diverticolo

22 aprile 2006

Risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite mai rispettate dallo stato di Israele

AA. VV.


Elenco delle settantatre risoluzioni che il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha approvato dal 1951 fino ad oggi e che Israele non ha mai rispettato.

1) RISOLUZIONE N. 93 (18 MAGGIO 1951)

Il CS decide che ai civili arabi che sono stati trasferiti dalla zona smilitarizzata dal governo di Israele deve essere consentito di tornare immediatamente nelle loro case e che la Mixed Armistice Commission deve supervisionare il loro ritorno e la loro reintegrazione nelle modalita' decise dalla Commissione stessa.

2) RISOLUZIONE N. 101 (24 NOVEMBRE 1953)

Il CS ritiene che l'azione delle forze armate israeliane a Qibya del 14-15 ottobre 1953 e tutte le azioni simili costituiscano una violazione del cessate-il-fuoco (risoluzione 54 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU); esprime la più forte censura per questa azione, che può pregiudicare le possibilità di soluzione pacifica; chiama Israele a prendere misure effettive per prevenire tali azioni.

3) RISOLUZIONE N. 106 (29 MARZO 1955)

Il CS osserva che un attacco premeditato e pianificato ordinato dalle autorità israeliane e' stato commesso dalle forze armate israeliane contro le forze armate egiziane nella Striscia di Gaza il 28 febbraio 1955 e condanna questo attacco come una violazione del cessate-il-fuoco disposto dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU.

4) RISOLUZIONE N. 111 (19 GENNAIO 1956)

Il CS ricorda al governo israeliano che il Consiglio ha già condannato le azioni militari che hanno rotto i Trattati dell'Armistizio Generale e ha chiamato Israele a prendere misure effettive per prevenire simili azioni; condanna l'attacco dell'11 dicembre 1955 sul territorio siriano come una flagrante violazione dei provvedimenti di cessate-il-fuoco della risoluzione 54 (1948) e degli obblighi di Israele rispetto alla Carta delle Nazioni Unite; esprime grave preoccupazione per il venire meno ai propri obblighi da parte del governo israeliano.

5) RISOLUZIONE N. 127 (22 GENNAIO 1958)

Il CS raccomanda ad Israele di sospendere la "zona di nessuno" a Gerusalemme

6) RISOLUZIONE N. 162 (11 APRILE 1961)

Il CS chiede urgentemente ad Israele di rispettare le decisioni delle Nazioni Unite.

7) RISOLUZIONE N. 171 (9 APRILE 1962)

Il CS riscontra le flagranti violazioni operate da Israele nel suo attacco alla Siria.

8) RISOLUZIONE N. 228 (25 NOVEMBRE 1966)

Il CS censura Israele per il suo attacco a Samu, in Cisgiordania, sotto il controllo giordano.

9) RISOLUZIONE N. 237 (14 GIUGNO 1967)

Il CS chiede urgentemente a Israele di consentire il ritorno dei nuovi profughi palestinesi del 1967.

10) RISOLUZIONE N. 248 (24 MARZO 1968)

Il CS condanna Israele per il suo attacco massiccio contro Karameh, in Giordania.

11) RISOLUZIONE N. 250 (27 APRILE 1968)

Il CS ingiunge a Israele di astenersi dal tenere una parata militare a Gerusalemme.

12) RISOLUZIONE N. 251 (2 MAGGIO 1968)

Il CS deplora profondamente la parata militare israeliana a Gerusalemme, in spregio alla risoluzione 250.

13) RISOLUZIONE N. 252 (21 MAGGIO 1968)

Il CS dichiara non valido l'atto di Israele di unificazione di Gerusalemme come capitale ebraica.

14) RISOLUZIONE N. 256 (16 AGOSTO 1968)

Il CS condanna gli attacchi israeliani contro la Giordania come flagranti violazioni.

15) RISOLUZIONE N. 259 (27 SETTEMBRE 1968)

Il CS deplora il rifiuto israeliano di accettare una missione dell'ONU che verifichi lo stato di occupazione.

16) RISOLUZIONE N. 262 (31 DICEMBRE 1968)

Il CS condanna Israele per l'attacco all'aeroporto di Beirut.

17) RISOLUZIONE N. 265 (1 APRILE 1969)

Il CS condanna Israele per gli attacchi aerei su Salt in Giordania.

18) RISOLUZIONE N. 267 (3 LUGLIO 1969)

Il CS censura Israele per gli atti amministrativi tesi a cambiare lo status di Gerusalemme.

19) RISOLUZIONE N. 270 (26 AGOSTO 1969)

Il CS condanna Israele per gli attacchi aerei sui villaggi del Sud del Libano.

20) RISOLUZIONE N. 271 (15 SETTEMBRE 1969)

Il CS condanna Israele per non aver obbedito alle risoluzioni dell'ONU su Gerusalemme.

21) RISOLUZIONE N. 279 (12 MAGGIO 1969)

Il CS chiede il ritiro delle forze israeliane dal Libano.

22) RISOLUZIONE N. 280 (19 MAGGIO 1969)

Il CS condanna gli attacchi israeliani contro il Libano.

23) RISOLUZIONE N. 285 (5 SETTEMBRE 1970)

Il Cs chiede l'immediato ritiro israeliano dal Libano.

24) RISOLUZIONE N. 298 (25 SETTEMBRE 1971)

Il CS deplora che Israele abbia cambiato lo status di Gerusalemme.

25) RISOLUZIONE N. 313 (28 FEBBRAIO 1972)

Il CS chiede che Israele ponga fine agli attacchi contro il Libano.

26) RISOLUZIONE N. 316 (26 GIUGNO 1972)

Il CS condanna Israele per i ripetuti attacchi sul Libano.

27) RISOLUZIONE N. 317 (21 LUGLIO 1972)

Il CS deplora il rifiuto di Israele di rilasciare gli Arabi rapiti in Libano

28) RISOLUZIONE N. 332 (21 APRILE 1973)

Il CS condanna i ripetuti attacchi israeliani contro il Libano.

29) RISOLUZIONE N. 337 (15 AGOSTO 1973)

Il CS condanna Israele per aver violato la sovranità del Libano.

30) RISOLUZIONE N. 347 (24 APRILE 1974)

Il CS condanna gli attacchi israeliani sul Libano.

31) RISOLUZIONE N. 425 (19 MARZO 1978)

Il CS ingiunge a Israele di ritirare le sue forze dal Libano.

32) RISOLUZIONE N. 427 (3 MAGGIO 1979)

Il CS chiama Israele al completo ritiro delle proprie forze dal Libano.

33) RISOLUZIONE N. 444 (19 GENNAIO 1979)

Il CS deplora la mancanza di cooperazione di Israele con il contingente di peacekeeping dell'ONU.

34) RISOLUZIONE N. 446 (22 MARZO 1979)

Il CS determina che gli insediamenti israeliani sono un grave ostacolo alla pace e chiama Israele al rispetto della Quarta Convenzione di Ginevra.

35) RISOLUZIONE N. 450 (14 GIUGNO 1979)

Il CS ingiunge a Israele di porre fine agli attacchi contro il Libano.

36) RISOLUZIONE N. 452 (20 LUGLIO 1979)

Il CS ingiunge a Israele di smettere di costruire insediamenti nei territori occupati.

37) RISOLUZIONE N. 465 (1 MARZO 1980)

Il CS deplora gli insediamenti israeliani e chiede a tutti gli stati membri di non sostenere il programma di insediamenti di Israele.

38) RISOLUZIONE N. 467 (24 APRILE 1980)

Il CS deplora con forza l'intervento militare israeliano in Libano.

39) RISOLUZIONE N. 468 (8 MAGGIO 1980)

Il CS ingiunge a Israele di annullare le espulsioni illegali di due sindaci e un giudice palestinesi, e di facilitare il loro ritorno.

40) RISOLUZIONE N. 469 (20 MAGGIO 1980)

Il CS deplora con forza la non osservanza da parte di Israele dell'ordine di non deportare Palestinesi.

41) RISOLUZIONE N. 471 (5 GIUGNO 1980)

Il CS esprime grave preoccupazione per il non rispetto da parte di Israele della Quarta Convenzione di Ginevra.

42) RISOLUZIONE N. 476 (30 GIUGNO 1980)

Il CS ribadisce che le rivendicazioni israeliane su Gerusalemme sono nulle.

43) RISOLUZIONE N. 478 (20 AGOSTO 1980)

Il CS censura con la massima forza Israele per le rivendicazioni su Gerusalemme contenute nella sua "Legge Fondamentale".

44) RISOLUZIONE N. 484 (19 DICEMBRE 1980)

Il CS formula l'imperativo che Israele riammetta i due sindaci palestinesi deportati.

45) RISOLUZIONE N. 487 (19 GIUGNO 1981)

Il CS condanna con forza Israele per l'attacco alle strutture nucleari dell Iraq.

46) RISOLUZIONE N. 497 (17 DICEMBRE 1981)

Il CS dichiara nulla l'annessione israeliana delle Alture del Golan e chiede ad Israele di annullare immediatamente la propria decisione.

47) RISOLUZIONE N. 498 (18 DICEMBRE 1981)

Il CS ingiunge a Israele di ritirarsi dal Libano.

48) RISOLUZIONE N. 501 (25 FEBBRAIO 1982)

Il CS ingiunge a Israele di interrompere gli attacchi contro il Libano e di ritirare le sue truppe.

49) RISOLUZIONE N. 509 (6 GIUGNO 1982)

Il CS chiede che Israele ritiri immediatamente e incondizionatamente le sue forze dal Libano.

50) RISOLUZIONE N. 515 (19 GIUGNO 1982)

Il CS chiede che Israele tolga l'assedio a Beirut e consenta l'entrata di rifornimenti alimentari.

51) RISOLUZIONE N. 517 (4 AGOSTO 1982)

Il CS censura Israele per non aver ubbidito alle risoluzioni dell'ONU e chiede ad Israele di ritirare le sue forze dal Libano.

52) RISOLUZIONE N. 518 (12 AGOSTO 1982)

Il CS chiede ad Israele piena cooperazione con le forze dell'ONU in Libano.

53) RISOLUZIONE N. 520 (17 SETTEMBRE 1982)

Il CS condanna l'attacco israeliano a Beirut Ovest.

54) RISOLUZIONE N. 573 (4 OTTOBRE 19859 Il Cs condanna vigorosamente Israele per i bombardamenti su Tunisi durante l attacco al quartier generale dell'OLP.

55) RISOLUZIONE N. 587 (23 SETTEMBRE 1986)

Il CS ricorda le precedenti richieste affinché Israele ritirasse le sue forze dal Libano e chiede con urgenza a tutte le parti di ritirarsi.

56) RISOLUZIONE N. 592 (8 DICEMBRE 1986)

Il CS deplora con forza l'uccisione di studenti palestinesi dell'Università' di Birzeit ad opera delle truppe israeliane.

57) RISOLUZIONE N. 605 (22 DICEMBRE 1987)

Il CS deplora con forza le politiche e le pratiche israeliane che negano i diritti umani dei Palestinesi.

58) RISOLUZIONE N. 607 (5 GENNAIO 1988)

Il CS ingiunge a Israele di non deportare i Palestinesi e gli chiede con forza di rispettare la Quarta Convenzione di Ginevra.

59) RISOLUZIONE N. 608 (14 GENNAIO 1988)

Il CS si rammarica profondamente che Israele abbia sfidato l'ONU e deportato civili palestinesi.

60) RISOLUZIONE N. 636 (14 GIUGNO 1989)

Il CS si rammarica profondamente della deportazione di civili palestinesi da parte di Israele.

61) RISOLUZIONE N. 641 (30 AGOSTO 1989)

Il CS deplora che Israele continui nelle deportazioni di Palestinesi.

62) RISOLUZIONE N. 672 (12 OTTOBRE 1990)

Il CS condanna Israele per violenza contro i Palestinesi a Haram al-Sharif/Tempio della Montagna.

63) RISOLUZIONE N. 673 (24 OTTOBRE 1990)

Il CS deplora il rifiuto israeliano di cooperare con l'Onu.

64) RISOLUZIONE N. 681 (20 DICEMBRE 1990)

Il CS deplora che Israele abbia ripreso le deportazioni di Palestinesi.

65) RISOLUZIONE N. 694 (24 MAGGIO 1991)

Il CS deplora la deportazione di Palestinesi ad opera di Israele e ingiunge ad Israele di assicurare loro un sicuro e immediato ritorno.

66) RISOLUZIONE N. 726 (6 GENNAIO 1992)

Il CS condanna con forza la deportazione di Palestinesi ad opera di Israele.

67) RISOLUZIONE N. 799 (18 DICEMBRE 1992)

Il CS condanna con forza la deportazione di 413 Palestinesi da parte di Israele e chiede il loro immediato ritorno.

68) RISOLUZIONE N. 904 (18 MARZO 1994)

Il CS: sconcertato dallo spaventoso massacro commesso contro fedeli palestinesi nella Moschea Ibrahim di Hebron il 25 febbraio 1994, durante il Ramadan; gravemente preoccupato dai conseguenti incidenti nei territori palestinesi occupati come risultato del massacro, che evidenzia la necessità di assicurare protezione e sicurezza al popolo palestinese; prendendo atto della condanna di questo massacro da parte della comunità internazionale; riaffermando le importanti risoluzioni sulla applicabilità della Quarta Convenzione di Ginevra ai territori occupati da Israele nel giugno 1967, compresa Gerusalemme, e le conseguenti responsabilità israeliane. Condanna con forza il massacro di Hebron e le sue conseguenze, che hanno causato la morte di oltre 50 civili palestinesi e il ferimento di altre centinaia e ingiunge ad Israele, la potenza occupante, di applicare misure che prevengano atti illegali di violenza da parte di coloni israeliani, come tra gli altri la confisca delle armi.

69) RISOLUZIONE N. 1402 (30 MARZO 2002)

Il CS alle truppe israeliane di ritirarsi dalle città palestinesi, compresa Ramallah.

70) RISOLUZIONE N. 1403 (4 APRILE 2002)

Il CS chiede che la risoluzione 1402 (2002) sia applicata senza ulteriori ritardi.

72) RISOLUZIONE N. 1405 (19 APRILE 2002)

Il CS chiede che siano tolte le restrizioni imposte, soprattutto a Jenin, alle operazioni delle organizzazioni umanitarie, compreso il Comitato Internazionale della Croce Rossa e l'Agenzia dell'ONU per l'Assistenza e il Lavoro per i Profughi Palestinesi in Medio Oriente (Unrwa).

73) RISOLUZIONE N. 1435 (24 SETTEMBRE 2002)

Il CS chiede che Israele ponga immediatamente fine alle misure prese nella città di Ramallah e nei dintorni, che comprendono la distruzione delle infrastrutture civili e di sicurezza palestinesi; chiede anche il rapido ritiro delle forze di occupazione israeliane dalle città palestinesi e il loro ritorno alle posizioni tenute prima di settembre 2000.


Fonti

1. Paul Findley, Deliberate Deceptions: Facing the Facts about the US/Israeli Relationship (Chicago: Lawrence Hill, 1993)

2. http://www.un.org/documents/scres.html


A cura del Comitato contro la Guerra dell'Università di Roma "Tor Vergata"

visto su: ZNETit

18 aprile 2006

Ciò che è meglio per Israele

Gli Stati Uniti sono tenuti per le palle da Israele, reti di spionaggio collegate al MOSSAD li imprigionano: Richard Perle noto falco neoconservatore è collegato al governo Bush ma anche al governo Israeliano così come alla rete di spionaggio che passava informazioni segrete americane ad Israele (1). Lo stesso Perle è firmatario di documenti come "A Clean Break: A New Strategy for Securing the Realm" (2) o il "Rebuilding America's Defenses: Strategy, Forces and Resources For a New Century" (3). Nel primo si esortava Netanyahu ad operare un "taglio netto nel processo di pace" e lo invitava a rinforzare le difese di Israele per poter contrastare con più fermezza Siria e Iraq, e tenere sotto controllo l’Iran, paese sostenitore della Siria. Nel secondo si suggeriva all'America che i punto focale è il mediorente in particolar il pericolo proviene da paesi come appunto la Siria, l'Iraq e l'Iran. E' sufficiente sapere quanto petrolio c'è sotto quei paesi per capire quanto i loro governi debbano obbligatoriamente essere pericolosi... in particolar modo quanto siano pericolosi per le smanie espansionistiche Israeliane. E' necessario colpirli e come nel caso Iracheno smembrarlo. Un sistema efficace per dividere un paese è la guerra civile su cui concaparbietà americani ed inglesi stanno soffiando. Moschee che esplodono (4), squadroni della morte (5), attentati a civili nei mercati... ma ognitanto qualcuno vien beccato (6).
John Mearsheimer, docente di Scienze Politiche a Chicago, e Stephen Walt, docente di Affari Esteri ad Harvard riguardo alle lobby Israeliane che pilotano la politica estera statunitense scrivono:
«Il granitico sostegno [degli USA] per Israele e il conseguente sforzo di 'spargere la democrazia' in Medio Oriente non solo ha acceso il mondo islamico, ma messo a rischio la sicurezza degli Stati Uniti. Questa situazione non ha eguali nella storia politica americana. Come mai gli USA hanno subordinato la propria sicurezza e quella dei loro alleati per favorire l'interesse di un altro Stato?».
«La politica USA nella regione proviene esclusivamente dalla sua politica interna, e specialmente dall'attivismo della lobby ebraica. Altri gruppi di pressione sono riusciti a volte a sviare la politica estera USA; ma nessuna lobby è riuscita a divaricarla così profondamente dall'interesse nazionale, convincendo nello stesso tempo gli americani che il proprio interesse e quello dell'altro Stato - Israele - sono identici».
« […] Washington fornisce ad Israele aiuti finanziari di tale misura, da far scomparire ogni aiuto dato a qualunque altro Paese. Israele riceve ogni anno 3 miliardi di dollari in assistenza diretta. Un quinto dell'aiuto destinato dagli USA all'estero, che equivale a 500 dollari l'anno per ogni israeliano: generosità incredibile, perché Israele è oggi un ricco Stato industriale avanzato.Si aggiungano i 3 miliardi di dollari dati in armamenti [...] e infine, gli USA danno ad Israele informazioni d'intelligence che negano alla NATO».
«Altri Paesi ricevono gli aiuti USA in rate trimestrali; Israele riceve l'intero ammontare all'inizio di ogni anno fiscale, e così ci guadagna anche gli interessi: E' il solo Stato recettore che non è tenuto a rendere conto di come spende il denaro degli aiuti - che spende per un quarto per sussidiare la sua industria militare…ciò fra l'altro rende impossibile prevenire che quel denaro sia usato per scopi opposti alla volontà americana, come la costruzione degli insediamenti nei territori occupati».
E ciò nonostante «già la prima guerra del Golfo abbia mostrato fino a che punto Israele sia diventata, strategicamente, non un attivo ma un fardello pesante. Gli USA non hanno potuto usare le basi israeliane, perché ciò avrebbe spaccato l'alleanza anti-Saddam; ed ha dovuto sviare risorse, come i missili Patriot, per difendere Israele. [anche dopo l'11 settembre] Israele è un passivo nella guerra al terrorismo e nello sforzo di trattare gli Stati pericolosi».
« […] Il terrorismo non è un singolo avversario, ma una tattica impiegata da un vasto ventaglio di gruppi. Le organizzazioni terroristiche che minacciano Israele non minacciano gli USA. Inoltre, il terrorismo palestinese non è una violenza irrazionale diretta contro 'l'Occidente', ma è la reazione alla volontà israeliana di colonizzare i territori occupati…Se ora gli USA hanno un problema di terrorismo, è perché sono così strettamente alleati ad Israele, non il contrario».
Per contro, «Israele non si comporta da alleato leale. I governanti israeliani per lo più ignorano le richieste americane e rinnegano le promesse fatte agli USA, sia di arrestare gli insediamenti nei territori, sia di smettere gli assassinii mirati. Israele ha fornito tecnologie militari segrete a potenziali rivali come la Cina…Secondo il General Accounting Office, Israele conduce 'le più aggressive operazioni di spionaggio contro gli USA' di qualunque altro alleato».
Inoltre «certi aspetti della democrazia israeliana sono in contrasto con i più sacri valori americani, al contrario degli USA, dove i cittadini hanno diritti eguali indipendentementedalla loro razza o religione, Israele è esplicitamente fondata come Stato 'ebraico' e la cittadinanza è basata sul principio della discendenza di sangue…1,3 milioni di arabi sono trattati come cittadini di seconda classe».
«Se dunque nessun argomento morale o strategico basta a spiegare il sostegno dell'America ad Israele, che cosa lo spiega? La spiegazione è il potere incomparabile della lobby israelita» (7).
Purtroppo non è mai sufficiente per le verità esser lapalissiane.


diverticolo


Note
(1) La tirannia di Israele sugli Stati Uniti
(2) A Clean Break: A New Strategy for Securing the Realm 1996
(3) Rebuilding America's Defenses: Strategy, Forces and Resources For a New Century 2000
(4) Bagdad: c’è del metodo in quel caos
Ex agente CIA: l’attentato alla moschea forse è cosa nostra
Burattini, burattinai e bari al tavolo verde dell'Iraq
(5) Gli squadroni della morte Iracheni: sull'orlo della guerra civile
(6) American arrested with arms in Iraq, official says
British soldiers disguised as Iraqis try to plant bomb

More agents-provocateurs in Iraq
I terroristi erano soldati britannici Fake Terrorism Is a Coalition's Best Friend
Irak: terrorismo falso e scopi veri
Were British Special Forces Soldiers Planting Bombs in Basra?
Soldati britannici delle forze speciali posizionavano bombe a Bassora?
Due americani in Irak con un'auto-bomba
(7) The Israel Lobby and U.S. Foreign Policy , By John J. Mearsheimer and Stephen Walt, Working Paper Number:RWP06-011
Il Quarto Reich per conto terzi

05 aprile 2006

«Eliminare 4 miliardi di uomini»

«I carburanti fossili stanno finendo: sicchè dobbiamo tagliare la popolazione fino a due miliardi, un terzo di quella che c’è attualmente». Parlava sul serio il professor Eric R. Pianka, zoologo evoluzionista dell’università di Austin in Texas (1) il 3 marzo scorso. La relazione che ha tenuto alla Texas Academy of Science è stata così delicata, che per ordini superiori è stata tenuta «off the records». Niente telecamere, niente pubblicazione: il grosso pubblico, ha spiegato lo zoologo, non è pronto a sentire quello che sto per dirvi. Ma l’hanno udita centinaia di studenti, docenti e scienziati. Dobbiamo ad uno studente, che ha preso appunti di nascosto, se sappiamo qualcosa. Pianka ha esordito deplorando «l’antropocentrismo», la malaugurata idea che l’uomo occupi un posto privilegiato nel mondo. «Non siamo meglio dei batteri!», ha detto lo scienziato, ridanciano, fra gli applausi. La crescita della popolazione umana sta «rovinando» il pianeta. Bisogna salvare il pianeta prima che sia troppo tardi. Per salvarlo, ha detto, occorre che la popolazione umana sia ridotta al 10 % di quella attuale («oltretutto, i carburanti fossili sono alla fine»).

Ed ha proposto le varie soluzioni possibili al problema.
Ha ordinato: «prossima diapositiva», e sullo schermo dietro di lui è apparso un quadro dei Quattro Cavalieri dell’Apocalisse.
Due di questi cavalieri, ha scherzato Pianka (decisamente era di buon umore) non sono «efficienti». La «fame» e la «guerra» non servono al nostro scopo.
Pianka ha lodato la politica cinese del figlio unico, con sterilizzazione forzata delle donne che infrangono la norma: «dovremmo sterilizzare ognuno sul pianeta», ha esclamato: «se no, gli incoscienti erediteranno la terra» (applausi, risate).
Ma la sua preferenza va al cavaliere della «peste»: una qualche forma di pandemia è quel che ci vuole per uccidere rapidamente miliardi di persone.
Nuova diapositiva: file di teschi umani.
L’influenza aviaria?
Magari scoppiasse, ma ancora non basterebbe (risate dal pubblico).
L’Aids?
Decisamente troppo lento.
Il primato dell’efficienza va all’Ebola: è straordinariamente letale e uccide in giorni, non in anni.
«Si diffonde per via aerea e ammazza il 90 % degli infettati. Pensateci», ha detto sognante.
Di fatto - ma questo lo zoologo non l’ha detto - l’Ebola è «troppo» letale: il virus uccide così rapidamente, da essere «auto-spegnente».

L’epidemia non riesce ad espandersi per la morte dei portatori entro poche ore. Per questo non è mai uscita dall’Africa Centrale, dove appare per focolai sterminatori. E non è nemmeno certo che si diffonda per via aerea: in Africa i primi infetti sono gli infermieri e i medici a contatto coi malati, sicchè la teoria prevalente è che l’Ebola virus si diffonda per contatto col sangue contaminato (2). A meno che il virus non venga adeguatamente «mutato» in laboratorio: dopotutto, basta modificare un singolo amminoacido. E Pianka era mortalmente serio a questo punto. Se una manipolazione del genere sta già avvenendo in qualche laboratorio militare, il dottor Pianka non sarà fra quelli che denunceranno il crimine. Il pubblico ha applaudito con calore ed entusiasmo. Poi, le domande: come prende le sue idee la gente cui le propone? «Parlo solo ai convertiti», ha sghignazzato Pianka. Risate e nuovi applausi. Il fatto è che i «convertiti» sono numerosi nell’establishment americano, e da lunga data. Risale al 24 aprile 1974 il «Memorandum 200» per la Sicurezza Nazionale dal titolo eloquente: «Implicazioni della crescita mondiale della popolazione per la sicurezza degli Stati Uniti e i suoi interessi all’estero».

In questo memorandum, Henry Kissinger proponeva: «lo spopolamento (depopulation) dovrebbe divenire la prima priorità della politica USA verso il Terzo Mondo». Ciò perché «l’economia USA richiederà grandi e crescenti quantità di materiale minerario dall’estero, e specialmente dai Paesi meno sviluppati», la cui instabilità politica cresce con l’esplosione demografica. «Poichè la diminuzione della popolazione può accrescere la stabilità, la politica demografica diventa rilevante riguardo alle risorse, forniture e interessi economici degli USA». Kissinger trasformò poi questo memorandum in un vero manifesto ambientalista per il presidente (Jimmy Carter) che si chiamava «Global 2000»: dove tra l’altro si contemplava la scarsità alimentare programmata per spopolare il terzo mondo. L’idea di una eliminazione demografica forzata è da allora più volte riemersa. Il celebre Jacques Cousteau disse nel 1991 che «il danno che la gente impone al pianeta è in proporzione alla demografia e anche allo sviluppo. Un americano aggrava l’ecografia terrestre più di venti abitanti del Bangladesh. Il danno è direttamente proporzionale al consumo, e la nostra società avanza verso consumi sempre maggiori e superflui. E’ un circolo vizioso paragonabile al cancro». Ma dopo queste frasi condivisibili, Cousteau aggiungeva: «per stabilizzare la popolazione mondiale, dobbiamo eliminare 350 mila persone al giorno. E’ una cosa terribile a dirsi, ma è anche peggio non dirla».

Qualche anno fa si scoprì che Sir Macfarlane Burnet, premio Nobel per la medicina nel 1960, aveva consigliato già nel 1949 il ministero australiano della Difesa di sviluppare armi biologiche contro le coltivazioni indonesiane per diffondere malattie: l’Australia temeva un’invasione di emigranti dalla sovrappopolata Indonesia.
Era possibile sviluppare epidemie di tipo tropicale, diceva lo scienziato, da cui la più temperata Australia sarebbe rimasta immune. Egli raccomandava l’introduzione di patogeni intestinali endogeni «che in un Paese con bassi servizi sanitari può innescare un’ampia disseminazione, per esempio attraverso l’acqua contaminata».
Anche «l’introduzione della febbre gialla» era raccomandata: «in un paese con i vettori-zanzara appropriati, può montare una epidemia disabilitante prima che siano messe in atto le misure di controllo».
Macfarlane Burnet ha ricevuto il Nobel proprio per i suoi studi sulla selezione clonale, che hanno aperto la strada all’ingegneria genetica.
Il rapporto di Macfarlane Burnet non era stato accolto.
I politici, allora, erano meno folli degli scienziati.
Il documento era rimasto segretato negli archivi nazionali australiani: lo ha scoperto nel 1998 Philip Dorling, uno storico di Canberra.

Maurizio Blondet

Note
1)
Paul Joseph Watson, «Top scientist advocates mass culling of 90% human population», PrisonPlanet, 3 aprile 2006.
2) Le vittime dell’Ebola infatti sanguinano copiosamente da ogni orifizio corporeo. Il virus funziona liquefacendo gli organi interni; dissolve letteralmente il corpo malato, fra atroci dolori.

Una lezione dall'olocausto per tutti noi

La lettura di questo resoconto fa provare un profondo senso di rabbia nei confronti di chiunque possa negare la realtà del genocidio degli Ebrei

DI ROBERT FISK

Qualche giorno fa in una bancarella di libri usati nella Rue Monsieur le Prince a Parigi, mi sono imbattuto nel secondo volume dei diari di Victor Klemperer. Il primo volume, che traccia il corso dell'implacabile e terrificante degradazione di Klemperer in quanto Ebreo Tedesco nei primi 8 anni del regime di Hitler - dal 1933 al 1941 - lo avevo comperato in Pakistan poco prima del bombardamento dell'Afghanistan nel 2001. Era stata una strana esperienza - mentre sorseggiavo tea fra le relique del Raj [il periodo durante il quale gran parte del continente Indiano era sotto l'autorità coloniale dell'Impero Britannico N.d.T.], con le rose che si facevano largo nel prato al mio fianco, e un vecchio cimitero militare Britannico alla fine della strada - leggere dei tentativi di Klemperer di sopravvivere a Dresda con sua moglie Eva mentre i Nazisti andavano stringendo la morsa sui quartieri Ebraici.

Ancor più intrigante era stato scoprire che l'infinitamente eroico Klemperer, un cugino del grande direttore d'orchestra [Otto Klemperer (1885 - 1973) [N.d.T.], aveva mostrato grande compassione nei confronti degli Arabi Palestinesi degli anni 30 che temeva avrebbero perduto la propria terra nativa per far posto ad uno stato Ebraico.

“Non posso farne a meno”, scrive Klemperer il 2 Novembre del 1933, 9 mesi dopo che Hitler è diventato il Cancelliere della Germania. “Simpatizzo con gli Arabi che sono in rivolta (in Palestina) e la cui terra viene 'comprata'. Un destino Rosso Indiano [riferito alle popolazioni native delle Americhe N.d.T.], dice Eva”.

Ancor più devastante è la critica di Klemperer nei confronti del Sionismo - che non si placa neanche dopo che Hitler ha dato il via all'Olocausto degli Ebrei d'Europa. “Secondo me”, scrive nel Giugno del 1934, “ i Sionisti, che vogliono riportare in vita lo stato Ebraico del 70 Avanti Cristo...sono tanto offensivi quanto i Nazisti. Con la loro ricerca del sangue, le loro antiche 'radici culturali', il loro tentativo, in parte ipocrita e in parte ottuso, di riportare indietro il mondo, i Sionisti nel complesso sono già impegnati a competere con i Nazionalsocialisti...”

Tuttavia la lettura del resoconto giorno per giorno di Klemperer sull'Olocausto, sulle crudeltà della locale Gestapo di Dresda, sul suicidio di Ebrei come gli viene ordinato di unirsi ai trasporti diretti verso est, oltre alla sua prematura scoperta di quel che sta accadendo ad Auschwitz - Klemperer sentì parlare di quello che è il più infame dei campi di sterminio Tedeschi addirittura già nel Marzo del 1942, anche se comprese quale fu la portata dello sterminio di massa solo durante gli ultimi mesi della guerra - fa provare un profondo senso di rabbia nei confronti di chiunque possa negare la realtà del genocidio degli Ebrei.

Essere immerso nella lettura di questi diari mentre il treno della RER mi porta all'aereoporto Charles de Gaulle - passando attraverso l'architettura Art Deco degli anni 30 della stazione Drancy dove gli Ebrei Francesi venivano portati dalle loro stesse forze di polizia prima di essere trasportati ad Auschwitz - mi fa desiderare di poter essere in viaggio con il Presidente dell'Iran Ahmadinejad.

Questo perchè Ahmadinejad è stato colui che ha definito l'Olocausto degli Ebrei un “mito”, e ha annunciato in maniera ostentata l'organizzazione di una conferenza - da tenersi a Tehran naturalmente - per scoprire la verità sul genocidio di sei milioni di Ebrei, un evento che ogni storico che sia sano di mente riconosce essere una delle terribili realtà del ventesimo secolo, questo naturalmente assieme all'Olocausto di un milione e mezzo di Armeni nel 1915.



La miglior risposta che è stata data alle assurdità infantili di Ahmadinejad è venuta dall'ex presidente dell'Iran Khatami, il solo onorabile leader Mediorientale dei nostri tempi, il cui rifiuto di controbattere la violenza dei suoi stessi sostenitori ha condotto inevitabilmente e tristemente al declino della sua “società civile”, per mano dei suoi più spietati oppositori clericali. “La morte di anche un solo Ebreo è un crimine”, ha affermato Khatami, distruggendo così con una sola sentenza la bugia che il suo successore stava provando a propagare.

In verità, le sue parole simbolizzano qualcosa di più importante, ossia che l'importanza e la malvagità dell'Olocausto non dipendono dall'identità Ebraica delle vittime. Il carattere spaventoso e malvagio dell'Olocausto sta nel fatto che le vittime erano degli esseri umani - tanto come lo siamo tu ed io.

Come possiamo persuadere i Musulmani del Medio Oriente di questa semplice Verità ? Ho pensato che la lettera che il capo del Comitato degli Ebrei Iraniani, Haroun Yashayaie, ha scritto a Ahmadinejad fornisce parte della risposta. “L'Olocausto non è un mito tanto quanto non lo è il genocidicio imposto da Saddam [Hussein] a Halabja o il massacro di [Ariel] Sharon di Palestinesi e Libanesi nei campi di Sabra e Chatila,” ha scritto Yashayaie - che rappresenta i 25.000 Ebrei dell'Iran.

Notate che qui non viene fatto alcun tentativo di enumerare i paragoni tracciati. L'assassinio di sei milioni di Ebrei è numericamente un crimine assai più grande delle migliaia di Kurdi che vennero uccisi dai gas a Halabja o dei 1700 Palestinesi assassinati dalla Falange Libanese alleata di Israele a Sabra e Chatila nel 1982. Ma la lettera di Yashayaie traccia un differente tipo di parallelo: la pena che la negazione della storia causa ai suoi sopravvissuti.

Ho sentito Israeliani negare il coinvolgimento del loro esercito nei massacri di Sabra e Chatila - nonostante che l'inchiesta ufficiale della stessa Israele abbia provato che Ariel Sharon fu il mandante degli assassini nei campi - e ricordo come la CIA inizialmente avesse sollecitato le ambasciate Statunitensi ad accusare l'Iran per il lancio di gas a Halabja.

A dire la verità, è facile trovare degli esempi in una delle più grandi bugie messa in circolazione contro i 750.000 Palestinesi che furono costretti a fuggire dalla propria terra nel 1948: ossia che alcune stazioni radio Arabe gli ordinarono di lasciare le loro case fino a quando gli Ebrei non fossero stati “cacciati in mare” - quando sarebbero potuti tornare a riprendere possesso della propria proprietà. Gli stessi ricercatori accademici Israeliani hanno provato che non ci fu alcuna trasmissione radio e che i Palestinesi abbandonarono le loro terre - vittime di quella che oggi definiremmo pulizia etnica - dopo una serie di massacri compiuti dalle forze Israeliane, specialmente nel villaggio di Deir Yassin, che si trova appena fuori Gerusalemme. Quindi cosa c'è da imparare dal secondo volume dei diari di Klemperer ? Dopo aver saputo dalla Gestapo che lui e sua moglie Eva erano in procinto di venir trasportati ad est verso il loro destino di morte, la RAF attaccò Dresda e, fra le migliaia di civili consumati dalla tempesta di fuoco del Febbraio del 1945, furono anche gli archivi della Gestapo ad andare in fiamme. Tutti i documenti riguardanti l'esistenza di Klemperer vennero inceneriti, come quelli degli Ebrei che li avevano preceduti ad Auschwitz. Allora la coppia si levò di dosso le stelle Ebraiche e cominciò a vagabondare per la Germania, senza alcun documento, come fossero rifugiati, fino a quando trovarono la salvezza dopo la resa dei Nazisti.

Poco prima di essere liberati, mostrarono compassione verso tre confusi soldati Tedeschi che si erano persi nelle foreste della loro nazione. E anche durante i momenti peggiori, mentre erano in attesa di sentir suonare il campanello di casa e di vedersi arrivare la Gestapo a perquisire l'abitazione a Dresda e a notificargli il loro destino, Klemperer fu capace di scrivere nel suo diario quello che ogni giornalista e ogni storico dovrebbe imparare con il cuore: “Non esiste alcun rimedio contro la verità del linguaggio.”

Robert Fisk
Fonte: http://news.independent.co.uk
Link: http://news.independent.co.uk/world/fisk/article355019.ece
1.04.06

Traduzione a cura di MELEKTRO per www.radioforpeace.info

visto su: www.comedonchisciotte.net

01 aprile 2006

La colonizzazione della Palestina preclude la pace

Jimmy Carter

L'ex presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter ha guidato l'osservazione da parte del Carter Center/National Democratic Institute delle elezioni Palestinesi di gennaio.

Per più di un quarto di secolo, la politica di Israele è stata in conflitto con quella degli stati uniti e della comunità internazionale. L'occupazione di Israele della Palestina ha ostruito un esauriente accordo di pace nella Terrasanta nonostante se i palestinesi non bbiano un governo formale, uno guidato da Yasir Arafat or Mahmoud Abbas, o con Abbas come presidente e Hamas controllano il parlamento e il gabinetto.

La posizione salda degli stati uniti sin dall'amministrazione di Dwight Eisenhower è stata che i confini di Israele coincidono con quelli stabiliti nel 1949 e dal 1967 la universalmente e adottata risoluzione 242 delle nazioni unite ha fatto affidamento sulla ritirata di Israele dai territori occupati. Questa politica è stata riconfermata persino da Israele del 1978 e del 1993, e messe in risalto da tutti i presidenti americani, incluso George W. Bush. Come parte di un quartetto, inclusi Russia, le nazioni unite e l'unione europea, affermato ora "Road Map" per la pace. Ma e sorelle ha ufficialmente rifiutato le sue premesse principali con un'opposizione palesemente inaccettabile.

Con l'approvazione di Israele, The Carter Center ha monitorato tutte e tre le elezioni palestinesi. Supervisionato da una commissione di presidenti e eminenti giuristi, sono stati tutti onesti, giusti e pacifici, con risultati accettati dai vincitori e dai perdenti.

Hamas controllerà il gabinetto e e l'ufficio del primo ministro ma Mahmoud Abbas mantiene tutta l'autorità e il potere esercitati da Yasir Arafat. Egli è ancora a capo del, l'unica entità palestinese riconosciuta da Israele e può trattare con il leader israeliani sotto questo ombrello, indipendentemente dal controllo di Hamas. Egli a inequivocabilmente firmato la Road Map del quartetto. I sondaggi post elezione mostrano che l'80% dei palestinesi vuole ancora un accordo di pace con Israele e circa il 70% sopporta Abbas come presidente.

Israele ha annunciato una politica di isolamento e destabilizzazione del nuovo governo (forse insieme agli stati uniti). Agli ufficiali eletti saranno negati i permessi di viaggio, ai lavoratori dalle zone isolate di Gaza proibito entrare in Israele e ogni sforzo è stato fatto per bloccare fondi per i palestinesi. Inviato speciale quartetto, James Wolfensohn, ha proposto che i donatori che assistono i palestinesi senza violare le leggi anti terrorismo che proibiscono di inviare direttamente i fondi ad Hamas.

A breve distanza, il miglior approccio è seguire il consiglio di Wolfensohn, dare una possibilità alla polvere di posarsi in Palestina e attendere i risultati delle elezioni di Israele alla fine di questo mese. hamas desidera adesso consolidare i suoi vantaggi politici, mantenere e ordine interno e stabilità e astenersi da ogni contatto con Israele. Sarebbe una tragedia, specialmente per i palestinesi, se loro promuovessero o condannassero il terrorismo.

Il principale ostacolo alla pace è la colonizzazione israeliana della Palestina. C'erano appena poche centinaia di insediamenti nel West Bank e Gaza quando divenni presidente, ma il governo Likud espanse l'attività degli insediamenti dopo che lasciai la carica. Il presidente Ronald Reagan condannò questa politica, e riaffermò che la risoluzione 242 rimaneva "la pietra fondante dello sforzo per la pace dell'America nel medio oriente". Il presidente George H. W. Bush minacciò persino di ridurre gli aiuti americani a Israele.

Sebbene il presidente Bill Clinton fece grandi sforzi per promuovere la pace, un massiccio aumento di insediamenti vennero costruiti durante la sua amministrazione, fino a 225 mila, la maggior parte mentre Ehud Barak era primo ministro. La loro miglior proposta ufficiale ai palestinesi fu di ritirare il 20% di loro, lasciandone 180 mila in 209 insediamenti, coprendo circa il 5% tre terre occupate.

La figura del 5% è grossolanamente ingannevole, con le aree circostanti in prese o segnate per l'espansione, strade che uniscono gli insediamenti gli uni agli altri e a Gerusalemme e falciate da larghe arterie per fornire acqua, fognature, elettricità e comunicazioni. Questo intricato alveare divide l'intera West Bank in frammenti multipli, spesso in abitabili o a persino e raggiungibili.

Recentemente, i leader israeliani hanno deciso azioni unilaterali senza coinvolgere gli stati uniti o i palestinesi, con ritiri da Gaza come primo passo. Come attualmente circoscritta e isolata, senza accesso all'aria, al mare o il West Bank, Gaza è un'entità economica e politica non vitale.

Il futuro del West Bank è ugualmente triste. particolarmente importuno è la costruzione di enormi compatti muri di divisione in aree popolate e alte recinzioni nelle aree rurali - situate intermanente su territorio palestinese e spesso con profonde intrusioni per includere più terra e insediamenti. Il muro è progettato per circondare completamnte una Palestina mozza, e una rete di autostrde chiuse oltrepasserà ciò che è rimasto della Palestina per connettere Israele con la Valle del fiume Giordano.

Questo non sarà mai accettabile per i palestinesi o per la comunità internazionale, e precipiterà inevitabilmente tensioni aumentate e violenza nella Palestina e più forte risentimento e enimosità dagli Arabi contro l?america, che sarà responsabile della condizione dei Palestinesi.

In funzione di primo ministroe Ehud Olmert e altri indicarono anni fa che l'occupazione permanente di Israele sarebbe stata crescentemente più difficile con la diminuizione del numero relativo di cittadini ebrei demograficamente dentro a entrambe Israele e Palestina. Questo è ovvio per la maggior parte degli israeliani, che vedono anche questo ruolo dominante come una distorsione dei loro antichi valori morali e religiosi. Nel corso degli anni, i sondaggi d'opinione hanno coerentemente mostrato che circa il 60% degli israeliani è favorevole al ritiro dal West Bank in cambio di una pace permanente. Similmente, uno schiacciante numero di Israeliani e Palestinesi vogliono una duratura soluzione a due stati.

I morti sono aumentati durante gli ultimi pochi anni dal momento che le forze occupanti hanno imposto controlli più stretti. Dal settembre 2000 fino a marzo 2006, 3982 Palestinesi e 1084 Israeliani sono stati uccisi nel conflitto, e questo include molti bambini: 708 Palestinesi e 123 Israeliani.

C'è un piccolo dubbio che l'accordo con i Palestinesi possa portare pieno riconoscimente Arabo di Israele e il suo diritto di vivere in pace. Ogni politica di rifiuto di Hamas o qualunque gruppo terrorista sarà superato da un globale impegno Arabo a impedire ulteriori violenze e a promuovere lo stato di benessere della gente Palestinese.

Giù attraverso gli anni, ho visto disperzione e frustrazione evolvere in ottimismo e progresso e, persino adesso, abbiamo bisogno di non disperare per una pace permanente Israele e libertà e giustizia per i Palestinesi se le tre promesse principali saranno onorate:

1. Il diritto di Israele di Esistere - e di vivere in pace - deve essere riconosciuto e acccettato dai Palestinesi e tutti gli altri vicini;

2. L'uccisione di persno innocenti con bombe suicide o altri atti di violenza non sarà condonato; e

3. I Palestinesi devono vivere in pace e con dignità, e gli insediamenti permanenti di Israele nella loro terra sono un maggior ostacolo a questo scopo.


fonte: Colonization of Palestine Precludes Peace

traduzione: diverticolo