siamo parte dell'invisibile genocidio che l'America ci ha buttato addosso, una morte silenziosa da cui non potremo fuggire". Quella di Jooma Khan è una delle tante testimonianze rese davanti al Tribunale Internazionale per l'Afghanistan.



Questo tribunale, un'iniziativa di cittadini giapponesi, ha concluso in questi giorni un'inchiesta durata due anni che riguarda le conseguenze dell'uso dell'uranio impoverito che gli americani hanno sparso senza risparmio negli spaventosi bombardamenti del 2001-2002 con i quali per prendere un uomo, Osama Bin Laden, che poi non hanno preso, hanno spianato quel paese.


L'uranio impoverito, dopo la sua esplosione, si trasforma in una polvere estremamente fine, le cui singole particelle sono più piccole di un batterio o di un virus. Si calcola che l'accumulo di un milionesimo di grammo di uranio impoverito in una persona sia sufficiente ad esserle fatale distruggendo il suo sistema immunitario (le leucemie che hanno colpito anche una trentina dei nostri soldati che hanno operato in Kosovo) e alterando il codice genetico. Dalle 500 alle 600 tonnellate di questo materiale micidiale sono oggi sparse su tutto il territorio afghano. E sono nati bambini senza occhi, senza braccia, con spaventosi tumori alla bocca, senza i genitali o con i genitali deformi. Per cui nel luminoso futuro di questa gente c'è certamente che fra breve potrà anch'essa, la sera, sedersi davanti alla Tv e vedere l'"Eredità" o qualcosa di analogo, ma molti lo faranno da storpi.


Avranno però il conforto di essere diventati democratici. Per la verità si tratta di una democrazia un po' particolare quella che abbiamo installato a forza di bombe in Afghanistan. Se gli afghani sono andati a votare quasi in massa non è per un improvviso entusiasmo per un sistema di cui la stragrande maggioranza non percepisce l'utilità, essendo completamente estraneo alla storia e alle tradizioni di quel Paese, ma perché i capi guerrieri, gli Ismail Khan, i Dostum, i Karzai, vi hanno mandato a forza le loro tribù e i loro clan per porre le basi del proprio potere personale nel nuovo governo filoamericano. E se dopo le elezioni gli afghani non sono scesi nelle strade ad esultare, come gli osservatori occidentali si aspettavano dopo una così massiccia presenza alle urne, è perché sanno benissimo che per loro non cambia nulla. Se non in peggio.


Gli Ismail Khan, i Dostum, i Karzai rimarranno quei taglieggiatori, quei borsaioli, quegli stupratori, quegli assassini, che erano diventati dopo dieci anni di guerra contro l'Unione Sovietica che avevano impoverito il Paese e che li avevano trasformati da valenti guerrieri in tagliagole. L'avvento dei talebani si spiega così: avevano riportato l'ordine - sia pure un duro ordine - in un Paese che l'aveva completamente perduto. Rispetto all'Afghanistan pre invasione sovietica - una società ben equilibrata fra tradizione ed elementi delle modernità - i talebani rappresentavano una forzatura ideologica. Ma erano una soluzione afghana per un problema afghano. Non una soluzione americana per un problema o, per meglio dire, un'isteria americana e per soddisfare evidenti interessi economici e strategici degli Stati Uniti. I talebani avevano vinto la partita, con i Dostum, con gli Ismail Khan, con i Karzai, cacciandoli oltre confine, dai loro protettori iraniani o russi o americani, con armi tradizionali, secondo le consuetudini guerriere di quel popolo, perché erano da un punto di vista etico, maggiormente motivati e credibili (il loro leader spirituale, il mullah Omar viveva poveramente in una casa di sette stanze, Ismail Khan in una gigantesca villa) e si erano conquistati la fiducia di tutto l'Afghanistan rurale - cioè di quasi tutto l'Afghanistan - stufo dei soprusi e degli abusi di "signori della guerra" imbastarditi. La loro vittoria era comunque reversibile, se avessero perso questa fiducia. La democrazia all'"uranio impoverito", oltre a consegnare il Paese alla dominazione straniera, appena mascherata dai Quisling di turno, toglie invece agli afghani, come dice il vecchio Jooma Khan, anche la speranza di un futuro per molte generazioni a venire.


Massimo Fini
Fonte: www.gazzettino.it
28.10.04

http://www.comedonchisciotte.net/modules.php?name=News&file=article&sid=42

6 giugno 2006: corso di paranoia e numerologia applicate

6 Giugno 2006: 6 cose che tu devi sapere

Puoi non essere daccordo, ma scoltami su questo...

Ci sono almeno una dozzina di fonti credibili che riportano forti 'firme' occulte stampate su tutte i maggiori eventi mondiali recenti, implicando che eventi di importanza globale sono pianificati usando certi schemi. Di seguito ne sono elencati alcuni:

- Lo schema '777' trovato nell'attacco a Londra del 7 luglio 2005;

- Lo schema '11' trovato su tutto l'attacco 9/11; e

- L'attacco ferroviario di Madrid 911 giorni dopo l'11 marzo 2004.

Se queste informazioni sono nuove per te, scarica un gratuito
rapporto spiegativi.

----------------------------------
Sommario dell'articolo:

Se combiniamo le due importanti date del 5 e 6 giugno, insieme con i recenti eventi mondiali, otteniamo le seguenti estremamente significanti triplicazioni occulte:

- 222 giorni dalle rivolte mussulmane a Parigi;

- 333 giorni dagli attentati ferroviari di Londra;

- 444 giorni dal secondo anniversario dell'invasione dell'Iraq:

- 555 giorni dal 25 novembre 2004 (il 333mo giorno dell'anno, con 33 rimanenti);

- 666 nello schema della data e nello schema fino alla fine del calendario Maya;

- 777 giorni dal fallito attacco alla Sears Tower
-----------------------------------

[...]

La ragione per la riluttanza [a credere in tali firme nella storia] è l'Educazione Pubblica. Sin dall'inizio c’è stata insegnata la vista accidentale della storia - in altre parole, gli eventi accadono giusto perché accadono. Dall'altra parte della moneta c'è la vista cospirativa della storia, che argomenta, in maniera incredibilmente convincente che i principali eventi mondiali vengono pianificati secondo una specifica linea temporale, per motivi molto specifici.

[…]
Il 6 giugno 2006 è il 62mo anniversario del D-Day. L’invasione della Normandia, nome in codice Operazione Overlord, rimane la più grande invasione dal mare che coinvolse quasi tre milioni di truppe che attraversarono il canale dall’Inghilterra alla Normandia e poi nella Francia occupata dai tedeschi. I sostenitori della storia cospirativa sapranno che la seconda guerra mondiale fu pianificata per portare alla ribalta il Comunismo Internazionale. Quale modo migliore per commemorare l'anniversario del maggior evento della seconda guerra mondiale di un sacrificio umano utilizzando un disastro pianificato 62 anni dopo quel giorno? Il 6 giugno è esattamente 40 anni dal 6 giugno 1966 (6/6/66) - 40 anni è associato nella bibbia con un periodo di prova. La Terra è stata testata per i passati 40 anni? Hmmm.

LeftBehind.com sta rilasciando il loro ultimo libro, 'L'estasi' il 6 giugno 2006. L'estasi è un concetto biblico dove ci si aspetta che nel battito d'occhio milioni spariscano senza traccia. Quale miglior modo per guadagnare ulteriore pubblicità lanciando un libro con questo tema nel giorno di un disastro pianificato?

Il film 'La Bestia' verrà rilasciato il 6 giugno 2006. Citazione dal sito web: "La teoria che gesù Cristo non è mai esistito, mentre è largamente sconosciuta alla maggioranza dei profani cristiani, sta guadagnando credibilità tra gli studiosi. Gli storici non considerano i vangeli rapporti storicamente accurati. Gli autori dei vangeli, scrivendo da 40 a 90 anni dopo la supposta vita di Cristo, non hanno mai inteso la lettura dei loro lavori come biografie. Non ci sono riferimenti non Cristiani credibili a Cristo durante il periodo nel quale si dice sia vissuto." Ancora, quale modo migliore per guadagnare ulteriore pubblicità di lanciare un film con questo tema nel giorno di una disastro pianificato? Un altro film con quel giorno come termine di rialscio è l'horror, The Omen 666, originalmente rilasciato esattamente trenta anni prima il 6 giugno 1976.

6 giugno 2006 è esattamente 222 giorni dopo le rivolte principalmente arabe in Francia iniziate il 27 ottobre 2005. Le rivolte erano niziate dopo l’elettroesecuzione di due giovani rincorsi dalla polizia.

Il 6 gigno 2006 è esattamente 444 giorni dopo il secondo anniversario dell’invasione americana dell’Iraq.

Il 6 giugno 2006 è esattamente 6 anni prima il prossimo transito di Venere davanti la faccia del sole il 6 giugno 20012 che è l’anno riconosciuto della fine del calendario Maya. Gli allineamenti planetari sono molto importanti per i nostri leaders mondiali, e i transiti di Venere sono particolarmente rari tra gli allineamenti planetari. Solo sei di tali eventi sono accaduti dall’invenzione del telescopio (1631, 1639, 1761, 1769, 1874 e 1882). Il 6 giugno 2006 è anche 6 anni 6 mesi 16 giorni prima il 21 dicembre 2012, che è l’ultimo giorno del calendario Maya. Questo da un doppio 666: la data stessa e il triplo 6 del tempo trascorso.

[…]

Usando le differenze di fuso internazionali, è possibile organizzare un evento che accade il 6/6/6 ora locale, mentre a New York (dove c’è il fuso orario dell’attacco dell’11 settembre) è ancora il 5 giugno che sarebbe 1728 giorni dopo l’11 settembre. Questo approccio è lo stesso usato per l’attentato al Cario il 22 luglio GMT.

[…]

Per le ragioni citate sopra credo che le probabilità per un altro grande attentato pianificato per il 6 giugno 2006 siano estremamente alte. (1)


A questa bella dose di numerologia aggiungiamo un po' di criptologia e derivazioni qabbalistiche varie e la paranoia è servita:

Michael Drosnin, ex giornalista invistigativo del washington post, che nel 1997 pubblicò il best seller "Codice genesi" e che predisse la morte di Rabin, nel suo più recente libro prevede un collasso finanziario e un'apocalisse nucleare entro la fine del 2006. (2)



diverticolo

(1) Three World Wars
traduzione: diverticolo
(2) Per un revisione scettica della teorie di Drosnin:
Codice Genesi (o Codice della Torah)
Il Codice Genesi? E' pseudoscienza intervista a Piergiorgio Odifreddi

22 maggio 2006

I piani segreti di guerra e la malattia del militarismo americano

di Floyd Rudmin

Il piano Crimson: Guerra al Canada

Tra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale--quindi, tra il 1918 e il 1939--gli Stati Uniti avevano sviluppato e approvato, come linea di condotta nazionale, tre principali piani di guerra: un War Plan ORANGE (Piano di Guerra "ARANCIO"), contro il Giappone, un War Plan GREEN (Piano di Guerra "VERDE"), contro il Messico, e un War Plan RED (Piano di Guerra "ROSSO"), contro la Gran Bretagna. (La fonte più utile qui è il libro di R.A. Preston del 1977, The Defence of the Undefended Border: Planning for War in North America, 1867-1939 - La Difesa del Confine Indifeso: Un Piano di Guerra in Nord America, 1867-1939). Ma vi erano anche altri piani di guerra. Il Special Plan VIOLET (Piano Speciale "VIOLA") che venne approvato dalla Commissione dell'Esercito e della Marina nel 1925 per intervenire in America Latina e nei Caraibi per "prevenire eventuali azioni da parte di altri paesi inclusa la Lega delle Nazioni". Vi fu un War Plan WHITE (Piano di Guerra "BIANCO") iniziato nel 1920 per sopprimere ogni insurrezione interna da parte dei cittadini americani, ma non fu mai portato avanti né approvato.

Questi piani di guerra furono tutti declassificati nel 1974 e si possono ottenere presso la U.S. National Archives. La Germania venne classificata codificandola con il colore nero, ma non vi fu mai un War Plan BLACK (Piano di Guerra "NERO"). Il War Plan RED fu quello più esteso, più dettagliato, più modificato e più utilizzato. Il Piano presumeva il possibile inizio di una guerra con l'Inghilterra causato dall'interferenza degli Stati Uniti con l'attività commerciale del Commonwealth britannico, "per quanto si possano intravedere altre cause scatenanti per questa guerra". Il Piano prevedeva che la marina britannica avrebbe preso le Filippine, il Guam, le isole Hawaii e il Canale di Panama. Per compensare questa perdita, gli Stati Uniti avrebbero invaso e conquistato il Canada.

Per quanto apparentemente a favore di una guerra alla Gran Bretagna, il War Plan RED non conteneva degli espliciti disegni per combattere gli inglesi. Il Piano mirava essenzialmente alla conquista del Canada, codificato con il codice colore CRIMSON (cremisi). La missione della marina americana, scritta in caratteri maiuscoli, era quella, "IN DEFINITIVA, DI OTTENERE IL COMPLETO CONTROLLO DI CRIMSON". La bozza del 1924 dichiarava che "le intenzioni degli Stati Uniti sono di tenere perennemente sotto controllo i territori conquistati contrassegnati con il codice CRIMSON e RED... Il Dominion ad autogoverno [del Canada] sarà abolito." Il Piano RED fu approvato nel maggio del 1930 a livello di Gabinetto dal Segretario di Guerra e dal Segretario della Marina. Non era un piano di difesa. Gli Stati Uniti avrebbero cominciato la guerra, e anche se il Canada avesse dichiarato la sua neutralità, avrebbe comunque dovuto essere invaso e occupato.

Nel dicembre del 1930, l'Attaché della Marina degli Stati Uniti ad Ottawa fornì un resoconto spionistico alla Commissione dell'Esercito e della Marina sulla mancanza di preparazione del Canada per un'eventuale guerra: "Poiché il Canada non presagisce problemi con nessun paese, non ha mai ritenuto necessario mantenere una forza aerea adeguata". L'obiettivo statunitense di invadere il Canada fu accelerato negli anni '30. Anche alla fine del 1939, quando la Seconda Guerra Mondiale stava per cominciare e il mondo libero si stava mobilitando per combattere il fascismo, Preston descrive come il Collegio di Guerra dell'esercito statunitense e il Collegio di Guerra Navale avessero stabilito come priorità fondamentale il coordinamento delle forze di terra e delle forze marittime per un progetto dal nome "Overseas Expeditionary Force to Capture Halifax from Red-Crimson Coalition" ("Forze di Spedizione Oltreoceano per Prendere Halifax alla Coalizione Red-Crimson").

Per qualche inspiegabile ragione, il Washington Post e il quotidiano nazionale canadese, The Globe and Mail, hanno recentemente deciso di parlare del War Plan RED. L'articolo di Peter Carlson del 30 dicembre 2005 pubblicato sul Washington Post si intitolava "Raiding the Ice Box" - lett. "Raid sulla Ghiacciaia". L'articolo di Shawn McCarthy del 31 dicembre 2005 pubblicato sul Globe and Mail si intitolava "They'd take Halifax (then we'd kill Kenny)" - Prenderanno Halifax (allora uccideremo Kenny). Entrambi gli articoli sono scritti con buona dose di incredulità, derisione, e qualche volta con una comicità più o meno sguaiata.

Però il War Plan RED non è certo una novità, e non è neanche un ri-reportage di una ri-riscoperta del War Red PLAN... Il primo servizio sul Piano risale al 1935, quando il budget segreto che prevedeva la costruzione di tre basi aeree camuffate, del valore di 19 milioni di dollari ciascuna, e il cui scopo era di compiere attacchi a sorpresa sul Canada, venne erroneamente reso noto dalla tipografia governativa, che pubblicò "Air Defense Bases: Hearings before the Committee on Military Affairs, House of Representatives, Seventy-Fourth Congress" (Basi Aeree da Difesa: Sedute tenute prima della Commissione degli Affari Militari, Camera dei Rappresentanti, 74° Congresso). Venne subito riportato sulla prima pagina del New York Times e anche sul Toronto Globe sotto il titolo di "U.S. Disavows Airport Yarn ("Gli Stati Uniti negano qualunque voce in merito alla presenza di basi aeree"). Il War Plan RED venne riscoperto e ripubblicato nuovamente nel 1975 dall'agenzia stampa Reuters, e venne ripubblicato di nuovo pure dal Globe and Mail. Venne poi ancora riscoperto e ripubblicato come notizia sia nel 1991 che nel 2005. La storia è piena di lezioni, ma non si potranno mai apprendere quando di mezzo c'è incredulità e sterile ironia.

Se i piani di guerra statunitensi per la conquista del Canada possono far sorridere, questo è un commento per color che sorridono, non un commento sui piani di guerra. Ai suoi giorni, il War Red PLAN non venne progettato per far divertire. Nella bozza del 1928 leggiamo che "bisognerebbe ben chiarire al Canada che da una guerra non ne uscirebbe altro che pesantemente afflitto". Nella bozza del 1931 si afferma che "grandi parti del territorio CRIMSON diverranno teatro di operazioni militari, con conseguenti sofferenze per la popolazione e un'ampia distruzione e devastazione del paese...". Nell'ottobre del 1934 il Segretario di Guerra e il Segretario della Marina approvarono un emendamento che autorizzava il bombardamento strategico di Halifax, di Montreal e della città di Québec per mezzo di "operazioni aeree improvvise ed estese sulla massima scala possibile". Un secondo emendamento, approvato anche a livello di Gabinetto, istruiva l'esercito statunitense a "COMPIERE TUTTE LE PREPARAZIONI NECESSARIE PER L'UTILIZZO DI ARMI CHIMICHE AL MOMENTO DELLO SCOPPIO DELLA GUERRA. SARÀ AUTORIZZATO L'UTILIZZO DI ARMI CHIMICHE, INCLUSI GLI AGENTI TOSSICI, ALLO SCOPPIARE DELLE OSTILITÀ..."

L'utilizzo di gas tossici era concepito come un'azione umanitaria che avrebbe portato il Canada ad arrendersi subito e permettere quindi di salvare il massimo numero possibile di vite americane (comandante Carpender, A.S., e colonnello Krueger, W. (1934), appunti della Commissione, 17 ottobre 1934, disponibile presso la U.S. National Archives su documenti annessi al War Plan RED).

Nel marzo del 1935, il generale Douglas MacArthur propose un emendamento che rendeva Vancouver un obiettivo prioritario, paragonabile come importanza a Halifax e a Montreal. Questi venne approvato nel maggio del 1935, e nell'ottobre dello stesso anno suo figlio, Douglas MacArthur jr., cominciò la sua carriera di spionaggio come vice-console di Vancouver. Nell'agosto del 1935 gli Stati Uniti compirono le loro più grandi manovre militari in tempo di pace, con più di 50.000 truppe che simulavano un'invasione motorizzata del Canada, notizia puntualmente pubblicata sul New York Times dal cronista militare più importante del giornale, Hanson Baldwin.

Qual è la mentalità e il filo illogico che porta militari professionisti di alto grado, funzionari esecutivi di gabinetto e membri del Congresso degli Stati Uniti a pianificare e preparare una guerra contro un alleato e buon vicino? Una base di confine segreta? Attacchi a sorpresa? Un bombardamento strategico delle città popolate? Un immediato primo utilizzo di gas tossici? E nello stesso momento in cui stavano sviluppando questo progetto per il Canada, mancarono di prepararsi per la guerra contro il fascismo tedesco, una grave minaccia per l'America. Chiaramente, c'era qualcosa di sbagliato nel modo di pensare di molti civili e militari di alto livello dotati di potere decisionale. Questi piani di guerra meritano davvero uno studio approfondito, e non derisoriamente liquidati, se l'America ci terrà mai a comprendere e a controllare i suoi impeti militari.

Per esempio, il War Plan GREEN, per l'invasione del Messico, sembra quasi un'immagine allo specchio dell'attuale piano di invasione dell'Iraq. Ecco qui alcune citazioni dirette prese dal Piano di Guerra Messicano, approvato dal Segretario di Guerra nell'agosto del 1919.

"I giacimenti di petrolio di Tampico e Tuxpan sono importanti non soltanto per il commercio degli Stati Uniti e del mondo, ma per il Messico stesso... I giacimenti incontrano un grande interesse sia da parte degli americani che degli inglesi, ma rischiano di essere gravemente danneggiati dai messicani. È dunque importante che siano immediatamente sequestrati...".

"La prima regola per conquistare una nazione è di distruggere il suo esercito. L'esercito messicano, se mai accettasse la battaglia, lo farà di certo per difendere il cuore del suo paese. E il cuore di questo paese è la località di Città del Messico... Un attacco a Città del Messico non solo porterebbe l'esercito messicano a una battaglia decisiva ma, se avrà successo, permetterà agli Stati Uniti di avere a disposizione tutti i mezzi necessari per riorganizzare e ristabilire il governo".

"Il periodo delle operazioni attive sarà breve, confrontabile a quello delle operazioni di guerriglia. Lo sbandamento iniziale delle truppe [statunitensi] provvisorie è altamente auspicabile. Sarebbe la conferma di quanto è già noto in merito al carattere dei messicani; se ne può ingaggiare un qualunque numero e farli combattere contro chiunque e per chiunque li compensi e dia loro da mangiare regolarmente".

"In più, si potrà instaurare un esercito che non sarà antiamericano e che potrebbe, per molti anni in futuro, esercitare sul governo messicano un'influenza favorevole per gli Stati Uniti".

Ecco altre citazioni dirette che provengono dal War Plan GREEN del 1927:

"Lo scopo militare di questo Piano è l'utilizzo delle forze armate degli Stati Uniti per rovesciare l'attuale governo federale messicano e controllare Città del Messico fino a quando non sarà istituito un governo accettabile per gli Stati Uniti".

"... lo scopo innanzi accennato può essere raggiunto nel modo migliore, impedendo al governo federale di fornirsi da fonti esterne delle munizioni necessarie alla guerra, bloccando ove possibile la ricezione di tutte le loro entrate, e spingerli fuori da Città del Messico così da riuscire ad ottenere il loro rovesciamento. Un'ampia pubblicità che abbia come oggetto le operazioni militari potrebbe inoltre ridurre la resistenza messicana, influenzando il popolo e portarlo a dare fiducia a un nuovo governo federale".

"Gli Stati Uniti dovrebbero dichiarare uno stato di guerra contro il Messico e formare un blocco, in modo da impedire l'ingresso di munizioni e la ricezione delle entrate. Nell'eventualità che si dichiari come non esistente lo stato di guerra, gli assedi si limiteranno alla formazione di "blocchi pacifici" così come autorizzato dal Presidente".

Ora, sostituite la parola "Messico" con la parola "Iraq", cambiate i relativi nomi delle città, e questo piano di guerra potrà essere letto come l'attuale strategia militare americana in Iraq.

In entrambi i piani, l'obiettivo è quello di appropriarsi del petrolio di un'altra nazione.

In entrambi i piani, la priorità fondamentale è quella di proteggere i giacimenti di produzione petrolifera dalle forze di difesa nazionale.

In entrambi i piani, le sanzioni economiche e i blocchi servono a indebolire la nazione prima che gli Stati Uniti procedano con l'invasione.

In entrambi i piani, l'autorizzazione alla guerra da parte del Congresso può essere aggirata da un ordine presidenziale o con la distorsione delle parole.

In entrambi i piani, la propaganda rivendicherà l'invasione come qualcosa di benevolo, intesa a liberare il popolo da un cattivo governo.

In entrambi i piani, la guerra deve essere veloce e facile da vincere, e combattuta contro un esercito nazionale indebolito che si ritrova a difendere un governo eccessivamente centralizzato nella capitale nazionale.

In entrambi i piani, si può notare il disprezzo per le capacità militari e il valore delle forze di difesa nazionale.

In entrambi i piani, gli Stati Uniti hanno l'intenzione di creare un nuovo governo nel paese conquistato che servirà ai loro interessi.

In entrambi i piani, si vuole ingaggiare la milizia armata nazionale in modo da evitare che i soldati rimangano bloccati nel caso di una guerriglia prolungata.

In entrambi i piani, la nazione conquistata pagherà il costo di questa milizia nazionale.

In entrambi i piani, gli Stati Uniti intendono utilizzare la milizia armate per controllare il governo nazionale per molti anni in futuro.

L'attuale piano americano per l'invasione, l'occupazione e il controllo continuativo dell'Iraq non è una novità. È vecchio di circa 100 anni.

Quindi, il nucleo del militarismo americano che sta mettendo in pericolo gli Stati Uniti e ci sta portando alla bancarotta, allo sdegno e al disonore, non rappresenta certo una novità. Le cause fondamentali che hanno portato alla guerra in Iraq non potranno essere rintracciate nel contesto della geopolitica contemporanea, e nemmeno tra le personalità dell'amministrazione Bush, come tanti critici di guerra potrebbero pensare. C'è qualcosa di sbagliato a livello molto più profondo, nella cultura politica americana. La malattia americana del militarismo dura da decenni, generazione su generazione, ed è così radicata nella mentalità che attaccare un'altra nazione sembra ormai una cosa naturale, la spontanea reazione di una scelta.

Infatti, gli Stati Uniti sono il paese meno minacciato di tutto il pianeta. La sua grandezza geografica, demografica ed economica gli offre molta più sicurezza rispetto alla Russia, o all'Olanda, o all'Ungheria, o alla Francia, o alla Finlandia, o all'Iraq, o all'Iran. Questi paesi possono venire facilmente attaccati da vari fronti, e nella storia moderna sono infatti stati attaccati. Questi paesi hanno motivo per nutrire dei timori, ma di fatto sono meno impauriti di quanto lo sia l'America. Di certo è impossibile per delle forze straniere invadere e occupare il territorio americano, pure se gli Stati Uniti disponessero di una difesa minima.

Ma gli americani si sentono minacciati più di chiunque altro sul pianeta. Il budget militare statunitense ora supera quello di tutte le altre nazioni messe assieme. Gli Stati Uniti sono ora l'unica nazione con due dipartimenti della difesa; uno per difendere la loro terra e un altro per... fare che cosa? Per pianificare una "difesa" dell'America fuori dai suoi confini, in altre nazioni? Questa di solito si chiama "aggressione".

La pianificazione potrebbe essere la chiave per dei progetti di marketing militare in America. Potrebbero partire come dei progetti "realpolitik": degli schemi per impossessarsi di risorse economiche, aumentando lo scambio o controllando il petrolio. Ora immaginiamo che altri stiano programmando di fare a noi americani ciò che noi stiamo programmando di fare a loro, una specie di "Golden Rule" all'opposto. Il classico piano da psicopatici. E noi sentiamo la paura. Crediamo di essere realistici e razionali perché i nostri piani e le nostre azioni sono impostate sulla paura che abbiamo immaginato. Normalmente questa si chiama "nevrosi" o "pazzia". Si entra in una specie di giro distorto all'interno dei nostri stessi piani belligeranti, che vengono proiettati su altri, che si pensa abbiano gli stessi piani contro di noi, creando una paura che accresce ulteriormente la nostra ostilità iniziale. E così si entra in un ciclo di belligeranza e paura che aumenta sempre di più; l'una che alimenta l'altra, trasformando l' "aggressione" in "difesa". Ci siamo pure immaginati che i sandinisti nicaraguensi invadessero il Texas. Ci siamo immaginati che il governo socialista di Grenada avrebbe destabilizzato l'emisfero occidentale. Ci siamo immaginati che l'Iraq avrebbe messo delle bombe atomiche nelle metropolitane newyorkesi. Sono tutte assunzioni comiche, magari, ma molti in America non hanno riso. Noi queste nazioni le abbiamo attaccate.

In quella testimonianza del Congresso erroneamente pubblicata nel 1935, dove si parlava della necessità di nuove basi aeree progettate per attaccare il Canada, un esperto americano spiegò che il Canada ha migliaia di laghi, e ognuno di questi laghi può costituire una potenziale base per gli idrovolanti. Questo esperto chiese a un membro del Congresso di provare a figurarsi la visione terribile di un cielo pieno di aerei da pilota per il cabotaggio aereo che discendono dalle foreste canadesi per bombardare Boston e Baltimora:

"... il Creatore ha messo a disposizione innumerevoli basi operative nel raggio d'azione di questo paese, all'interno di aree d'acqua protette, che in Canada sono disponibili in quantità... e da cui tutti i velivoli muniti di pontoni posso intervenire in ogni momento... Non è necessario cercare di fare dei particolari ragionamenti per capire dove andranno a bombardare. Lo sanno già ora che cosa bombarderanno. Sanno dove ogni ferrovia attraversa un fiume. Conoscono l'ubicazione di tutte le raffinerie. Sanno dove si trovano tutte le centrali elettriche. Sanno tutto sui sistemi delle nostre forniture idriche... Ora sono sparsi dappertutto, è molto difficile localizzarle, pure per la nostra l'aviazione militare. Dobbiamo cercarli. Dobbiamo scoprire dove si trovano prima di poterli attaccare".

Nessuno tra coloro che aveva sentito questo discorso rise. Anzi, Wilcox, un membro del Congresso, si complimentò con il relatore, il capitano H. L. George, per avere offerto una "relazione decisamente valida", e Hill, un altro membro, disse: "Capitano, lei ha espresso ciò che per me sono delle argomentazioni molto interessanti, chiare e lucide". Nessuno chiese al capitano George come potesse sapere con tale certezza che il Canada o la Gran Bretagna erano riusciti a localizzare e a prendere di mira i ponti ferroviari, raffinerie di petrolio, centrali elettriche i sistemi idrici statunitensi. Di fatto, furono gli Stati Uniti a localizzare e prendere di mira queste basi in Canada, cosa che faceva parte del War Plan RED. Ci immaginiamo che altri vogliano fare contro di noi ciò che noi stiamo progettando di fare contro di loro. La fantasia che scaturisce dai progetti militari porta alla paraonia.

Poche settimane prima di questa testimonianza, la Commissione aveva inviato una squadra di ricognizione segreta nelle regioni incolte della Baia di Hudson e del Labrador, alla ricerca di idrovolanti canadesi nascosti. Kvale, un membro del Congresso, commentò in questo modo: "tutto ciò che ci interessa è la difesa. Dovrete giustificare la costruzione delle vostre basi come una necessità difensiva, non offensiva"; e il capitano George replicò dicendo che "la miglior difesa contro gli attacchi aerei è l'offensiva diretta verso i luoghi da dove gli attacchi via aerea cominciano". Quindi, anche gli attacchi premeditati non sono una novità. Il comitato venne persuaso, e, il giorno del 6 giugno, la Casa Bianca diede l'approvazione per lo stanziamento necessario alla costruzione delle nuove basi aeree. Il giorno del 10 agosto, il documento acquisì valore legale grazie alla firma del presidente Roosevelt.

Forse la malattia del militarismo americano può essere compresa, diagnosticata e prima o poi magari frenata, o curata. Forse si potrà formare una coalizione di scienziati, disposti a prendere attentamente in esame la storia e la natura sociale e mentale del militarismo americano, e comprendere quanto essa sia radicata nella nostra psiche e nella cultura politica. Una coalizione simile dovrebbe comprendere degli storici, degli psicologi, degli psichiatri, degli strateghi militari e degli antropologi culturali. Considerando il gran numero di persone innocenti che noi americani uccidiamo, mentre agiamo sotto l'effetto delle nostre fantasticherie militarizzate, considerando l'incalcolabile quantità di denaro che sprechiamo costruendo armi e attaccando altri paesi a causa di queste stesse nostre fantasie che ci incutono paura, dovrebbe essere la priorità numero uno cercare di capire cosa sta succedendo, perché ci comportiamo così, e come possiamo smettere di farlo.

La nevrosi collettiva difficilmente si nota, in contesti contemporanei come il nostro. Ci sono pochi punti di riferimento per trovare una normalità che ci permetterebbe di scoprire che le nostre paure sono infondate. Ma in una retrospettiva storica, è facile vedere quanto eravamo nevrotici in questa nostra paranoia proiettata sugli altri, e quanto torto avevamo. I piani di guerra storici degli Stati Uniti offrono un'opportunità quasi unica per addentrarsi nella mente militarizzata americana. Dovremmo darci uno sguardo all'interno e cercare di trarne una lezione.

Floyd Rudmin insegna al Dipartimento di Psicologia all'Università di Troms, in Norvegia. Gli si può scrivere su frudmin@psyk.uit.no

Fonte: http://www.counterpunch.org
Link: http://www.counterpunch.org/rudmin02172006.html

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di RUGGERO ORLANDI

Fonte: comeDonChisciotte.org

14 maggio 2006

L'Opzione salvadoregna

John Pilger

La vera novità, quella che non viene riportata dalla CNN, è che in Irak si pensa di ricorrere all'Opzione Salvadoregna. Si tratta di una campagna di terrore da parte di squadre della morte armate ed addestrate dagli USA. La vera novità, quella che non viene riportata dalla CNN, è che in Irak si pensa di ricorrere all'Opzione Salvadoregna. Si tratta di una campagna di terrore da parte di squadre della morte armate ed addestrate dagli USA.
Gli ascensori dell'Hotel Hilton a New York mostravano la CNN da un piccolo schermo che non potevi evitare di guardare. La notizia principale era l'Irak; affermazioni di "guerra civile" e "violenza settaria" erano ripetute incessantemente. Era come se l'invasione degli USA non ci fosse mai stata e l'uccisione di decine di migliaia di civili da parte degli americani fosse una fiction surreale. Gli iracheni erano arabi insensati, ossessionati dalla religione, dal conflitto etnico e dal bisogno di farsi saltare in aria. In parata sfilavano untuosi pupazzi politici, senza un cenno al fatto che la parata si svolgeva all'interno di una fortezza americana.
Lasciato l'ascensore, il motivo ti seguiva fino alla tua camera, alla palestra dell'albergo, all'aeroporto, e poi ancora al prossimo aeroporto e al prossimo paese. Questo è il potere della propaganda delle corporation americane, la quale, come ha scritto Edward Said in 'Culture and Imperialism', "penetra elettronicamente" con la forza della linea di un partito.
Questa linea di partito è cambiata da qualche giorno. Per quasi tre anni la linea è stata che al-Qaeda era la forza-guida dietro gli "insorti", guidata da Abu Musab al-Zarqawi (*), un giordano assetato di sangue che era stato chiaramente costruito per lo stesso tipo di infamia di cui gode Saddam Hussein. Non importava che al-Zarqawi non fosse mai stato visto vivo e che solo una parte degli "insorti" seguisse al-Qaeda. Per gli americani il ruolo di al-Zarqawi era quello di distrarre l'attenzione da quello cui la maggior parte degli iracheni si oppone: la brutale occupazione anglo-americana del loro paese.
Ora che al-Zarqawi è stato rimpiazzato dalla "violenza settaria" e dalla "guerra civile", la grossa novità sono gli attacchi contro moschee e bazar sciiti da parte dei sunniti. La vera novità, quella che non viene riportata dalla CNN, è che in Irak si pensa di ricorrere all'Opzione Salvadoregna. Si tratta di una campagna di terrore da parte di squadre della morte armate ed addestrate dagli USA, che attaccano sia i sunniti che gli sciiti. Il fine è di suscitare una vera guerra civile e causare la fine dell'Irak, lo scopo originale dell'amministrazione Bush. Il Ministero dell'Interno a Bagdad, controllato dalla CIA, dirige le principali squadre della morte. I loro membri non sono esclusivamente sciiti, come vuole la leggenda. I più brutali sono i Special Police Commandos, guidati da sunniti, ex alti funzionari del partito Ba'ath di Saddam. Questo corpo è stato formato ed addestrato da esperti "anti-insurrezione", compresi veterani delle operazioni terroristiche della CIA in America Centrale negli anni '80, in particolare nel Salvador. Nel suo nuovo libro 'Empire Workshop' (Metropolitan Books), lo storico americano Greg Grandin descrive così l'Opzione Salvadoregna: "Appena in carica, (il presidente) Reagan ci andò pesante con l'America Centrale, lasciando di fatto che i più accesi militaristi dell'amminisìtrazione impostassero ed attuassero la linea politica. Nel Salvador essi investirono più di un milione di dollari al giorno per finanziare una letale campagna anti-insurrezione.... alla fine, gli alleati degli USA in America Centrale durante i due mandati di Reagan uccisero più di 300.000 persone, ne torturarono centinaia di migliaia, e ne fecero andare in esilio milioni."
Anche se l'amministrazione Reagan ha generato gli attuali "Bushite" , o "neo-con", lo schema fu messo a punto ancora prima. In Vietnam squadre della morte addestrate, armate e dirette dalla CIA uccisero fino a 50.000 persone nell'Operazione Phoenix. A metà degli anni '60 in Indonesia funzionari della Cia compilarono le "liste della morte" per l'orgia omicida del generale Suharto durante la sua presa del potere. Dopo l'invasione del 2003, era solo questione di tempo prima che questa venerabile politica fosse messa in atto in Irak.
Secondo lo scrittore investigativo Max Fuller (National Review Online), il dirigente chiave della CIA nelle squadre della morte del Ministero degli Interni "si è affilato i denti in Vietnam prima di spostarsi a dirigere la missione militare in Salvador". Il professor Grandin nomina un altro veterano dell'America Centrale il cui incarico attuale è di "addestrare una spietata forza anti-insurrezione costituita da criminali ex ba'athisti". Un altro, dice Fuller, è ben noto per la sua "produzione di liste della morte". Una milizia segreta guidata dagli americani è il Facility Protection Service, che è stato responsabile di bombardamenti. "Le Special Forces Britanniche ed americane," conclude Fuller, "in collaborazione coi servizi di intelligence (creati dagli USA) presso il Ministero della Difesa, stanno inscenando falsi bombardamenti degli insorti contro gli sciiti."
Il 16 marzo la Reuter ha riportato l'arresto di un "security contractor" nella cui auto sono stati trovati armi ed esplosivi. L'anno scorso due britannici travestiti da arabi sono stati colti con un'auto piena di armi ed esplosivi; le forze britanniche hanno sfondato la prigione di Bassora per liberarli. Il Boston Globe ha scritto di recente: "L'unità anti-terrorismo dell'FBI ha lanciato una vasta investigazione su un giro di furti negli USA, dopo aver scoperto che alcuni dei veicoli utilizzati come auto -bombe in Irak, compresi attacchi mortali contro militari americani e civili iracheni, erano stati probabilmente rubati negli USA, secondo alti funzionari governativi."
Come ho detto, tutto ciò è gia stato messo in atto prima, proprio come la preparazione del pubblico americano ad un atroce attacco all'Iran è simile all'invenzione delle armi di distruzione di massa in Irak. Se quell'attacco verrà, non ci saranno né preavviso, né dichiarazione di guerra, né verità. Imprigionati nell'ascensore dell'Hilton, fissando la CNN, i miei compagni di viaggio sono scusati di se non capiscono il Medio Oriente, o l'America Latina , o nient'altro. Sono isolati. Niente gli viene spiegato. Il Congresso tace. I Democratici sono in fin di vita. Ed i media più liberi al mondo insultano il loro pubblico ogni giorno. Come disse Voltaire: "Coloro che possono farti credere cose assurde, possono farti commettere cose atroci".

(*) U-S spokesman blames al-Zarqawi group for 90 percent of Iraq



fonte: Znet

Serge Latouche: «Produrre di meno per stare meglio»

A colloquio con l’economista francese, ieri a Bologna per presentare agli studenti dell’università il suo ultimo saggio “Come sopravvivere allo sviluppo”. Distruzione della biosfera, salari bassi, primato del mercato, alcuni dei temi toccati
Davide Turrini
Bologna

Bastone sottile che non serve nemmeno da appoggio, viso canuto alla Burt Reynolds, cravatta leopardata sopra una camicia bianca con righine azzurre e viola, Serge Latouche, 66 anni portati meravigliosamente, professore emerito di scienze economiche all’università Paris Sud, esperto di rapporti economici e culturali tra Nord e Sud del mondo, fa la sua comparsa in Italia, a Bologna. La facoltà di Scienze Politiche, materialmente a pochi passi dell’ex dimora del nuovo premier Prodi, è lo sfondo architettonico per l’incontro del professore che prende a prestito il titolo del suo nuovo volume, Come sopravvivere allo sviluppo (Bollati Boringhieri), per argomentare l’utopia del nuovo secolo: la decrescita economica. In un italiano praticamente perfetto, Latouche in quasi un’ora e mezza di incontro con studenti e docenti, formula una sorta di compendio dell’intero percorso teorico-pratico che l’ha portato all’elaborazione di un concetto e di una dottrina socio-politica, avversata con la mente e con il cuore dagli economisti mondiali tutti. Ed è proprio il quesito di partenza, lontano da Giddens come dal socialismo reale e che piuttosto richiama ad una resistenza alla Davide contro Golia, ad essere rivolto immediatamente a Latouche. «Alcuni anni fa, sopravvivere allo sviluppo era un problema che interessava solo il Sud del mondo», spiega il professore francese, «il Nord voleva sviluppare il Sud e occidentalizzarlo, ma altro non era che il proseguimento della colonizzazione con altri mezzi a cui va aggiunta la relativa distruzione delle identità culturali e del tradizionale saper fare. Oggi, invece, tocca a noi occidentali: la distruzione della biosfera, la globalizzazione che altro non è che la mercatizzazione del mondo (e non la globalizzazione del mercato), quel gioco al massacro che porta ad abbassare i salari degli operai del Nord per renderli concorrenziali con quelli cinesi, altro non sono che elementi che compongono, paradossalmente, l’impossibile concetto di sviluppo sostenibile. Mentre io ritengo che l’unica soluzione stia nella società della decrescita economica».

Ma che cos’è esattamente la decrescita economica?

Non è un concetto, non è l’elemento simmetrico della crescita, nemmeno una teoria economica. E’ una parola d’ordine, è uno slogan per gridare un forte “basta” al discorso dell’ideologia economicista. Dobbiamo abbandonare il credo insensato del crescere per crescere che ha come solo obiettivo il profitto per i detentori del capitale. La crescita ha materialmente un limite. Vi faccio un esempio: ad un litro di petrolio corrispondono 5 metri cubi di foresta. A questo ritmo i 12 miliardi di ettari ancora utilizzabili nel giro di ben poco tempo si esauriranno; per non dire che le riserve di petrolio potranno bastare soltanto per altri trent’anni. Allo stesso tempo, però, basta un semplice rallentamento nel tasso di crescita per far cadere la società nello sconforto, con relativo abbandono dello stato assistenziale. Ecco perché suggerisco di uscire da questo circolo vizioso della crescita che è destinata ad esaurirsi molto presto e perché condanno anche tutta la sinistra istituzionale, oramai diventata socialiberista, che non osa uscire dal paradigma tradizionale della società della crescita.

Il problema a questo punto è come attuare i buoni propositi…Questa sorta di ateismo contro la religione dell’economia e dello sviluppismo (straordinario vocabolo italianizzato dal francese, n. d. r.) prende le mosse dallo scollegamento del benessere dalla crescita economica, cioè far crescere il benessere diminuendo progressivamente il pil e drasticamente i costi negativi dei corollari della crescita, o ancor meglio: far decrescere il Ben-Avere statistico per migliorare il Benesssere vissuto. La base di questo percorso sarebbe internalizzare gli effetti esterni, ovvero far pagare alle imprese i costi che fanno sopportare ai clienti, agli operai e alle generazione future: dalle spese per la pubblicità (le spese pubblicitarie con 500 miliardi di dollari all’anno sono al secondo posto dei bilanci mondiali dopo i costo per gli armamenti), ai costi di spostamento di uomini e merci per il commercio che provoca insensato inquinamento.

E dopo questa sorta di umanesimo di fondo da cui partire, quali sono le altre tappe da seguire?

In primo luogo dobbiamo deeconomicizzare il nostro immaginario, che oggi ha assimilato come unici valori della vita il denaro e il guadagno; riconcettualizzare il valore di povertà, un elemento dignitoso che abbiamo trasformato in qualcosa di vergognoso; rilocalizzare le attività produttive e ritrovare la saggezza del senso del luogo e del vivere localmente; ridurre l’orario di lavoro per tutti, creando meno disoccupazione e un cambiamento di valori che ci porta a rivalutare come gli antichi, l’ozio; infine smetterla con l’assistenzialismo delle ong, reintroducendo i valori propri alle popolazioni del Sud del mondo.

Non le sembra di perseguire una sorta di mondo utopico?

Tutti, dai politici agli economisti, sanno del rischio che stiamo correndo. Basta vedere gli effetti di quella che io definisco la pedagogia delle catastrofi (guardate il comportamento degli acquisti nel post “mucca pazza”). E poi abbiamo bisogno di utopia, nel senso forte della parola, perché questi cambiamenti sono assolutamente possibili solo se lo vogliamo. Se, per esempio, prendiamo il treno da Reggio Emilia per Roma e scopriamo dopo la partenza di essere quasi arrivati a Torino, ci fermiamo, scendiamo e prendiamo il treno che porta dalla parte opposta, o no? Ecco, allora credo che la decrescita economica sia una scommessa dove la ragione, assieme alla necessità umana, porterà a democrazie locali ed ecologiche, piuttosto che al suicidio.


fonte: liberazione

13 maggio 2006

padre Alex Zanotelli

"prima che qualcuno mi dica che sono comunista: io sono di parte, sto dalla parte dei poveri"

10 maggio 2006

Punire gli innocenti è un crimine

Jimmy Carter

Il popolo Palestinese innocente è trattato come gli animali, con la presunzione che sono colpevoli di qualche crimine. Perché loro hanno votato per candidati che sono membri di Hamas, il governo degli Stati Uniti ha niiziato ha guidare le force di un apparentemente efficace schema di privazione delle entrate pubbliche generali, accesso al mondo esterno e le necessità della vita.

Irresistibilmente, questi sono insegnanti di scuola, infermieri, lavoratori sociali, poliziotti, famiglie di campagna, negozianti, e i loro impiegati e familiari che stanno soltanto sperando per una vita migliore. Sondaggi dell'opinione pubblica condotti dopo le elezioni parlamentari di Gennaio mostrano che l'80% dei Palestinesi vogliono ancora accordi di pace con Israele basati su road map internazionali sul posto. Sebbene membri del partito Fatah si sono rifiutati di unirsi ad Hamas in una coalizione di governo, circa il 70% dei Palestinesi continuano a supportare il leader di Fatah, mahmoud Abbas, come loro presidente.

E' quasi un miracolo che i Palestinesi siano stati in grado di organizzare le tre elezioni negli ultimi 10 anni, cui tutte sono state oneste, pari, frotemente contestate, senza violenza e con risultati accettati da vincitori e perdenti. Tra le 62 elezioni che sono state monitorate da noi al Carter Center, queste sono tra le migliori nel mostrare il volere della gente.

Una chiara ragione per la sorpresa della vittoria di hamas per i seggi legislativi era che i votanti erano disperati per le prospettive di pace. Con l'accondiscendenza Americana, gli israeliani hanno evitato ogni notevole negoziato di pace per più di cinque anni, a prescindere dall'interlocutore scelto a rappresentare il lato Palestinese.

Il giorno dopo il suo partito ha perso le elezioni, Abbas mi disse che il suo combattivo governo non poteva sostenersi da solo finanziariamente con le loro vite giornaliere ed econoimia così severamente rovinate, e l'accesso dalla Palestina a Israele eal mondo esterno quasi totalmente ristretto. Loro erano già in debito di 900 milioni di dollari e non avevano modo di soddisfare il libro paga per il ese seguente. Le restrizioni aggiuntive imposte sul governo sono state imposte sono una pianificata e deliberata catastrofe per i cittadini dei territori occupati, nella speranza che Hamas si arrenda alla pressione economica.

Con tutte le loro falle, i leader di Hamas hanno continuato ad onorare un temporaneo cessate il fuoco, o hudna, durante i passati 18 mesi, e il loro portavoce mi disse che questo "può essere esteso per due, 10 o persino 50 anni se gli Israeliani faranno altrettanto". Sebbene i leader di Hamas abbiano rifiutato di riconoscere lo stato di Israele finche i loro territori saranno occupati, il Primo Ministro Ismail Haniyeh ha espresso approvazione per negoziati di pace tra Abbs e il Primo Ministro di Israele Ehud Olmert. Egli ha aggiunto che se queste negoziazioni risulteranno in un accordo che può essere accettato dai Palestinesi, allora la posizione di hamas riguardo Israele potrebbe venir cambiata.

Nonostante queste intricate e a lungo termine interrelazioni politiche, è esorbitante per Israele, gli Stati uniti e altre sotto la loro influenza continuare a punire le innocenti e già perseguitate persone della Palestina. Gli Israeliani stanno trattenendo approssimativamente 55 milioni di dollari ogni mese in tasse e dazi doganali che senza, senza discussione, appartengono ai Palestinesi. Sebbene Alcune nazioni Arabe hanno stanziato fondi con propositi umanitari per alleviare la sofferenza umana, il governo degli Stati uniti sta minacciando l'esistenza di ogni banca Giordana o altro che osa trsferire questa assistenza in Palestina.

Non c'è modo di prevedere quello che accadrà in Palestina, ma potrebbe essere una tragedia per la comunità internzionale abbandonare la speranza che una coesistenza pacifica di due stati nella Terra Santa sia possibile. Come l'Egitto e tutte le altre nazioni Arabe prima degli accordi di Camp David del 1978, e la Palestine Liberation Organization prima degli accordi di pace di Oslo del 1993, Hamas ha rifiutato lontano di riconoscere la sovranità dello stato di Israele come legittima, con un diritto a vvivere in pace. Questo è un problema di grande preoccupazione per tutti noi, e la comunità internazionale necessita di esaminare per un'accetabile via d'uscita da queste sabbie mobili. No c'è dubbio che gli Israeliani e i Palestinesi vogliono entrambe una duratura soluzione a due stati, ma privando il popolo Palestinese dei loro basilari diritti umani semplicemente per punire i loro leaders eletti non è la strada che conduce alla pace.

(L'ex-Presidente Jimmy Carter è fondatore del Carter Center, una organizazzione nonprofit che lavora per la pace e il benessere nel mondo)

Punishing the innocent is a crime

traduzione diverticolo

02 maggio 2006

Israele si racconta


David Ben Gurion
Primo Ministro d’Israele, 1949 - 1954, 1955 - 1963

“Noi dobbiamo espellere gli arabi e prenderci i loro posti.”
David Ben Gurion, 1937, Ben Gurion and the Palestine Arabs, Oxford University Press, 1985.

”Dobbiamo usare il terrore, l’assassinio, l’intimidazione, la confisca delle terre e l’eliminazione di ogni servizio sociale per liberare la Galilea dalla sua popolazione araba”.
David Ben-Gurion, Maggio 1948, agli ufficiali dello Stato Maggiore. Da: Ben-Gurion, A Biography, by Michael Ben-Zohar, Delacorte, New York 1978.

“Ci sono stati l’anti-semitismo, i nazisti, Hitler, Auschwitz, ma loro in questo cosa centravano? Essi vedono una sola cosa: siamo venuti e abbiamo rubato il loro paese. Perché dovrebbero accettarlo?”
Riportato da Nahum Goldmann in Le Paraddoxe Juif (The Jewish Paradox), pp. 121-122.

"I villaggi ebraici sono stati costruiti al posto dei villaggi arabi. Voi non li conoscete neanche i nomi di questi villaggi arabi, e io non vi biasimo perché i libri di geografia non esistono più. Non soltanto non esistono i libri, ma neanche i villaggi arabi non ci sono più. Nahlal è sorto al posto di Mahlul, il kibbutz di Gvat al posto di Jibta; il kibbutz Sarid al posto di Huneifis; e Kefar Yehushua al posto di Tal al-Shuman. Non c’è un solo posto costruito in questo paese che non avesse prima una popolazione araba.”
David Ben Gurion, citato in The Jewish Paradox, di Nahum Goldmann, Weidenfeld and Nicolson, 1978, p. 99.

"Tra di noi non possiamo ignorare la verità ... politicamente noi siamo gli aggressori e loro si difendono … Il paese è loro, perché essi lo abitavano, dato che noi siamo voluti venire e stabilirci qui, e dal loro punto di vista gli vogliamo cacciare dal loro paese.”
David Ben Gurion, riportato a pp 91-2 di Fateful Triangle di Chomsky, che apparve in "Zionism and the Palestinians pp 141-2 di Simha Flapan che citava un discorso del 1938.

"Se avessi saputo che era possibile salvare tutti i bambini della Germania trasportandoli in Inghilterra, e soltanto la metà trasferendoli nella terra d’Israele, avrei scelto la seconda soluzione, a noi non interessa soltanto il numero di questi bambini ma il calcolo storico del popolo d’Israele”.
David Ben-Gurion (Citato a pp 855-56 in Ben-Gurion di Shabtai Teveth).


Golda Meir
Primo Ministro d’Israele, 1969 - 1974

"Non esiste una cosa come il popolo palestinese … Non è come se noi siamo venuti e li abbiamo cacciati e preso il oro paese. Essi non esistono.”
Golda Meir, dichiarazione al The Sunday Times, 15 giugno 1969.

"Come possiamo restituire i territori occupati? Non c’è nessuno a cui restituirli.”
Golda Meir, 8 marzo 1969."A tutti quelli che parlano in favore di riportare indietro i rifugiati arabi devo anche dirgli come pensa di prendersi questa responsabilità, se è interessato allo stato d’Israele. E bene che le cose vengano dette chiaramente e liberamente: noi non lasceremo che questo accada.”

Golda Meir, 1961, in un discorso alla Knesset, riportato su Ner, ottobre 1961"Questo paese esiste come il compimento della promessa fatta da Dio stesso. Sarebbe ridicolo chiedere conto della sua legittimità.”
Golda Meir, Le Monde, 15 ottobre 1971


Yitzhak Rabin
Primo Ministro d’Israele, 1974 - 1977, 1992 - 1995

"Uscimmo fuori, Ben-Gurion ci accompagnava. Allon rifece la sua domanda, ‘Che cosa si doveva fare con la popolazione palestinese?’ Ben-Gurion ondeggiò la mano in un gesto che diceva ‘cacciateli fuori!”
Yitzhak Rabin,versione censurata delle memorie di Rabin, pubblicata sul New York Times, 23 ottobre 1979."

[Israele vorrà] creare nel corso dei prossimi 10 o 20 anni le condizioni per attrarre naturalmente e volontariamente una migrazione dei rifugiati dalla striscia di Gaza e dalla Cisgiordania verso la Giordania. Per ottenere questo dobbiamo arrivare ad un accordo con Re Hussein e non con Yasser Arafat."
Yitzhak Rabin (un "Principe di Pace" secondo Clinton), spiega il suo metodo di pulizia etnica dei territori occupati senza sollevare scalpore nel mondo. (Riportato da David Shipler sul The New York Times, 04/04/1983 citando i commenti di Meir Cohen al comitato affari esteri e difesa della Knesset del 16 marzo.)

Menachem Begin
Primo Ministro d’Israele, 1977 – 1983

"[I palestinesi] sono bestie che camminano su due gambe.”
Discorso alla Knesset di Menachem Begin Primo Ministro israeliano, riportato da Amnon Kapeliouk, "Begin and the 'Beasts’," su New Statesman, 25 giugno 1982.

"La divisione della Palestina è illegale. Non sarà mai riconosciuta … Gerusalemme è e sarà per sempre la nostra capitale. Eretz Israel verrà ricostruito per il popolo d’Israele. Tutta quanto. E per sempre.”
Menachem Begin, il giorno dopo il voto all’ONU sulla divisione della Palestina.

Yizhak Shamir
Primo Ministro d’Israele, 1983 - 1984, 1986 - 1992

"I vecchi dirigenti del nostro movimento ci hanno lasciato un chiaro messaggio di prendere Eretz Israel dal mare al fiume Giordano per le future generazioni, per un’aliya di massa (=immigrazione ebraica), e per il popolo ebraico, che tutto quanto sarà radunato in questo paese.”
Dichiarazione dell’ex primo Ministro Yitzhak Shamir al ricordo funebre dei primi dirigenti del Likud, novembre 1990. Servizio locale di Radio Gerusalemme.

"Determinare la terra d’Israele è l’essenza del sionismo. Senza determinazione, noi non realizziamo il sionismo. E’ semplice.”
Yitzhak Shamir,su Maariv, 02/21/1997

"(I palestinesi) saranno schiacciati come cavallette... con le teste sfracellate contro i massi e le mura.” -- Yitzhak Shamir a quel tempo Primo Ministro d’Israele in un discorso ai coloni ebrei, New York Times, 1 aprile 1988
Benjamin Netanyahu
Primo Ministro d’Israele, 1996 - 1999

"Israele avrebbe dovuto approfittare dell’attenzione del mondo sulla repressione delle dimostrazioni in Cina, quando l’attenzione del mondo era focalizzata su quel paese, per portare a termine una massiccia espulsione degli arabi dei territori."
Benyamin Netanyahu, allora vice ministro degli esteri, ex Primo Ministro d’Israele, in un discorso agli studenti della Bar Ilan University, dal giornale israeliano Hotam, 24 novembre 1989.

Ehud Barak
Primo Ministro d’Israele, 1999 - 2001

" I palestinesi sono come coccodrilli, più gli date carne, più ne vogliono”….
Ehud Barak, a quel tempo Primo Ministro d’Israele – 28 agosto 2000. Apparso su Jerusalem Post, 30 agosto, 2000

"Se pensassimo che invece di 200 vittime palestinesi, 2.000 morti metterebbero fine agli scontri in un colpo, dovremmo usare più forza....”
Il Primo Ministro israeliano Ehud Barak, citato dall’Associated Press, 16 novembre 2000.

"Sarei entrato in un’organizzazione terroristica.”
risposta di Ehud Barak a Gideon Levy, giornalista del quotidiano Ha'aretzr, quando chiese a Barak che cosa avrebbe fatto se fosse nato palestinese.

Ariel Sharon
Primo Ministro d’Israele, 2001 – 2006

"E’ dovere dei dirigenti d’Israele spiegare all’opinione pubblica, chiaramente e coraggiosamente, un certo numero di fatti che col tempo sono stati dimenticati. Il primo di questi è che non c’è sionismo, colonizzazione, o Stato Ebraico senza lo sradicamento degli arabi e l’espropriazione delle loro terre.”
Ariel Sharon, Ministro degli esteri d’Israele, parlando ad una riunione di militanti del partito di estrema destra Tsomet, Agenzia France Presse, 15 novembre 1998.

"Tutti devono muoversi, correre e prendere quante più cime di colline (palestinesi) possibile in modo da allargare gli insediamenti (ebraici) perché tutto quello che prenderemo ora sarà nostro... Tutto quello che non prenderemo andrà a loro.”
Ariel Sharon, Ministro degli esteri d’Israele, aprendo un incontro del partito Tsomet Party, Agenzia France Presse, 15 novembre 1998.

“Ogni volta che facciamo qualcosa tu mi dici che l’America farà questo o quello…devo dirti qualcosa molto chiaramente: Non preoccuparti della pressione americana su Israele. Noi , il popolo ebraico, controlliamo l’America, e gli americani lo sanno.”
Ariel Sharon, Primo Ministro d’Israele, 31 ottobre 2001, risposta a Shimon Peres, come riportato in un programma della radio Kol Yisrael.

"Israele può avere il diritto di mettere altri sotto processo, ma certamente nessuno ha il diritto di mettere sotto processo il popolo ebraico e lo Stato d’Israele.”
Ariel Sharon, Primo Ministro d’Israele, 25 marzo 2001 citato dalla BBC News Online.

fonte:
MonaBaker.com




Martin van Creveld

"Noi possediamo diverse centinaia di testate e missili atomici e possiamo lanciarli verso bersagli in tutte le direzioni, forse persino Roma. La maggior parte delle capitali Europee sono bersagli per la nostra aeronatica militare. Mi lasci citare il Generale Moshe Dayan: 'Israele deve essere come un cane pazzo, troppo pericolo per infastidirlo.' [...] Le nostre forze armate, comunque, sono non le tredicesime più forti al mondo, ma piuttosto la seconde o terze. Abbiamo la possibilità di tirarci giù il mondo con noi. E posso assicurarvi che accadrà prima che Israele vada giù."
Martin van Creveld, professore di storia militare all Hebrew University di Gerusalemme, Guardian 21 settembre 2003, The war game




Definiamo Israele
Tratto dal libro: «Storia ebraica e giudaismo: il peso di tre millenni» di Israel Shahak*

Prefazione di Gore Vidal Alla fine degli Anni Cinquanta, quel grande pettegolo e storico dilettante che era John F. Kennedy mi disse che nel 1948 Harry Truman, proprio quando si presentò candidato alle elezioni presidenziali, era stato praticamente abbandonato da tutti.. Fu allora che un sionista americano andò a trovarlo sul treno elettorale e gli consegnò una valigetta con due milioni di dollari in contanti. Ecco perché gli Stati Uniti riconobbero immediatamente lo Stato d’Israele. (…)Purtroppo, quell’affrettato riconoscimento dello Stato d’Israele ha prodotto quarantacinque anni di confusione e di massacri oltre alla distruzione di quello che i compagni di strada sionisti credevano sarebbe diventato uno stato pluralistico, patria dei musulmani, dei cristiani e degli ebrei nati in Palestina e degli immigrati europei e americani, compreso chi era convinto che il grande agente immobiliare celeste avesse dato loro, per l’eternità, il possesso delle terre della Giudea e della Samaria.(…)
Capitolo I Se non si mette in discussione il prevalente atteggiamento ebraico nei confronti dei non ebrei, non è dato capire neppure il concetto stesso di «stato israeliano» (Jewish State), come Israele preferisce definirsi. La generalizzata mistificazione che, senza considerare il regime apartheid dei territori occupati, definisce Israele come una vera democrazia, nasce dal rifiuto di vedere cosa significa per i non ebrei lo «stato israeliano». Sono convinto che Israele in quanto Jewish State è un pericolo non solo per se stesso e per i suoi abitanti, ma per tutti gli ebrei e per gli altri popoli e stati del Medio Oriente e anche altrove. Sono altresì convinto che altri stati o entità politiche del Medio Oriente che si proclamano «arabi» o «musulmani», definizioni analoghe a quella di «stato israeliano», rappresentano anch'essi un pericolo. Comunque mentre di quest'ultimo pericolo tutti ne parlano, quello implicito nel carattere ebraico dello Stato d'Israele è sempre taciuto e ignorato. Fin dalla sua fondazione, il concetto che il nuovo Stato d'Israele era uno «stato israeliano» fu ribadito da tutta la classe politica e inculcato nella popolazione con ogni mezzo.
Nel 1985, quando una piccola minoranza di ebrei cittadini d'Israele contestò questo concetto, il Knesset, approvò a stragrande maggioranza una legge costituzionale che annulla tutte le altre leggi che non possono esser revocate se non con procedura eccezionale. Si stabilì che i partiti che si oppongono al principio dello «stato israeliano», o propongono di modificarlo per via democratica, non possono presentare candidati da eleggere al Parlamento, il Knesset. Personalmente, io mi sono sempre opposto a questo principio costituzionale e quindi, in uno stato di cui sono cittadino, non posso appartenere a un partito di cui condivido il programma a cui è vietato eleggere i suoi, rappresentanti al Knesset.
Basterebbe questo esempio per dimostrare che Israele non è una democrazia, visto che si fonda sull'ideologia israeliana ad esclusione non solo di tutti i non ebrei ma anche di noi ebrei, cittadini d'Israele, che non siamo disposti a condividerlo. Comunque il pericolo rappresentato da questa ideologia dominante non si limita agli affari interni, ma permea di sé tutta la politica estera d'Israele. E tale pericolo sarà sempre maggiore via via che il carattere israelitico d'Israele si accentuerà sempre più e crescerà il suo potere, particolarmente quello nucleare. Un'altra ragione per preoccuparsi è l'aumentata influenza d'Israele sulla classe politica degli Stati Uniti e per questi motivi oggi non è solo importante ma, addirittura politicamente vitale, documentare gli sviluppi del giudaismo e specialmente il modo di trattare i non ebrei da parte d'Israele.Consideriamo la definizione ufficiale del termine «israeliano», che chiarisce la differenza di fondo tra Israele come «stato israeliano» e la maggioranza degli altri stati. Dunque, secondo la definizione ufficiale, Israele «appartiene» solo a quelle persone che le autorità israeliane definiscono appunto «israeliane», indipendentemente da dove vivono. Al contrario, Israele non «appartiene» giuridicamente ai suoi cittadini non ebrei, la cui condizione è ufficialmente considerata inferiore.
In realtà, questo vuol dire che se i membri di una tribù peruviana si convertono al giudaismo e così sono definiti e considerati, come ebrei hanno immediatamente diritto alla cittadinanza israeliana e a sistemarsi in circa il 70% delle terre occupate del West Bank, e nel 92% dell'area vera e propria d'Israele, destinate all'uso dei cittadini ebrei. A tutti i non ebrei, e quindi non soltanto ai palestinesi, è proibito usufruire di queste terre, e il divieto riguarda persino i cittadini arabi d'Israele che hanno combattuto nell'esercito israeliano e raggiunto anche gradi assai elevati. Alcuni anni fa, scoppiò il caso dei peruviani convertiti al giudaismo. Ad essi furono assegnate terre nel West Bank vicino a Nablus, zona da cui sono esclusi i non ebrei. Tutti i governi d'Israele sono stati e sono pronti ad affrontare qualsiasi rischio politico, tra cui la guerra, perché gli insediamenti del West Bank restino sotto la giurisdizione «israeliana» come è affermato continuamente nei media, che sanno perfettamente di diffondere una menzogna, decisiva a coprire l'ambiguità discriminatoria dei termini «ebreo» e «israeliano».
Sono sicuro che gli ebrei americani o britannici accuserebbero subito di antisemitismo i governi degli Stati Uniti, o dell'Inghilterra, se questi decidessero di definirsi «stati cristiani», cioè stati che «appartengono» solo a cittadini definiti ufficialmente «cristiani». Conseguenza di una simile dottrina sarebbe che, solo se si convertissero al cristianesimo, gli ebrei diventerebbero cittadini a pieno diritto e, non dimentichiamolo mai, proprio gli ebrei, forti dell'esperienza di tutta la loro storia, sanno quanto grandi fossero i benefici per chi si convertiva al cristianesimo.
In passato, quando gli stati cristiani, e islamici, discriminavano quelle persone, compresi gli ebrei, che non seguivano la religione dello stato, bastava convertirsi per essere accettati come tutti gli altri. La discriminazione che lo Stato d'Israele sanziona nei confronti di tutti i non ebrei cessa nel momento in cui quelle persone si convertono al giudaismo, e sono riconosciute come tali. Ciò vuol dire che lo stesso genere di esclusivismo che gli ebrei della diaspora denunciano come antisemitismo è fatto proprio dalla maggioranza di tutti gli ebrei, come principio ebraico. Chi, tra di noi, si oppone sia all'antisemitismo che allo sciovinismo ebraico è accusato di essere affetto dall'odio di sé, concetto che ritengo assolutamente privo di senso.§Nel contesto della politica israeliana il significato del termine «ebraico» (Jewish) e dei suoi derivati ha la stessa importanza del termine «islamico» così com'è ufficialmente usato in Iran o anche del termine «comunista» com'era stato ufficializzato nell'URSS. Comunque, il significato di Jewish non è chiaro né nella lingua ebraica né nella traduzione in altre lingue, per cui il termine ha dovuto esser definito ufficialmente.
Secondo la legge dello Stato d'Israele è da considerarsi «ebreo» chi ha avuto una madre, una nonna, una bisnonna e una trisavola ebrea, di religione ebraica, oppure perché si è convertito al giudaismo da un'altra religione, secondo i criteri riconosciuti e accettati come legittimi dalle autorità d'Israele. Chi si sia convertito dal giudaismo a un'altra religione non è più considerato «ebreo». La prima di queste tre condizioni non è altro che la definizione talmudica di «chi è ebreo», fondamento di tutta la tradizione ortodossa ebraica. Anche il Talmud e la legge rabbinica post-talmudica riconoscono la conversione di un non ebreo al giudaismo, come pure l'acquisto di uno schiavo non ebreo da parte di un ebreo cui segue una forma diversa di conversione, come un modo per diventare ebreo, purché la conversione sia avallata da rabbini autorevoli e autorizzati e si svolga secondo modalità per essi accettabili. Per quanto riguarda le donne, una di queste «modalità accettabile» è il rito del «bagno di purificazione», durante il quale tre rabbini ispezionano accuratamente la donna nuda.
La cosa è ben nota ai lettori delle pubblicazioni in lingua ebraica ma i media in inglese non ne parlano, anche se sicuramente susciterebbe un certo interesse. Mi auguro che questo mio libro, le cui fonti sono tutte in lingua ebraica, possa essere utile a correggere il divario tra l'informazione che viene data in lingua ebraica e quella che è tradotta in inglese e destinata all'esterno d'Israele.Ufficialmente, lo Stato d'Israele ha una legislazione discriminatoria nei confronti dei non ebrei, che favorisce esclusivamente gli ebrei in molti aspetti della vita come, tra i più importanti, il diritto di residenza, il diritto al lavoro e il diritto all'eguaglianza di fronte alla legge.
Per quanto riguarda la discriminazione del diritto di residenza, si fonda sul fatto che, in Israele, il 92% della terra è proprietà dello Stato ed è amministrato dalla Israel Land Authority secondo i criteri del Jewish National Fund (JNF), affiliato all'Organizzazione Sionista Mondiale (World Zionist Organization). Sono regole fondamentali del JNF la proibizione a chi non è «ebreo» di stabilire la propria residenza, di esercitare attività commerciali, di rivendicare il proprio diritto al lavoro e questo soltanto perché non è ebreo. Al contrario, agli ebrei non è in nessun caso proibito stabilire la propria residenza o aprire attività commerciali in qualsiasi località d'Israele. Se discriminazioni simili fossero imposte in altri stati agli ebrei, si parlerebbe subito, e a ragione, di antisemitismo e ci sarebbero massicce proteste. Quando invece quelle discriminazioni sono normalmente applicate come logica conseguenza della cosiddetta «ideologia ebraica», sono volutamente ignorate o, le rare volte che se ne parla, giustificate. Secondo le regole del JNF, ai non ebrei si proibisce ufficialmente di lavorare le terre amministrate dalla Israel Land Authority. E' vero che queste regole non sono sempre applicate né globalmente imposte, però esistono e vengono tirate fuori tutte le volte che servono. Di tanto in tanto Israele ne impone l'applicazione, come quando, per esempio, il Ministero dell'Agricoltura si scaglia contro la pestilenza di permettere che negli orti che appartengono a ebrei sulla National Land, la terra dello Stato d'Israele, la raccolta sia affidata a coltivatori arabi, anche se questi sono cittadini d'Israele. E severamente proibito agli ebrei insediati sulla National Land subaffittare anche una parte delle loro terre agli arabi, persino per tempi brevissimi e chi lo fa incorre in pesantissime multe. Al contrario, non c'è nessuna proibizione se si tratta di non ebrei che affittano le loro terre ad altri ebrei. Nel mio caso, per esempio, io che sono ebreo ho il diritto di affittare un orto per il tempo della raccolta ad un altro ebreo, ma a un non ebreo, sia esso cittadino d'Israele o residente non naturalizzato, non è consentito. Israele è uno stato fondato sull'apartheid. Questo è il principio primo di tutto il suo sistema legale, oltre che la dimensione evidente e verificabile ad ogni livello sociale, residenziale, del viver quotidiano. Tuttavia, la maggior parte delle leggi approvate dal Knesset, il parlamento israeliano, non sembrano discriminatorie, almeno nella forma. Se si analizzano con un po' di attenzione, si vede subito che, alla base dì tutte c'è la discriminazione tra «ebrei» e «non ebrei».
La Legge dell'Ingresso del 1952 aveva apparentemente la funzione di regolare l'accesso al paese ma, senza specificare tra «ebrei» e «non ebrei», recitava che «chi non è in possesso di un visto o di un certificato d'immigrazione sarà immediatamente deportato e non potrà più chiedere il rilascio dei visto». La definizione di chi ha le qualifiche per ottenere il visto d'immigrazione si trova nella parallela Legge del Ritorno: solo «gli ebrei».Infatti, la clausola della deportazione degli «stranieri» è applicabile solo ai «non ebrei». Il Ministero dell'Interno non ha l'autorità d'impedire a un ebreo, anche se ha precedenti penali e può costituire un pericolo per la società, di esercitare il suo diritto a stabilirsi in Israele. Solo un cittadino straniero non ebreo ha bisogno del permesso, ma agli ebrei che giungono da altre nazioni vengono subito concessi tutti i diritti e i privilegi previsti per i cittadini d'Israele: il «certificato d'immigrazione» conferisce automaticamente la cittadinanza, il diritto di votare e di essere eletti anche se non conoscono una sola parola di ebraico. Il «certificato d'immigrazione» dà diritto immediato alla «cittadinanza» in virtù del ritorno nella «terra madre d'Israele» e a molti benefici finanziari che variano a seconda della nazione da cui provengono gli «ebrei». Per esempio, quelli che provengono dall'ex URSS ricevono subito una «gratifica complessiva» di $ 20.000 per famiglia.Agli stranieri, cioè ai «non ebrei», può essere revocata la residenza anche se hanno vissuto in Israele anni ed anni, mentre nessuno può espellere gli indesiderabili se ebrei, com'è stato in moltissimi casi di trafficanti e comuni malfattori che sono persino riusciti a farsi eleggere nel Knesset. E ciò grazie alle leggi sulla cittadinanza del 1952 che, senza mai menzionare «ebrei» e «non ebrei», sono il fondamento primo dell'apartheid, insieme alle leggi sull'istruzione pubblica, alle norme della Israel Land Authority, che garantiscono la segregazione delle terre e le leggi matrimoniali religiose che sono mantenute separate dal codice matrimoniale civile.I «non ebrei» debbono risiedere molti anni in Israele prima di ottenere la cittadinanza, possono essere espulsi dall'oggi al domani e debbono ufficialmente rinunciare alla loro cittadinanza originaria. Per esempio, i cosiddetti «diritti dei residenti che rientrano in patria» (doganali, sussidi per le abitazioni e l'istruzione) valgono solo per gli «ebrei», gli yored. La discriminazione più plateale è quella che appare nei documenti d'identità che tutti sono tenuti a portare con sé e ad esibire in qualsiasi momento. Sotto la dicitura «nazionalità» figurano le seguenti categorie: «ebreo», «arabo», «druso», «circasso», «samarita», «caraita» o «straniero». Dal documento d'identità i funzionari dello stato sanno subito a quale categoria appartiene la persona. Malgrado innumerevoli pressioni, il Ministero dell'Interno si è sempre rifiutato di accettare la dicitura «nazionalità israeliana». A quelli che l'hanno richiesta, viene risposto su carta intestata «Stato d'Israele» che «si è deciso di non riconoscere una nazionalità israeliana», mentre si ricorda che si ha il diritto a lasciare in bianco la voce «nazionalità», previa richiesta al ministero di competenza. Nella lettera non si specifica chi ha preso tale decisione né quando.La legge sulla coscrizione militare del 1986 non sembra discriminatoria perché usa l'espressione «giovani di leva arruolati» come termine universale e riferibile a tutti i cittadini d'Israele. In realtà contiene un semplice marchingegno che ne fa una delle leggi più discriminatorie, un vero e proprio pilastro dell'apartheid: è la figura dell'enumerator, autorizzato a chiamare i giovani ad iscriversi nelle liste di leva, a convocarli al distretto con uno specifico richiamo alle armi. Nella legge si fa uso del termine «autorizzato», il che implicitamente lascia all'enumerator la facoltà di chiamare, o di non chiamare alle armi, i giovani in età di leva. Quelli che non ricevono la chiamata sono automaticamente esentati dal servizio militare. E’ semplicissimo: quelli che dai documenti d’identità risultano appartenenti al «settore arabo» non vengono chiamati.

* Israel Shahak: Dopo alcuni anni nel campo di concentramento nazista di Belsen, nel 1945 si stabilì in Israele, dove si laureò in Chimica. Ha prestato servizio nell’esercito israeliano e dopo una carriera come docente universitario è morto qualche anno fa.

fonte:
Definiamo lo Stato di Israele





Due pesi due misure: riconoscere il terrorismo dello Stato d'Israele

di Paolo Barnard (giornalista di Report, Rai3), tratto da
http://www.peacelink.it

Si tratta di una cronologia che dimostra come il Terrorismo sia stato da sempre uno strumento proprio sia dei sionisti che dello Stato di Israele, e dunque non una prerogativa esclusivamente palestinese e/o islamica.Come sapete, oggi la "narrativa" ufficiale sul Medioriente non riconosce questa verità storica, e solo ai palestinesi viene ufficialmente chiesto di fermare il Terrorismo. Noi tutti sappiamo quanto questo sia non solo ingiusto, ma anche controproducente per ogni speranza di pace. Non ci sarà pace senza verità. Purtroppo però tanti di noi, dai giovani attivisti ai semplici cittadini di buon senso, non sono in grado di sostenere queste tesi con argomentazioni inoppugnabili o senza timore di essere accusati di faziosità o, peggio, di antisemitismo.Il mio documento offre uno STRUMENTO accessibile a tutti per poter sostenere e divulgare senza timore di smentite ciò che sappiamo essere più vicino alla verità e soprattutto più utile alla pace. Si badi bene, il documento non pretende di avere valore storiografico. Non e' scritto per l'esperto. E' scritto per le persone comuni, e si basa su fonti al di sopra delle parti: l'ONU e Amnesty International principalmente. Queste fonti sono la sua forza.Ve lo offro sperando che lo divulghiate il più possibile, perché quella "narrativa" distorta sul Terrorismo in Palestina sta causando tragedie all'infinito. Dobbiamo rettificarla, assolutamente, come primo passo per la pace.Nell'introduzione troverete maggiori dettagli.GraziePaolo Barnard, giornalista di Report, RAI3.

Introduzione.

In Medioriente dilaga il fenomeno del Terrorismo. A noi e' particolarmente noto il Terrorismo palestinese e/o islamico, ma c'e' anche il Terrorismo israeliano. Il primo e' internazionalmente riconosciuto, il secondo no. E qui sta il problema.Prima di continuare e per sgombrare il campo da possibili equivoci, ribadiamo con decisione che non v'e' dubbio che per decenni alcuni gruppi palestinesi si siano macchiati, e ancora oggi si macchino, di orrendi crimini terroristici che non trovano alcuna giustificazione politica ne' morale. La condanna di questi crimini, che storicamente colpiscono soprattutto lo Stato di Israele, deve essere assoluta.Eppure, rimane il fatto che in occidente si fatica ad ammettere che Israele ha praticato e pratica il terrorismo. Taluni rigettano questa nozione radicalmente, anche se la Storia lo dimostra in maniera incontrovertibile.Ciò ha dato origine a una impostazione ideologica errata e catastrofica nelle sue conseguenze, a causa della quale ogni approccio internazionale al conflitto israelo-palestinese viene fatalmente viziato da un sistema di "due pesi due misure": solo ai palestinesi viene formalmente chiesto di abbandonare le pratiche terroristiche, a Israele mai. Questo produce continui fallimenti.Tale pregiudizio trova appoggio in vaste fasce delle opinioni pubbliche occidentali. Infatti, alle parole "Terrorismo mediorientale" noi associamo d'istinto i volti dei guerriglieri palestinesi, libanesi o iraniani, ovvero del fanatismo islamico armato; ma non ci viene altrettanto spontaneo associarvi i volti dei soldati d'Israele, o quelli dei loro leader politici. Questo e' potuto accadere perché l'Occidente ha intenzionalmente alterato la "narrativa" del conflitto israelo-palestinese, per tutelare i propri interessi nell'area. Lo dimostra lo stesso linguaggio mediatico internazionale: da anni in tv o sulle prime pagine dei giornali gli attacchi palestinesi contro i civili israeliani sono sempre definiti (a ragione) "terroristici", ma quelli altrettanto terrorizzanti delle Forze di Difesa Israeliane contro i civili palestinesi sono sovente chiamati "di autodifesa"; le azioni dei kamikaze di Hamas sono "massacri", mentre le centinaia di omicidi extragiudiziali commessi dai Servizi Segreti israeliani vengono definiti "esecuzioni capitali mirate", e così all'infinito (Chomsky-Fisk-Said et al.).Tutto ciò ci ha lentamente resi incapaci di riconoscere l'esistenza del Terrorismo di matrice israeliana, assieme alle atrocità che causa e che ha causato.E' imperativo rettificare questo pregiudizio, iniziando dalla accettazione, da parte della comunità internazionale impegnata nel processo di pace, della verità storica. Questo significa che mentre giustamente condanniamo il Terrorismo palestinese, dobbiamo abbandonare il nostro rifiuto di riconoscere e di censurare il Terrorismo di Israele.Se ciò non accadrà, non vi è speranza di pace in Medioriente.A prova di quanto affermato sopra, sono di seguito elencati alcuni fra i peggiori atti di Terrorismo commessi in Medioriente dalla comunità sionista prima e da Israele o da israeliani poi, con una scrupolosa bibliografia. Le fonti sono principalmente i documenti dell'ONU e di Amnesty International; questo perché siamo consapevoli che nell'esporre un tema tanto controverso ci si deve affidare a fonti assolutamente e storicamente al di sopra delle parti. Abbiamo di proposito scartato ogni fonte che potesse anche vagamente essere accusata di partigianeria, e per tale motivo siamo stati costretti a non includere in questo documento centinaia di "atti di Terrorismo israeliani" riportati nella letteratura sul Medioriente.Lo ribadiamo: questo lavoro non e' un atto di accusa contro Israele fine a sé stesso, perché se così fosse sarebbe un esercizio sterile. Esso vuole aiutare il pubblico a rettificare quella "narrativa" distorta che basandosi su "due pesi due misure" condanna il Medioriente a una violenza senza fine. Ai lettori il giudizio.

SINTESI STORICA ESSENZIALE PER LA COMPRENSIONE DEL DOCUMENTO.

Al declino dell'impero Ottomano, a partire dal 1880, gruppi di ebrei europei emigrarono in Palestina dove stabilirono alcune colonie. Fondarono il movimento Sionista, da cui presero il nome di sionisti.Nel 1914, gli immigranti sionisti in Palestina erano 85.000, gli arabi musulmani e cristiani erano 500.000, ai quali si aggiungevano gli ebrei cosiddetti Ottomani (già presenti da tempo in Palestina e perfettamente integrati).Nel 1916 le potenze europee siglarono l'accordo di Sikes-Picot: si trattava del piano alleato per dividere l'impero Ottomano (in disfacimento). Gli inglesi di fatto divennero la potenza coloniale in Palestina.Nel 1921 cominciarono gli scontri fra arabi ed ebrei (a Jaffa 200 morti ebrei e 120 morti arabi).Nel 1922 l'Inghilterra ricevette dalla Lega delle Nazioni il Mandato per la Palestina.I rapporti fra arabi e sionisti si deteriorano, e nel frattempo le tensioni vengono peggiorate dalla ulteriore ondata di immigrazione di ebrei che fuggono dalla furia genocida di Hitler.Cominciano le proposte inglesi di formazione di 2 Stati separati. Esse scontentano sia gli arabi che i sionisti, e le violenze nel frattempo aumentano. E' a questo punto che i sionisti si organizzano in gruppi di guerriglia.Nel 1947 gli Inglesi rinunciano al Mandato e passano la palla all'ONU.Nel Maggio 1948 gli Stati arabi mandano truppe in aiuto ai palestinesi. Ma già le truppe ebraiche avevano conquistato grandi fette di territorio designato dall'ONU come Arabo, provocando la fuga di 300.000 rifugiati palestinesi. Lo Stato d'Israele viene proclamato il 14 maggio 1948. La guerra continua, e all' inizio del 1949 Israele vince conquistando il 73% della Palestina. I rifugiati palestinesi sono ora 725.000.Ai palestinesi, alla fine della guerra, rimane Gaza e la Cisgiordania. Nel 1956, Israele attacca l'Egitto conquistando Gaza e il Sinai, ma gli USA li convincono a ritirasi un anno dopo.Nel 1964 gli Stati arabi creano l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP).Nel Maggio 1967 il presidente egiziano Nasser stringe un patto di difesa con la Giordania. Ma Israele non aspetta, e nel Giugno 1967 attacca l'Egitto. E' la nota Guerra dei 6 Giorni. In un baleno Israele occupa il Sinai, Gaza, la Cisgiordania, parte del Golan siriano e Gerusalemme Est.Nel Novembre 1967 il Consiglio di Sicurezza dell'ONU condanna la conquista dei territori da parte di Israele con la risoluzione 242, che specificamente chiede il ritiro israeliano dai territori occupati nella Guerra dei 6 Giorni.1973, attacco egiziano e siriano a sorpresa contro Israele (guerra del Kippur). Israele e' in seria difficoltà, e solo grazie a un massiccio aiuto militare americano si riprende e addirittura avanza nel Golan.La base della guerriglia dell'OLP si sposta nel Libano del sud. Nel 1978 Israele invade il sud del Libano. Di nuovo il Consiglio di Sicurezza dell'ONU condanna l'invasione con la risoluzione 425, e tenta di separare i belligeranti con un contingente di caschi blu (UNIFIL).Nel Settembre 1978 il presidente egiziano Sadat va a Camp David negli USA, dove firma i famosi accordi con Israele. Israele in cambio si ritira dal Sinai. Sadat firma a Washington il 26 marzo 1979 la pace con Israele, primo Stato arabo a farlo. Nel 1982 Israele reinvade il Libano, e arriva fino a Beirut. Gli USA mediano nella fuga da Beirut dell'OLP e di Arafat, ma nessuno protegge i civili palestinesi: strage nel campo profughi di Sabra e Chatila. Israele si ritirerà dal Libano (esclusa una fascia al sud) nel 1985. Dicembre 1987. Nei territori occupati il pugno di ferro di Israele trova ora un fronte unito, e i giovani palestinesi si lanciano nell'Intifada (sollevazione).Nel 1988 Arafat rinuncia ufficialmente al Terrorismo e accetta la risoluzione 242, implicitamente riconoscendo l'esistenza di Israele. 1993: a Oslo si svolgono colloqui segreti fra l'OLP e il laborista israeliano Shimon Perez con mediazione norvegese di Joan Jorgen Holst.Il 9 Settembre 1993 Arafat firma la lettera di riconoscimento dello Stato di Israele, e Israele il 10 Settembre riconosce l'OLP come il legittimo rappresentante dei palestinesi.Lunedì 13 Settembre 1993 Arafat e Rabin a Washington firmano una Dichiarazione di Principi, che comprende il mutuo riconoscimento di Israele e dell'OLP, il ritiro israeliano da Gaza e da Jerico, e un non meglio specificato ritiro israeliano da alcune aree della Cisgiordania entro 5 anni (accordi di "Oslo"). A partire dal 1999 il premier israeliano Barak concede ad Arafat alcuni territori in più, e a metà del 2000 l'Autorità Palestinese si trova a controllare il 40% della Cisgiordania e il 65% di Gaza. Ma stiamo parlando di pezzetti di territorio palestinese scollegati e interamente circondati da insediamenti ebraici, e controllati giorno e notte da cordoni di militari israeliani.Nel luglio del 2000 il presidente americano Clinton convince Arafat e il premier israeliano Barak ad andare a Camp David (USA) per finalizzare gli accordi di Oslo. L'incontro naufraga in un nulla di fatto.28 Settembre 2000. Ariel Sharon, leader dell'opposizione israeliana, sfila a piedi presso la moschea di Al Aqsa a Gerusalemme, che è uno dei luoghi più sacri della religione musulmana. Questo viene visto come un oltraggio imperdonabile, e i palestinesi si lanciano nella seconda Intifada. Nel febbraio 2001 il laborista Barak perde le elezioni e diviene premier Ariel Sharon del partito Likud.

IL TERRORISMO SIONISTA:
La prima fase dal 1942 al 1947, prima della nascita dello Stato di Israele.

* I testi virgolettati sono traduzioni di documenti originali. Le spiegazioni del redattore sono in corsivo.1942.
"Durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale anche la comunità sionista (in Palestina) adottò metodi violenti di lotta. L'uso del Terrorismo da parte loro e' descritto in un documento ufficiale del governo britannico di allora": 'Nel 1942 un piccolo gruppo di estremisti sionisti, guidati da Abraham Stern, si fece notare per una serie di omicidi e di rapine politicamente motivati" (1)
***
1944."Il Ministro inglese per il Medioriente, Lord Moyne, viene assassinato da due membri del gruppo Stern, al Cairo. Sempre nello stesso anno il gruppo fuorilegge sionista Irgun Tzeva'i Leumi distrugge numerose proprietà del governo britannico. Le azioni terroristiche dei gruppi Stern e Irgun sono state condannate dallo stesso portavoce della Comunità Ebraica". (1)
***
1946."Il 22/7/1946, la campagna condotta delle organizzazioni terroristiche (sioniste) raggiunse nuovi livelli, con una esplosione che distrusse un'ala dell'hotel King David di Gerusalemme, che conteneva gli uffici della Segreteria del governo e il quartier generale britannico, uccidendo 86 impiegati, arabi ebrei e inglesi, e 5 passanti". (1)
***
1946."Altre attività terroristiche (sioniste) includono: il rapimento di un giudice inglese e di alcuni ufficiali, e l'attentato dinamitardo a un Club di Ufficiali inglesi a Gerusalemme con grave perdita di vite umane". (1)
***
"Menachem Begin (futuro premier israeliano) fu definito dagli inglesi un "leader terrorista" per aver fatto esplodere l'hotel King David a Gerusalemme, che a quel tempo venne considerato uno dei peggiori atti terroristici del secolo." (1bis)
***
Un altro documento ufficiale britannico del 1946 dichiara:"Il Governo di Sua Maestà britannica e' arrivato alle seguenti conclusioni: che il gruppo (sionista) Haganah e il suo associato Palmach lavorano sotto il controllo politico dei membri della Agenzia Ebraica; e che essi sono responsabili di sabotaggi e di violenze..." (2)
***
"Questa campagna terroristica contro gli arabi palestinesi e contro gli inglesi raggiunse tali proporzioni che Churchill, un forte sostenitore dei sionisti e a quel tempo Primo Ministro inglese, dichiarò alla Camera dei Comuni: "Se i nostri sogni per il sionismo devono finire nel fumo delle pistole degli assassini e se i nostri sforzi per il futuro del sionismo devono produrre un nuovo gruppo di delinquenti degni della Germania nazista, molti come me dovranno riconsiderare le posizioni tenute così a lungo". (3)

ALCUNI COMMENTI STORICI SU QUESTO PERIODO.

"Il grande umanista sionista Ahad Ha'am lanciò un allarme contro la violazione dei diritti dei palestinesi (da parte dei sionisti): 'E cosa sta facendo la nostra gente in Palestina? Erano servi nelle terre della Diaspora e d'improvviso si trovano con una libertà senza limiti, e questo cambiamento ha risvegliato in loro un'inclinazione al despotismo. Essi trattano gli arabi con ostilità e crudeltà, gli negano i diritti, li offendono senza motivo, e persino si vantano di questi atti. E nessuno fra di noi si oppone a queste tendenze ignobili e pericolose" (4)
***
Dichiarazione di Lord Sydenham alla Camera dei Lord di Londra sul Mandato britannico in Palestina (1922):"Il danno prodotto dall'aver riversato una popolazione aliena (i sionisti immigrati in Palestina) su una terra araba forse non si riparerà mai più...Ciò che abbiamo fatto, facendo concessioni non agli ebrei ma ad un gruppo di estremisti sionisti, è stato di aprire una ferita in Medioriente, e nessuno può predire quanto essa si allargherà". (5)
***
Dichiarazione della Commissione Shaw del governo inglese, a proposito delle violenze fra arabi e sionisti nel 1929:"...prima della Grande Guerra (1915-18) gli arabi e gli ebrei vivevano fianco a fianco, se non in amicizia, almeno con tolleranza... negli 80 anni precedenti (alla Grande Guerra) non ci sono memorie di scontri violenti (come quelli iniziati nel 1920)." (6)
***
"L'espansione territoriale (sionista) attraverso l'uso della forza produsse un grande esodo di rifugiati (palestinesi) dalle zone degli scontri. I palestinesi sostengono che questa era un politica precisa che mirava all'espulsione degli arabi per far posto agli immigrati (sionisti) e citano, fra le altre, le dichiarazioni del leader sionista Theodor Herzl":"Tenteremo di sospingere la popolazione (palestinese) in miseria oltre le frontiere procurandogli impieghi nelle nazioni di transito, mentre gli negheremo qualsiasi lavoro sulla nostra terra... Sia il processo di espropriazione che l'espulsione dei poveri (palestinesi) devono essere condotti con discrezione e con attenzione..." (7)
***
Da un documento delle Nazioni Unite:"La comunità ebraica della Palestina ancora si rifiuta pubblicamente di aiutare l'Amministrazione (ONU) a reprimere il Terrorismo (sionista), e cita come ragione il fatto che le politiche dell'Amministrazione sarebbero contrarie agli interessi ebraici." (8)

IL TERRORISMO SIONISTA-ISRAELIANO:
La seconda fase, dal 1947 al 1977, attraverso la nascita dello Stato di Israele.

"Uno dei più scabrosi atti di Terrorismo (sionista) contro la popolazione civile (palestinese) si registra, secondo fonti palestinesi ma anche secondo altre fonti, nell'aprile 1948 a Deir Yassin, un villaggio palestinese vicino a Gerusalemme. Un ex governatore militare israeliano di Gerusalemme scrive in proposito":"Il 9 aprile abbiamo subito una sconfitta morale, quando le due gang Stern ed Etzel (sionisti) lanciarono un attacco immotivato contro il villaggio di Deir Yassin... Si trattava di un villaggio pacifico, che non aveva aiutato le truppe arabe di oltre frontiera e che non aveva mai attaccato le zone ebraiche. Le gang (sioniste) lo avevano scelto solo per ragioni politiche. Si e' trattato di un atto di puro Terrorismo... Alle donne e ai bambini non fu dato tempo di fuggire... e molti di loro furono fra le 254 vittime assassinate, secondo l'Alto Comitato Arabo... Quell'evento fu un disastro in tutti i sensi... (le gang) si guadagnarono la condanna della maggioranza degli ebrei di Gerusalemme". (9)
***
Alcuni leader sionisti negarono la strage di Deir Yassin, ma anche nella negazione ammisero esplicitamente di aver usato l'arma del Terrorismo psicologico, che non e' meno letale. Scrisse Menachem Begin (futuro premier di Israele):"Il panico travolse gli arabi nella Terra di Israele e iniziarono a fuggire in preda al terrore. Non ciò che accadde a Deir Yassin, ma ciò che fu inventato su Deir Yassin ci aiutò a vincere...in particolare nella conquista di Haifa, dove le forze ebraiche avanzarono come un coltello nel burro mentre gli arabi fuggivano nel panico gridando 'Deir Yassin!'." (10)
***
Menachem Begin fu però ritenuto uno dei responsabili della strage di Deir Yassin:"Il 9 aprile un'atrocità di enormi proporzioni fu perpetrata a Deir Yassin... furono massacrate 254 persone da membri della gang di Menachem Begin. Alcuni uomini del villaggio furono trascinati attraverso Gerusalemme prima di essere uccisi." (11)
***
"Quante atrocità furono commesse (dai sionisti) forse non si saprà mai, ma furono sufficienti a spingere l'allora Ministro israeliano dell'agricoltura, Aharon Cizling, ad affermare: 'Adesso anche gli ebrei si sono comportati come nazisti e tutta la mia anima ne è scossa...Ovviamente dobbiamo nascondere al pubblico questi fatti...Ma devono essere indagati". (12)
***
1948. "Folke Bernadotte fu nominato mediatore (in Palestina) dall'Assemblea Generale dell'ONU...ma prima che l'ONU potesse considerare le sue osservazioni fu assassinato dalla gang (sionista) Stern, una delle tante organizzazioni terroristiche le cui azioni erano diventate più spudorate dalla fine del Mandato (britannico). Il rapporto delle Nazioni Unite sull'assassinio disse che il governo provvisorio di Israele doveva assumersi la piena responsabilità di queste uccisioni... Il Consiglio di Sicurezza dell'ONU chiese al governo di Israele di indagare e di presentare un rapporto, ma nessun rapporto fu mai presentato...Gli assassini di Bernadotte vestivano uniformi dell'esercito israeliano." (12 bis)
***
Dalla proclamazione dello Stato di Israele (14/05/1948) e durante il trentennio successivo il Terrorismo israeliano nei territori occupati si esprime in una miriade di atti criminosi, in particolare rivolti alla popolazione palestinese dei territori occupati, al punto da richiedere nel 1977 l'intervento ufficiale e indignato dell'ONU con una risoluzione di condanna che parla chiaro: "L'Assemblea Generale ha ripetutamente votato risoluzioni che criticano le azioni di Israele nei territori occupati. La risoluzione votata nel 1977, che riflette i toni di quelle precedenti, dichiara che l'Assemblea": 'Condanna le seguenti politiche e pratiche israeliane: a)... b)... c) L'evacuazione, deportazione, espulsione, e trasferimento degli abitanti arabi dei territori occupati e la negazione del loro diritto di ritorno
- d) L'espropriazione e confisca delle proprietà arabe nei territori occupati
- e) La distruzione e demolizione delle case (arabe)
- f) Gli arresti di massa e i maltrattamenti della popolazione araba
- g) I maltrattamenti e le torture dei detenuti (arabi)...''(La Commissione dell'ONU per i Diritti Umani) deplora ancora una volta le continue violazioni da parte di Israele delle norme della legalità internazionale nei territori arabi occupati... in particolare le gravi violazioni di Israele della Convenzione di Ginevra per la Protezione dei Civili in stato di guerra, che sono considerate crimini di guerra e un affronto all'umanità.' (13)

IL TERRORISMO ISRAELIANO:
La terza fase, dal 1977 al 1988.

Israele, col pretesto di combattere il Terrorismo palestinese, bombarda e attacca il sud del Libano dal 1973 al 1978, causando enormi sofferenze fra i civili e la fuga verso Beirut di centinaia di profughi shiiti. (14) Poi, nel 1978, alcuni terroristi palestinesi provenienti dal Libano meridionale si infiltrano in Israele e massacrano trentasette turisti israeliani su una spiaggia di Haifa. In reazione a questo crimine Israele invade il sud del Libano, causando circa 2000 morti, la maggioranza civili. (15) Di nuovo il Consiglio di Sicurezza dell'ONU condanna l'invasione con la risoluzione 425, e tenta di separare i belligeranti con un contingente di caschi blu ONU (UNIFIL). L'UNIFIL però dovrà fare i conti con la presenza nell'area libanese sotto occupazione israeliana delle spietate milizie mercenarie della South Lebanese Army, che erano interamente sotto il controllo di Israele e che per conto di Israele conducevano azioni militari e ogni sorta di atto terroristico, come quello qui descritto:
"I soldati irlandesi (dell'UNIFIL) Derek Smallhorn, Thomas Barrett e John O'Mahony stavano scortando due osservatori dell'ONU all'interno della zona di Haddad (leader della South Lebanese Army). Caddero in una imboscata di miliziani cristiani e furono portati a Bent Jbail, dove O'Mahony riuscì a fuggire... Smallhorn e Barrett furono visti da un osservatore americano dell'ONU mentre, terrorizzati, venivano sospinti su un'auto... un'ora più tardi venivano assassinati con un singolo colpo alla nuca... Gli Israeliani, che controllavano la zona, negarono di essere al corrente delle uccisioni... Ma ciò che infuriò gli ufficiali del 46esimo Battaglione irlandese (dell'UNIFIL) fu che ricevettero informazioni riservate secondo cui un agente dello Shin Bet (servizi segreti israeliani) era presente all'assassinio di Smallhorn e Barrett... il suo nome in codice era Abu Shawki... Una indagine dell'ONU identificò gli assassini... Ma Israele, che si definisce il cacciatore di 'Terroristi', non volle consegnarli, e non li condannò come 'Terroristi'; al contrario, li aiutò a lasciare il Libano, attraverso Israele, e a stabilirsi a Detroit (Usa)". (16)
***
Nel 1982 Israele invade il Libano; il ministro della difesa di allora è Ariel Sharon (futuro premier). Uno dei più atroci crimini di guerra (e atto di Terrorismo) degli ultimi 50 anni accade proprio sotto gli occhi e con la connivenza piena delle truppe israeliane. (17) Parliamo del massacro di Sabra e Chatila, i cui esecutori materiali furono le milizie falangiste libanesi sotto il pieno controllo di Israele. (17)"Il 15 settembre 1982 Bashir Gemayel, presidente del Libano, fu assassinato... Lo stesso giorno le forze israeliane avanzarono su Beirut ovest. Il 16 di settembre gli israeliani arrivarono a controllare quasi tutta Beirut ovest e circondarono i campi profughi palestinesi. Il giorno seguente il Consiglio di Sicurezza dell'ONU condannò la mossa di Israele con la risoluzione 520... IL 17 settembre giunse notizia che gruppi armati erano entrati nel campo profughi di Sabra e Chatila di Beirut ovest e ne stavano massacrando la popolazione civile. Il 18 settembre fu confermato che una strage immane era stata compiuta. Centinaia di cadaveri di uomini donne e bambini furono scoperti, alcuni mutilati, altri apparentemente uccisi mentre tentavano di fuggire; molte case erano state fatte saltare in aria con dentro gli occupanti." (18)
***
Le responsabilità israeliane per quel massacro sono documentate oltre ogni dubbio. La commissione di inchiesta dello stesso governo israeliano, la Commissione Kahan, nel suo rapporto dell'8 febbraio 1983 dichiara:"Menachem Begin (allora premier di Israele) fu responsabile di non aver esercitato una maggior influenza e consapevolezza nella questione dell'introduzione dei falangisti nei campi (profughi). Ariel Sharon (Min. Difesa di Isr.) fu responsabile di aver ignorato il pericolo di strage e di vendetta quando diede il permesso ai falangisti di entrare nei campi (profughi), ed è anche responsabile di non aver agito per impedire la strage... la nostra conclusione e' che il Ministro della Difesa è personalmente responsabile. Il Capo di Stato Maggiore (israeliano) Eitan non diede i giusti ordini per prevenire il massacro. La Commissione chiede che il Ministro della Difesa rassegni le sue dimissioni." (19)
***
L'invasione israeliana del Libano nel 1982 fu approvata dagli Stati Uniti (20), e costò la vita a circa 17.000 civili innocenti. (21)
***
Fra i crimini terroristici e di guerra dello Stato di Israele vi è anche la continua violazione di quasi tutte le fondamentali norme della legalità internazionale. Le seguenti parole esprimono una condanna agghiacciante della condotta di Israele nei territori occupati attraverso tutti gli anni '80:"In particolare, le politiche (di Israele) e le sue azioni nei territori occupati continuano a costituire violazioni evidenti di una serie di precise norme di legalità internazionale. Queste norme sono: la Carta delle Nazioni Unite - la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani - la Convenzione di Ginevra per la Protezione dei Civili in stato di guerra del 12 agosto 1949 - la Convenzione di Ginevra per la Protezione dei Prigionieri di guerra del 12 agosto 1949... Le politiche di deportazione, le torture dei detenuti, gli arresti di massa, la demolizione delle case (palestinesi), i pestaggi arbitrari e gli omicidi di persone innocenti - fra cui bambini donne e anziani - oltre alle umiliazioni inflitte ai palestinesi nella loro vita quotidiana, sono state sistematicamente applicate dalle autorità israeliane nei territori occupati. Tutto ciò è stato aggravato dalla crescente violenza dei coloni (ebrei) armati contro la popolazione palestinese disarmata." (22)
***
Il Comitato Internazionale della Croce Rossa lancia le stesse accuse a Israele, aggiungendovi la condanna dell'odiosa pratica delle truppe israeliane di espellere i civili palestinesi dalle loro abitazioni e di murarne le entrate, nonché la pratica di confiscare arbitrariamente le loro terre e dichiararle proprietà di Israele. (23)***Le condanne internazionali di Israele si susseguono in un coro continuo, ma Israele le ignora totalmente. Come già nel 1977, nel 1985 di nuovo la Commissione dell'ONU per i Diritti Umani vota una risoluzione (1985/1A) di forte condanna in cui si legge: "...Israele si rifiuta di permettere al Comitato Speciale di avere accesso ai territori occupati... la Commissione conferma la sua dichiarazione secondo cui le violazioni israeliane della Quarta Convenzione di Ginevra sono crimini di guerra e un insulto all'umanità." (24)
***
Nel 1988, in piena Intifada (sollevazione) palestinese, la Commissione dell'ONU per i Diritti Umani vota una risoluzione che denuncia ancora il Terrorismo di Israele: "Nella risoluzione 1988/1A, la Commissione ripete la sua condanna delle politiche israeliane di violenza nei territori occupati, dove vengono spezzate le ossa ai bambini, alle donne e agli uomini, e dove le donne abortiscono a causa dei pestaggi. (La Commissione) condanna altre pratiche violente e sistematiche di Israele, fra cui le uccisioni, i ferimenti, gli arresti e le torture... e i rapimenti di bambini palestinesi." (25)
***
"Nel corso dell'anno (1988) Israele continuò a reprimere i palestinesi nei territori occupati... culminando con l'assassinio a Tunisi, commesso da un commando israeliano il 16 aprile, di Khalil al-Wazir, vice comandante in capo delle forze palestinesi e membro del Comitato centrale dell'OLP... Il 25 aprile il Consiglio di Sicurezza dell'ONU adottò la risoluzione 611... in cui si condanna Israele per l'aggressione contro la sovranità e l'integrità territoriale della Tunisia, in violazione flagrante della Carta delle Nazioni Unite, della legalità internazionale e delle norme di condotta." (26)
***
"L'assassinio di Khalil al-Wazir... corrispondeva perfettamente alla definizione del Dipartimento di Stato americano di cosa sia il 'Terrorismo internazionale', ma nessun dipartimento del governo USA suggerì che Israele fosse colpevole di Terrorismo." (27)

ISRAELE E L'USO DELLA TORTURA.

Come si e' già visto, nei rapporti della Commissione dell'ONU per i Diritti Umani si accusa spesso Israele di praticare la tortura, che è uno strumento di Terrore universalmente condannato. Lo Stato di Israele non solo pratica la tortura, ma è persino arrivato a legalizzarla, unica fra le democrazie mondiali. Lo afferma Amnesty International:
"Lo Stato di Israele ha a tutti gli effetti legalizzato la tortura, nonostante sia un firmatario della Convenzione Contro la Tortura (dell'ONU). Israele ha fatto questo in tre modi: primo, l'uso da parte dello Shin Bet (Servizio di Sicurezza) di 'quantitativi moderati di pressioni fisiche (sui detenuti) fu permesso dal rapporto della Commissione Landau nel 1987 e approvato dal governo... secondo, dall'ottobre 1994 il Comitato Ministeriale di Controllo dello Shin Bet, organo del governo di Israele, ha rinnovato il diritto di praticare (sui detenuti) un uso ancor maggiore della forza fisica... e terzo, nel 1996 la Suprema Corte di Israele ha emesso una sentenza che permette a Israele di continuare nell'uso della forza fisica contro specifici detenuti." (28)
***
B'Tselem, forse la più autorevole organizzazione per i Diritti Umani d'Israele, scrive:"Nel 1995 un detenuto palestinese è morto a causa degli 'strattonamenti' (sotto interrogatorio). Il Primo Ministro di allora, Yitzhak Rabin, affermò in quella occasione che quel metodo di pressione fisica era stato usato contro 8.OOO detenuti... Neppure la morte di quel detenuto convinse il governo a proibire quei metodi brutali durante gli interrogatori." (29)
***
"Esiste una montagna di prove sull'uso israeliano della tortura. Chiunque ne dubiti dovrebbe chiedere di avere accesso al 'Complesso Russo' dei servizi segreti israeliani a Gerusalemme, oppure ai prigionieri della prigione di Khiam, nella (ex) zona occupata da Israele nel sud del Libano." (30)

ISRAELE E GLI OMICIDI POLITICI, LE DEMOLIZIONI, IL TERRORISMO MILITARE, FINO AI NOSTRI GIORNI.

Lo Stato di Israele ha legittimizzato la pratica di ammazzare presunti o sospetti "terroristi" senza neppure arrestarli, senza dunque sottoporli ad alcun procedimento legale, senza diritto di difesa o di appello. Semplicemente li ammazza. Scrive Amnesty International:"L'uso degli omicidi politici. Israele non solo ha praticato la condanna a morte extragiudiziale per trent'anni, ma ha anche ufficialmente approvato questa pratica. Dal 9 dicembre 1987 al 13 settembre 1993 circa 1.070 civili palestinesi sono stati uccisi dalle forze di sicurezza israeliane nei territori occupati... il tentato omicidio di Khaled Mesh'al ad Amman e' una flagrante violazione del diritto alla vita... ma il rapporto della commissione di inchiesta del governo israeliano (su questo evento) e' scioccante nel suo disprezzo per la legalità... Continua a esserci una impunità quasi totale per gli omicidi extragiudiziali inflitti ai palestinesi da parte delle forze di sicurezza israeliane. Le forze di sicurezza israeliane che praticano la condanna a morte extragiudiziale non portano prove di colpevolezza (delle vittime), ne' concedono il diritto di difesa." (31)
***
Questo è l'amaro commento su queste pratiche dell'organizzazione israeliana per i Diritti Umani B'Tselem:"Gli omicidi sono stati parte integrante delle politiche di sicurezza israeliane per molti anni. Israele e' l'unica nazione democratica che considera legittime queste pratiche." (32)
***
Abbiamo già parlato della distruzione arbitraria di abitazioni civili palestinesi da parte delle forze di sicurezza israeliane nei territori occupati. Questo crimine e' continuato fino ai giorni nostri, al punto che Amnesty International nel 1999 ha pubblicato un rapporto dove la durezza della condanna espressa e' marcatamente superiore al passato:"Dal 1967, anno dell'occupazione israeliana della Cisgiordania, di Gerusalemme est e di Gaza, migliaia di case palestinesi sono state distrutte... si tratta di abitazioni ammobiliate, occupate sovente da più famiglie con molti bambini, cui spesso vengono dati solo 15 minuti per raccogliere le proprie cose e andarsene. Ma la politica di Israele e' basata sulla discriminazione. I palestinesi vengono colpiti per nessun'altra ragione a parte il fatto di essere palestinesi. Nel fare ciò gli Israeliani hanno violato la Quarta Convenzione di Ginevra." (33)
***
"Nell'ambito dell'operazione militare israeliana denominata "Grapes of Wrath", l'esercito di Israele ha attaccato la sede ONU di Qana con la morte di 102 civili." (34)
***
Una dei più gravi atti terroristici israeliani, in violazione di ogni norma morale e di legalità internazionale, e' l'indiscriminato attacco armato agli operatori medici e paramedici che vanno in soccorso ai civili e ai militari palestinesi feriti o uccisi durante gli scontri. Questa ignobile pratica e' documentata oltre ogni dubbio:"Le Forze di Difesa israeliane hanno sparato sui veicoli che tentavano di raggiungere gli ospedali, con conseguenti morti e feriti. Medici e personale paramedico sono stati uccisi da colpi di arma da fuoco (israeliani) mentre viaggiavano sulle ambulanze, in chiara violazione della legalità internazionale. (35)***"Durante l'operazione "Grapes of Wrath", l'esercito di Israele, secondo il nostro rapporto, ha attaccato un'ambulanza che trasportava civili, uccidendone sei." (36)
***
"E' stata mostrata in televisione la morte di Muhammad al-Dura, di 12 anni (palestinese), colpito a morte all'incrocio Netzarim il 30 settembre a Gaza, mentre il padre tentava di proteggerlo. L'ambulanza che e' corsa a soccorrere Muhammad al-Dura e suo padre fu bersagliata di colpi d'arma da fuoco e l'autista fu ucciso." (37)
***
Anche la Croce Rossa Internazionale e' duramente intervenuta nel condannare questi atti di terrorismo militare:"Il 2 aprile 2002 Il Comitato Internazionale delle Croce Rossa '...urgentemente e solennemente fa appello a tutti coloro che fanno uso di armi di rispettare la Quarta Convenzione di Ginevra relativa alla Protezione dei Civili in stato di Guerra." (38)
***
La negazione di soccorso medico urgente alla popolazione palestinese da parte dell'esercito di Israele non si limita all'attacco alle ambulanze in situazioni di conflitto. Ai posti di blocco israeliani, disseminati su tutti i territori occupati, avvengono fatti gravi. La denuncia e' sempre di Amnesty International:"Altri ostacoli sono stati messi al diritto dei pazienti palestinesi di recarsi in ospedale, con ritardi ai posti di blocco o con il rifiuto di passare imposto dai soldati israeliani... secondo B'Tselem (forse la più autorevole organizzazione per i Diritti Umani d'Israele) ciò ha prodotto dei decessi. La Quarta Convenzione di Ginevra relativa alla Protezione dei Civili in stato di Guerra e' stata continuamente violata dall'esercito di Israele." (39)
***
"Almeno 29 sono stati i decessi in seguito al rifiuto (da parte dei soldati israeliani ai posti di blocco) di concedere il passaggio verso i centri medici, o a causa dei ritardi... ci sono stati diversi casi di parto ai posti di blocco." (39 bis)

GLI ULTIMI GRAVI SVILUPPI NEI TERRITORI OCCUPATI. ISRAELE DI NUOVO SOTTO ACCUSA PER GRAVI VIOLAZIONI E PER TERRORISMO MILITARE.

A conclusione di questa inquietante cronologia di eventi, che dimostra ampiamente l'uso israeliano, sia come Stato che come individui, del Terrorismo, proponiamo alcuni spezzoni relativi agli ultimi tragici sviluppi nei territori occupati. Sono tratti anche dai media internazionali e non pretendono di dare un quadro completo delle presunte atrocità commesse da Israele in questi giorni, per due motivi: perché non sono state ancora indagate ufficialmente e perché l'offensiva israeliana e' ancora in corso.

Commenti sui fatti di questi giorni (aprile 2002)
"In ogni caso, le Forze di Difesa israeliane hanno agito come se il loro principale scopo fosse quello di punire tutti i palestinesi. Le Forze di Difesa israeliane hanno compiuto atti che non avevano nessuna importanza militare ovvia; molti di questi, come gli omicidi extragiudiziali, la distruzione delle case (palestinesi), la detenzione arbitraria (di palestinesi) e le torture, violano i Diritti Umani internazionalmente sanciti e la legalità internazionale... L'esercito di Israele, oltre a uccidere i palestinesi armati, ha anche colpito e ucciso medici e giornalisti, ha sparato alla cieca sulle case e sulla gente per la strada... I delegati di Amnesty International che dal 13 al 21 di marzo hanno visitato i territori occupati hanno visto una scia di devastazione... Le Forze di Difesa israeliane hanno deliberatamente tagliato l'elettricità, l'acqua, i telefoni, lasciando isolate intere aree per almeno 9 giorni. Hanno negato l'accesso alle agenzie umanitarie dell'ONU che volevano portare soccorso, e persino ai diplomatici che volevano rendersi conto dell'accaduto... Hanno vietato alle ambulanze, incluse quelle del Comitato Internazionale delle Croce Rossa, di muoversi, o hanno causato loro ritardi che mettevano in pericolo la vita dei pazienti. Hanno sparato ai medici che tentavano di aiutare i feriti, che sono morti dissanguati per le strade." (40)
***
"Scrive Aviv Lavie sul giornale Ha'aretz (israeliano): 'Un viaggio attraverso i media israeliani mette in mostra un enorme e imbarazzante vuoto fra quello che ci viene raccontato e quello che invece il mondo vede, legge e sente. Sui canali televisivi arabi, ma non solo su quelli, si possono vedere le immagini dei soldati israeliani che invadono gli ospedali (palestinesi), che distruggono i macchinari medici, che danneggiano i farmaci, e che rinchiudono i medici lontano dai loro pazienti.' (41)
***
Zbigniev Brzezinski, ex Consigliere per la Sicurezza Nazionale del Presidente USA Jimmy Carter, ha detto:"La realtà e' che i morti palestinesi sono tre volte quelli israeliani, e fra loro un numero relativamente piccolo erano veramente guerriglieri. La maggior parte erano civili. Alcune centinaia erano bambini." (42)
***
"Per reprimere la resistenza palestinese, un ufficiale israeliano di alto rango ha sollecitato l'esercito 'ad analizzare e a far proprie le lezioni su come l'esercito tedesco combatté nel Ghetto di Varsavia'. A giudicare dal recente massacro dell'esercito di Israele nella Cisgiordania - ha colpito le ambulanze e i medici palestinesi, ha ucciso dei bambini palestinesi "per sport" (scritto da Chris Hedges, New York Times, ex capo della redazione al Cairo), ha rastrellato, ammanettato e incappucciato tutti gli uomini palestinesi dai 14 ai 45 anni, cui sono stati stampati i numeri di riconoscimento sulle braccia, ha torturato indiscriminatamente, ha negato l'acqua, l'elettricità, il cibo e l'assistenza medica ai civili palestinesi, ha usato dei palestinesi come scudi umani e ha abbattuto le loro case con gli abitanti ancora all'interno - sembra che l'esercito di Israele abbia seguito i suggerimenti di quell'ufficiale. Ma se gli israeliani non voglio essere accusati di essere come i nazisti, devono semplicemente smettere di comportarsi da nazisti." (43)
***
"I palestinesi devono essere colpiti, e provare molto dolore. Dobbiamo infliggergli delle perdite, delle vittime, così che paghino un prezzo pesante." (dichiarazione dell'attuale Primo Ministro di Israele, Ariel Sharon, a una conferenza stampa del 5 marzo 2002.)


Bibliografia.
1. ONU: La questione palestinese. British Government, The political history of Palestine (Memorandum to the United Nations Special Committee on Palestine, Jerusalem 1947, p.30)
1 bis. Robert Fisk, "Pity the Nation", Oxford University Press, 1990, p. 280
2. ONU: La questione palestinese. British Government, Palestine: Statement relating to acts of violence, Cmd. 6873 (1946), p.3
3. ONU: La questione palestinese. British Government, survey of Palestine, vol. 1, p.73
4. ONU: La questione palestinese. Kohn, Hans, "Ahad Ha'am: Nationalists with a difference" in Smith, Gary (ed.): Zionism: the Dream and the Reality (New York, Harper and Row, 1974), pp. 31-32
5. ONU: La questione palestinese. British Government, Hansard's reports, House of Lords, 21 june 1922, p. 1025
6. ONU: La questione palestinese. Report of the Commission on the Palestine Disturbances of august 1929, Cmd.3530 (1930), p.150
7. ONU: La questione palestinese. Herzl, Theodore, "The complete diaries" (N.Y. Herzl Press, 1969) vol. I, p.88
8. ONU: La questione palestinese. Official records of the General Assembly, Second Session, Supplement No. 11, document A/364, vol. II, p.28
9. ONU: La questione palestinese. Joseph, Dov, "The Faithful City" (N.Y. Simon & Schuster, 1960), pp. 71-72
10. ONU: La questione palestinese. Begin, op. cit., pp. 164-165
11. David McDowall, "Palestine and Israel", I.B. Tauris & Co Ltd, 1989, p.194
12. David McDowall, "Palestine and Israel", I.B. Tauris & Co Ltd, 1989, p.195
12 bis. ONU: La questione palestinese. Official records of the Security Council, Third Year, Supplement for October 1948, pp. 4-9, documents S/1018
13. ONU: La questione palestinese. General Assembly resolutions 32/91 C of 13 december 1977 & Commission on Human Rights resolution 1 (XXXIII) of 15 february 1977
14. David McDowall, "Palestine and Israel", I.B. Tauris & Co Ltd, 1989, p. 33
15. & 16 Robert Fisk, "Pity the Nation", Oxford University Press, 1990, p. 123 & p.p. 151-152
17. Rapporto della Commissione d'Inchiesta Kahan sugli eventi nei campi profughi di Beirut (8 febbraio 1983)
18. The Origins and Evolution of the Palestine Problem, United Nations, N.Y. 1990
19. Rapporto della Commissione d'Inchiesta Kahan sugli eventi nei campi profughi di Beirut (8 febbraio 1983)
20. Ze'ev Schiff, "Green Light, Lebanon" Foreign Policy, Spring 1983
21. Robert Fisk, "The Awesome Cruelty of a Doomed People", The Independent, 12/09/2001, p.6
22. ONU: La questione palestinese. Report of the Special Committee to Investigate Israeli practices affecting Human Rights of the population of the Occupied Territories (A/43/694), paras.499 and 619
23. ICRC Annual Reports: 1984, pp. 66-68; 1985, pp. 72-73; 1986, pp. 71-72; and 1987, pp. 83-85
24. ONU: La questione palestinese. 41esima Sessione a Ginevra della Commissione ONU per i Diritti Umani, febbraio 1985
25. ONU: La questione palestinese. Commissione ONU per i Diritti Umani, rapporto alla 44esima Sessione, marzo 1988
26. Consiglio di Sicurezza dell'ONU, 21-25 aprile 1988, risol. 611
27. Robert Fisk, "Pity the Nation", Oxford University Press, 1990, p. 441
28. Amnesty International Reports, London. 53rd UN Commission on Human Rights (1997): Statements and press releases by AI
29. B'Tselem, Israel, "Legitimizing Torture", Special Report,January 1997
30. Robert Fisk, "Pity the Nation", Oxford University Press, 1990, p. 403
31. 54th UN Commission on Human Rights (1998): Statements and Press Releases issued by Amnesty International. ISRAEL AND THE OCCUPIED TERRITORIES State assassinations and other unlawful killings 02/2001
32. Israeli Assassination Policy : extra-judicial executions. Written by Yael Stein, B'Tselem, Israel
33. Amnesty International Reports, London. AI 12/1999 ISRAEL AND THE OCCUPIED TERRITORIES "Demolition and Dispossession"
34. Amnesty International Reports, London. AI 1996-2002
35. Amnesty International Reports, London. ISRAEL/OCCUPIED TERRITORIES 03/2002, "Attacks on health personnel and disrupted health care"
36. Amnesty International Reports, London. AI 1996-2002
37. Amnesty International Reports, London. 11/2000 MEDICAL LETTER WRITING ACTION, "Killing and disrupted helth care in the context of the palestinian uprising"
38. Amnesty International Reports, London. MEDICAL LETTER WRITING ACTION, "Update on attacks on health personnel and disrupted health care", ISRAEL/OCCUPIED TERRITORIES/PALESTINIAN AUTHORITY
39. Amnesty International Reports, London. ISRAEL/OCCUPIED TERRITORIES 03/2002, "Attacks on health personnel and disrupted health care"
39 bis. Marton R., Weingarten M. Response from Physicians for Human Rights-Israel
40. Amnesty International Reports, London. ISRAEL AND THE OCCUPIED TERRITORIES, "The heavy price of Israeli incursions", 12/04/2002
41. Alexander Cockburn, "Sharon's wars", American Journal, 09/04/2002
42. Zbigniev Brzezinski, intervistato al Lehrer News Hour, PBS, USA
43. Norman G. Finkelstein, "First the Carrot, Then the Stick: behind the carnage in Palestine", 14/04/2002 & Ha'aretz, 25/01/2002, 01/02/2002

Fonte:
Due pesi due misure





Raccolta di articoli di giornali autorevoli degli anni 2003,2004, 2005 riguardanti Israele:
Israel File 2003
Israel File 2004
Israel File 2005