diverticolo

27 settembre 2006

Sono qui per salvare il Mondo?

John Leland

Una mattina di due settimane fa, in una caffetteria in TriBaCa, David Minh Wong, di 7 anni, si muoveva di continuo. Giocava con le monetine sul tavolo. Le lasciò cadere a terra. Si piegò verso la madre e se ne andò.
"Digli che sono forte", disse alla madre, Yolanda Bacillo, 50 anni. Lei sedeva in un chiosco con una vicina, che si trovava lì con la figlioccia.
"Mi sono alzata alle 2:16 questa mattina, e non stava piovendo" disse lui. "Mi sto annoiando".
Alla scuola pubblica di David, dove segue un programma per studenti dotati e di talento, un insegnante ha detto a Ms Badillo che il ragazzo è arrogante per la sua età, e gli insegnanti "prescolastici" lo hanno definito come vivace ma, a volte, disturbatore. Ma Ms Bacillo, una consulente omeopata e olistica, ha una sua opinione. A suo parere, le caratteristiche di David - l'intelligenza, l'empatia e l'impazienza - fanno di lui un bambino "indaco".
"Mi disse, all'età di 6 mesi, che avrebbe avuto problemi a scuola, perché non avrebbero saputo come gestirlo", ha spiegato lei, aggiungendo che glielo avrebbe detto attraverso l'energia, non le parole. "La nostra coscienza sta cambiando, si sta espandendo, e gli indaco sono qui per mostrarci la strada". "Prima, eravamo molto più connessi al creatore, e stiamo cercando di ritrovare questa connessione".
Se non siete mai stati in una libraria alternativa, prima d'ora, è possibile che vi siate persi le notizie sui bambini indaco. Forse rappresentano la sfida più entusiasmante, per quanto insolita, nella natura umana, che sia mai stata osservata e documentata", scrivono Lee Carroll e Jan Tober in "The Indigo Children: The New Kids Have Arrived" (Hay House). Il libro ha venduto 250,000 copie dal 1999 e ha dato vita ad un'industria di libri sui bambini indaco.
La Hay House ha riferito di aver venduto 500,000 libri sui bambini indaco. Un documentario, "Indigo Evolution", è in programma sui 200 schermi - in chiese, centri yoga, campus universitari e altri luoghi - per il 27 gennaio (vedere www.spiritualcinemanetwork.com).
I bambini indaco vennero descritti per la prima volta da una parapsicologa di San Diego, Nancy Ann Tappe, che aveva notato l'emergere di bambini con un'aura indaco, un colore vibrazionale che non aveva mai visto prima. Questo colore, pensò, coincideva con una nuova consapevolezza.
In "Indigo Children" Mr Carroll e Ms Tober descrivono il fenomeno. Gli Indaco, scrivono, condividono caratteristiche quali un alto IQ, un'acuta intuizione, sicurezza in se stessi, resistenza all'autorità e tendenze di disturbo, che vengono spesso diagnosticate come A.D.D. o attention-deficit disorder, o anche A.D.H.D.
Il libro, che si presenta come una guida per "genitori di bambini insolitamente attivi e vivaci", include critiche comuni al modo di crescere i figli al giorno d'oggi: ai bambini vengono dati troppi farmaci; le scuole non sono ambienti creativi, soprattutto per studenti vivaci, e i bambini hanno bisogno di più tempo e più attenzioni da parte dei genitori. Ma il libro cerca, nel paranormale, risposte alle attuali preoccupazioni dei genitori.
"A mio avviso questi bambini sono la risposta alle preghiere di tutti per la pace" ha affermato Doreen Virtue, un'ex psicoterapeuta per adolescenti, che ora scrive libri e tiene conferenze sui bambini indaco. Definisce gli Indaco come balzo nell'evoluzione umana. "Sono interessati a curare la terra dai disagi sociali e dalla corruzione, e nell'accrescerne l'integrità", ha spiegato Ms Virtue. "Le altre generazioni hanno tentato, ma poi sono diventate apatiche. Questa generazione non lo farà, a meno che non la si droghi per costringerla alla sottomissione, con il Ritalin."
Per gli scettici, il concetto dei bambini indaco appartiene all'ambito delle pie illusioni e della credulità New Age." Tutti noi preferiremmo che i nostri ragazzi non venissero etichettati con un disordine psichiatrico, ma in questo caso si tratta di una diagnosi vergognosa" ha sostenuto Russel Barkley, un professore ricercatore di psichiatria alla State University of New York Medical University a Siracusa. "Non c'è scienza a sostegno. Non ci sono studi."
Il Dr. Barkley paragona la definizione di bambini indaco ad un esercizio accademico chiamato "Barnum statements"[affermazioni di Barnum], da P. T. Barnum, in cui a un persona viene data una lista di caratteristiche psicologiche generiche e si convince che queste si riferiscano specialmente a lui o lei. Le caratteristiche attribuite ai bambini indaco, ha detto, sono così generali che "potrebbero descrivere la maggior parte delle persone del mondo", il che significa che non descrivono niente.
I genitori che attribuiscono la disattenzione e gli atteggiamenti di disturbo dei propri figli alle vibrazioni energetiche, ha detto, rischiano di ritardare diagnosi appropriate e trattamenti che potrebbero aiutarli.
Per gli indaco e i loro genitori, comunque, tale scetticismo è la solita resistenza ad ogni idea nuova e rivoluzionaria. L'america ha sempre avuto un debole per il supernaturale. Secondo un sondaggio del Novembre 2005, un americano su cinque crede di essersi reincarnato; il 40% crede ai fantasmi; 68% crede agli angeli. Non c'è da sorprendersi che la letteratura sui bambini indaco, che incorpora alcuni di queste credenze, assieme ad ansie comuni sulla psicologia infantile, abbia trovato un audience ricettivo.
Annette Piper, madre di due bambini a Memphis, di essersi ripromessa di andare alla scuola di medicina, finché non si era resa conto di essere un'indaco, capace di comprendere il problema di una persona toccandola. Come molti altri che si definiscono indaco, era anche sensibile alle sostanze chimiche e alle lampade a fluorescenza. Invece di andare all'università di medicina, divenne guaritrice intuitiva, guidando i campi energetici attorno alle persone, e aprì un negozio New Age chiamato Spiritual Freedom.
Anche sua figlia Alexandra, 10 anni, è un'indaco, ha detto. Giocano per coltivare i loro poteri telepatici, ma a scuola Alexandra si agita. Secondo Ms Piper "Ha problemi a terminare i compiti e vuole discutere con l'insegnante se pensa di aver ragione". Ms Piper ha anche aggiunto "Non credo abbia compreso quali siano i suoi doni. A causa dell'influenza della scuola e degli amici, abbandona queste abilità. Ne è un po' spaventata".
Problemi a scuola sono comuni tra gli indaco, ha affermato Alex Perkel, che dirige il ReBirth Esoteric Science Center a Bensonhurst, Brooklyn, Un centro bilingue (russo-inglese) dedicato alla "conoscenza delle antiche scuole esoteriche e scienza orientale", secondo quanto riportato sul suo sito web. (www.esotericinfo.com).
Lo scorso anno, il centro ha organizzato una lezione per bambini indaco ma l'ha cancellata quando le famiglie hanno rinunciato per motivi economici. "
Molta gente non capisce i bambini perché sono molto intelligenti" ha detto Mr Perkel. "Hanno conoscenze come quelle degli insegnanti. Non vogliono andare a scuola. Primo perché non hanno bisogno delle conoscenze che ottengono dalla scuola. Così i genitori li portano dagli psicologi, e gli psicologi cominciano a dare loro pillole per privarli della volontà e della memoria. Abbiamo sviluppato un programma speciale per aiutarli a comprendere che sono venuti su questo pianeta per cambiare la consapevolezza, perché hanno guide da un mondo superiore".
Stephen Hinshaw, professore e preside di psicologia presso l'Università della California, Berkley, ha riconosciuto che "esiste una legittima preoccupazione sul fatto che si stia ipercurando l'infanzia normale, particolarmente con A.D.H.D." Ma, ha detto, la ricerca mostra che persino i bambini con problemi di mancanza d'attenzione, lavorano meglio con una maggiore organizzazione.
"Se una classe molto aperta, i ragazzi con A.D.H.D. potrebbero sentirsi meglio, perché tutti corrono in giro, ma non ci sono prove che sia di aiuto all'apprendimento di questi bambini. D'altra parte, con una classe più tradizionale, con compiti coerenti, aspettative e premi, i ragazzi con A.D.H.D. potrebbero fare fatica ad adattarsi in un primo momento, ma nel lungo periodo ci sono segni che possa essere d'aiuto al loro apprendimento."
Julia Tuchman, una partner del Neshama Healing di Manhattan, che lavora con molti bambini e adulti indaco, ha detto che è importante per le loro famiglie non voltare le spalle dalla psicologia tradizionale e dalla medicina.
"Sono orientata molto olisticamente, molte persone che vengono qui, le mando dei medici", ha detto, "non sono del tutto contraria alla medicina. Penso solo che se ne abusi". Quando i genitori le portano i propri figli per delle terapie - lei pratica riequilibrio del campo elettromagnetico, un massaggio senza il tocco finalizzato al riequilibrio del campo magnetico di una persona - dice che semplicemente dicendo ai bambini che hanno dei doni speciali è spesso un atto di cura.
"Potete immaginare un bambino che si rivolge ai genitori e dice, "Sto parlando con un angelo" o "Sto parlando con un qualcuno che è morto". Lei, come altri che vedono gli indaco, li vede come un motivo di speranza.
Persino i comportamenti di disturbo hanno uno scopo, ha detto Marjorie Jackson, un insegnante di tai chi e yoga ad Altalena, California, che ha affermato che suo figlio, Andrew, è un indaco. Andrew, ora di 25 anni, aveva atteggiamenti di disturbo, da bambino, ma nella sua attività, incontra bambini che non ne presentano.
"Lo scopo di quelli disturbatori è sovraccaricare il sistema in modo che la scuola trovi l'ispirazione per cambiare", ha spiegato Ms Jackson. "Può sembrare che i ragazzi abbiano A.D.D. o A.D.H.D. Vale a dire che lo stimolo dato loro non interessa al loro essere interiore. Ma se dai loro qualcosa in armonia con le aspirazione del loro sé interiore, non si comporteranno in modo fastidioso."
A suo avviso la scuola dovrebbe trattare i bambini più come adulti, invece di costringerli in contesti fondati sulla paura e la costrizione, dove esplodono."
Ms Jackson ha paragonato le persone che non riconoscono gli Indaco ai Babbani, il termine usato da J.K.Rowling nei libri di Harry Potter, per descrivere la gente ordinaria che non ha connessione con la magia. "Direi che il 90% del mondo è come i Babbani," ha detto, "Non parlate di queste cose con loro, perché li spaventano".
Nella caffetteria TriBeCa, David Minh Wong continuava a giocare con le monete a parlare con la madre. Ms Badillo e la sua vicina Sandra McCoy hanno detto di avere in famiglia, dei membri che non credono nel concedo degli indaco. Ms McCoy era seduta con la sua figliola, Jasmine Washington, di 14 anni. Contrariamente a David, Jasmine ascoltava serenamente, aspettando le domande.
Nonostante anche Jasmine sia una bambina indaco, Ms McCoy ha detto "Ho sempre saputo che c'era qualcosa di diverso in lei. Poi, quando ho visto qualcosa sugli indaco in televisione, ho capito di cosa si trattava." Come molti altri indaco, Jasmine studia a casa sua.
Per Jasmine, che spesso sentiva di essere diversa dagli altri bambini, specialmente nelle scuole pubbliche, la definizione di indaco è di conforto.
"I ragazzi ora sono molto diversi, è un bene si sia trovato un nome a questa cosa, e la gente presta attenzione a ciò che li rende diversi", ha detto Jasmine. Come le donne al tavolo, ha detto che gli indaco hanno scopi speciali: "Aiutare il mondo a riunirsi nuovamente. Se succede qualcosa di brutto, penso sempre che posso risolverlo. Poiché abbiamo queste capacità, possiamo aiutare il mondo."


fonte: Are They Here to Save the World?, New York Times
visto su: Paola Harris


Anche la Pravda si è interessata dei bambini indaco:
New human race of indigo children appears on Earth

26 settembre 2006

I nostri figli sono dei mostri

di Francesca Cassani

A dodici anni vanno in discoteca, al pomeriggio, si intende. A quattordici hanno il primo rapporto sessuale e si fumano la prima canna. A quindici fanno i pr nei locali alla moda. E a sedici sono pronti al grande salto: andare a ballare dopo mezzanotte, ubriacarsi fino a star male e andare a dormire alle sei della mattina. Pazienza se il giorno dopo c’è scuola. «L’importante è che i miei sappiano che farò tardi. Basta avvertirli», spiegano i più come se fosse la cosa più normale del mondo.
Non importa alle nuove generazioni sapere che fino a qualche anno fa a tredici anni si giocava ancora con le bambole o le macchinine, loro sono diversi, più precoci e fanno di tutto per dimostrarlo. A loro stessi, ai loro coetanei e, soprattutto, ai “grandi”. Così, arrivati a diciotto anni si guardano indietro e si rendono conto di avere già fatto tutto.
Non è un luogo comune, ma la realtà con la quale ci si scontra girovagando davanti alle scuole e nei locali frequentati dai ragazzini ad ogni ora del giorno. «Ma i giovani non sono tutti così - dice Alessandra, 18 anni - non vanno mica tutti a ballare. E poi anche tra chi frequenta le discoteche solo la minoranza tende sempre a esagerare». Sarà, ma anche Alessandra che frequenta una scuola cattolica milanese alla fine è costretta ad ammettere che, soprattutto le nuove generazioni, tredicenni e quattordicenni, sono molto più svegli della norma. Soprattutto dal punto di vista sessuale.

SESSO NEI BAGNI DELLE DISCOTECHE
«C’era un gruppo di ragazze l’anno scorso nella discoteca che frequentavo al sabato pomeriggio che non aveva alcun tipo di inibizione - racconta Carlotta, 15 anni, pr in erba -, bastava che un tipo qualsiasi dicesse loro qualcosa nell’orecchio e queste si abbassavano come niente fosse». Sesso orale davanti a tutti? «Bhe, si, o andavano nei bagni oppure in qualche angolo del locale e davano inizio a una serie di rapporti a catena», ammette Carlotta, che non mostra alcun tipo di imbarazzo nel raccontare le avventure delle coetanee. Le fa eco Claudio, 18 anni, più grande: «Ecco perchè poi hanno tolo le porte dai “cessi”».
In molti locali, infatti, non vi è nessuna parete che separa i bagni dalla sala. I gestori giustificano la scelta con la volontà di far rispettare la legge che vieta il fumo nei luoghi pubblici, ma di fatto, c’è anche chi ammette che è un modo per tenere sotto controllo le ragazze «troppo disinibite» pronte a infrattarsi accanto al lavandino o alla turca. Che sarà poco romantico, ma che pare sia “di gran moda”. Soprattutto quando a incentivare baci e palpatine è il vocalist della stessa discoteca. Ad un tratto le luci si spengono, il volume della musica si abbassa e una voce amplificata incita i minorenni ballerini a toccarsi e a baciarsi. Il tutto a mente lucida perchè la maggior parte dei ragazzini che frequenta le discoteche al pomeriggio non dovrebbe bere nemmeno alcolici.

NO ALCOL, NO PARTY
La legge, infatti, impone di servire ai minorenni solo soft drink. Anche se ci sono eccezioni che confermano la regola, visto anche la cultura nei cocktail che i discotecari sfoggiano. «A me piace l’Invisibile». Che cos’è? «Un mix di quattro bianchi che sono rum, vodka, gin e triple sec». Un miscuglio capace di stendere anche un cavallo. «Io vado sul classico, un cuba non si rifiuta mai». Per la maggiore vanno anche Vodka Lemon, Vodka red bull e Sex on the beach, più per il nome che per il sapore. Il sesso, del resto è tutto. Ma se da una parte le ragazze sono orgogliose di gridare ai quattro venti di essere assolutamente disinibite, dall’altra i ragazzi sembrano essere quasi preoccupati. Dopo un primo, «se te ne vuoi fare una ci metti due minuti, le ragazze ci stanno subito», si scopre che tutto sommato i più preferirebbero tornare al vecchio corteggiamento. O forse è solo una posa. «A volte non c’è nemmeno più gusto», dice Tommy, 16 anni di passaggio al sabato pomeriggio e pronto per una serata «da paura». «Sono venuto qui a fare la spesa», ammette, che in gergo significa rubare qualche occhiale di marca, cappellini e cinture griffate da rivendere.

GUERRA TRA BANDE
La guerra tra “ragazzi bene” e “ragazzi di periferia” o “zarri” è sempre e perennemente in corso. Nel primo pomeriggio quattro o cinque motorini con la marmitta truccata fanno incursione nel piazzale delle discoteche più alla moda, scelgono la preda e attaccano. Armati di occhiale scuro e, se capita, qualche piccolo coltellino, si fanno consegnare tutto ciò che posso rubare nel breve tempo, e poi filano via. La serata li attende. E la notte, soprattutto in periferia, ci si sballa davvero.

PASTE E CARTONI A 10 EURO
Oltre alle canne, ad andare per la maggiore sono “paste” e “cartoni”. Le prime sono eccitanti che si sciolgono sopra la lingua e a solo 10 euro l’una ti permettono di stare in botta per tutta una serata, «io però me ne faccio due all’inizio così poi non ci penso più», dice Luca, 17 anni. Che nonostante sia minorenne riesce a tornare a casa ubriaco tutte le sere. I cartoni, pezzi di carta imbevuti di lsd, invece, si mettono sotto la lingua, sono allucinogeni e costano 15 euro l’uno. «Solitamente funziona così: una ragazza, carina, ti si avvicina, ti bacia, ti butta in bocca una pasta e se ne va. A quel punto tu rimani fatto tutta la sera senza aver pagato niente. La volta dopo, visto che ti è piaciuto, torni in discoteca, cerchi la ragazza che però non ti bacia più, ma ti porta dal fidanzato spacciatore». Ecco fatto, missione compiuta. E il mix tra alcol e droga diventa esplosivo.

CANNE E COCA A SCUOLA
Chi, invece, non volesse rischiare di passare la serata senza “roba”, non deve fare altro che passare a scuola. Già, il parco è passato fuori moda e la stazione è troppo pericolosa. I ragazzi si sono organizzati e in ogni scuola è possibile trovare il proprio spacciatore “di fiducia”. Basta chiedere e tra fumo, Maria, Caramello, Chocco, Skunk e cocaina c’è l’imbarazzo della scelta. In tanti, però, non si limitano a fare acquisti e non è difficile nei bagni o durante l’intervallo trovare chi “testa” la qualità della merce. Il tutto sotto l’occhio indisturbato di professori e genitori che, come al solito, non si accorgono mai di nulla. E se prima il fenomeno “canne a scuola” era limitato alle scuole superiori ora c’è anche chi giura di fumare anche alle medie. Piccole donne e piccole uomini crescono.

fonte: La Padania Online

25 settembre 2006

Come ti faccio pagare le bombe con cui t'ammazzo!

Lo stato di Israele che ha derubato la Palestina dei circa 50 milioni di dollari al mese di dazi e tasse [1] è tornata alla vecchia strategia che già nel 2004 aveva fruttato 9 milioni di dollari. Va nelle banche e negli sportelli di cambio e come nella tradizione spettacolarizzata dei western, con il suo valoroso esercito, li fa saltare in aria e rapina. Di questo si tratta! L'esercito ha invaso Nablus, Jenin, Tulkarem and Ramallah quasi contemporaneamente. In tutto gli sportelli di cambio derubati nel West Bank sono 24. Si parla di 1,5 milioni di dollari americani rubati [2]. La scusa ovviamente è che quei soldi fossero diretti ad Hamas, Jihad ed Hezbollah. "Fatte le dovute proporzioni, sarebbe come se la magistratura italiana contrastasse gli inghippi bancari nelle banche svizzere a cannonate e con le teste di cuoio dei Ros."[3]
Israele oltre ad affamare rapina le sue vittime in modo da potersi permettere l'acquisto di armi con cui terminare i moribondi vicini malcapitati.

diverticolo

note:
[1] Israel should face sanctions
[2] Israeli army attacks Palestinian Banks and money exchange shops, stealing millions
[3] Le operazioni bancarie di Israele

Destra o Sinistra per me sono pari

di Clemente Mario Pansa

I cosiddetti trasversali, in altre parole, i "bipartisan", come qualcuno ama definirli, andrebbero denunciati all'opinione pubblica come i nemici più pericolosi per la nostra società.


E non è, questa, un'affermazione gratuita; c'é una buona e validissima ragione per sostenerla.

Navigando su Internet - ormai non se ne può più fare a meno - è possibile fare incontri molto interessanti...

"ASPEN". Per esempio.

É probabile che questa parola non dica niente a molti, ma i "navigatori" più attenti ed i bene informati sanno benissimo di che si tratta. Una «associazione privata, indipendente, internazionale, apartitica e senza fini di lucro dedicata alla discussione, all'approfondimento e allo scambi di conoscenze, informazioni e valori», almeno così é testualmente affermato sul sito Internet ufficiale che la riguarda.

L'associazione, Aspen Institute Italia, cura anche una prestigiosa rivista di impostazione multidisciplinare, con cadenza trimestrale, aspenia.

Fondata nel 1995, aspenia ospita interventi di personalità autorevoli italiane e straniere su temi di «interesse strategico per i soci dell'Istituto e per la leadership internazionale».

Direttore è Marta Dassù(1); Direttore responsabile, invece, é Lucia Annunziata, nota giornalista RAI e già Presidente della stessa RAI; Art Director, è tale Italo Lupi.(2)

Un piccolo particolare: la rivista è pubblicata dal quotidiano della Confindustria "Il Sole 24 Ore".

Honny soit qui mal y pense! (sia vituperato chi pensa male!), tuttavia se andiamo avanti nella lettura delle interessantissime informazioni fornite dal sito di ASPEN, apprendiamo che l'Istituto ha una "missione" che consiste nell'«internazionalizzazione della leadership imprenditoriale, politica e culturale del paese e la promozione del libero confronto tra culture diverse, allo scopo di identificare e valorizzare idee, valori, conoscenze ed interessi comuni». E non è finita. Si legge ancora: «L'Istituto concentra la propria attenzione verso i problemi e le sfide più attuali della società e della business community e invita a discuterne leader del mondo industriale, economico, finanziario, politico, sociale, culturale in condizioni di assoluta riservatezza e di libertà espressiva». Non a caso, infatti, il "metodo Aspen", privilegia il confronto ed il dibattito "a porte chiuse".

Ed ora entriamo un po' più nello specifico e vediamo da chi è composto l'Esecutivo di questa stravagante associazione.

Sempre sul sito Internet (www.aspeninstitute.it) vi è un lungo elenco di nomi che non hanno alcun bisogno di presentazioni: Luigi Abete; Giuliano Amato; Lucia Annunziata; Francesco Caltagirone; Elio Catania; Giuseppe Cattaneo; Vittorio Colao; Fedele Confalonieri; Francesco Cossiga; Gianni De Michelis; Umberto Eco; John Elkann; Pietro Ferrero; Jean-Paul Fitoussi; Franco Frattini; Cesare Geronzi; Piero Gnudi; Mario Greco; Gian Maria Gros-Pietro; Enrico Letta; Gianni Letta; Emma Marcegaglia; William Mayer; Francesco Micheli; Paolo Mieli; Mario Monti;Tommaso Padoa Schioppa; Corrado Passera; Riccardo Perissich; Mario Pirani; Roberto Poli; Ennio Presutti; Romano Prodi; Gianfelice Rocca; Cesare Romiti; Paolo Savona; Carlo Scognamiglio; Domenico Siniscalco; Lucio Stanca; Giulio Tremonti; Giuliano Urbani; Giacomo Vaciago.

È assolutamente legittimo che un gruppo di persone, per giunta autorevolissime, come quelle citate, si riunisca in un'Associazione per discutere dei massimi sistemi. Né desta stupore alcuno che all'interno dell'Istituto vi siano rappresentanze di una e dell'altra parte politica.

Non siamo nati ieri e per questo non ci meravigliamo.

È inquietante, tuttavia, osservare che in pubblico quei personaggi "litigano" aspramente tra loro, ma, poi in Associazione, privilegiano il confronto ed il dibattito "a porte chiuse".

Se consideriamo, ad esempio, che durante gli ultimi due anni del Governo Berlusconi, i Ministri che si sono avvicendati al Ministero dell’Economia (Tremonti – Siniscalco – Tremonti), appartengono ad aspen, così come ad aspen appartengono Mario Monti e Padoa-Schioppa, entrambi “candidati” al Ministero dell’Economia del Governo Prodi che ha “preferito” come si sa il secondo, non possiamo non manifestare qualche perplessità per queste scelte.

In una intervista riportata nel libro Poteri deboli di Giancarlo Galli, dopo l’avvicendamento che portò Domenico Siniscalco al Ministero di Via XX Settembre con il conseguente defenestramento di Tremonti, l’ex Ministro enfant terribile asserisce: «Nulla é assurdo, in politica. É arte complessa, e avendo sempre da imparare mi sono fatto da parte, provvisoriamente... Un po' incazzato, l'ammetto; ma é giá sbollita. Il buon Domenico [Siniscalco], i miei compiti li vedeva, ce li scambiavamo. Mi pare stia facendo bene».

E che dire dei due Letta.

Entrambi Soci di aspen.

Il primo, Gianni, ex Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio durante il Governo Berlusconi; l’altro, Enrico, il nipote, attuale Sottosegretario al fianco del Professor Prodi, non molto tempo fa si sono incontrati a Palazzo Chigi per discutere sulle nomine di Rai e Ferrovie.

Un incontro ufficiale dal quale poco è trapelato.

In ogni caso non sarebbe servito a niente conoscere l’esito di quell’incontro. Le cose importanti se non se le sono già dette, se le diranno a breve in uno dei simposi della prestigiosa Associazione della quale entrambi fanno parte.

È davvero triste pensare che metà degli italiani, quotidianamente, discute con l’altra metà per far democraticamente valere principi ed ideali in cui crede e poi scoprire che i loro punti di riferimento politico si comportano come i “Ladri di Pisa”, ovvero, di giorno litigano e di notte …. di notte lavorano insieme…

Rassegnamoci, la realtà è questa e, a meno di una radicale ribellione – e gli italiani non hanno nel loro DNA il gene della rivoluzione – non c’è nulla che potrà cambiare lo stato delle cose.

Quanto avete letto, in un breve lasso di tempo, passerà nel dimenticatoio e tutto ritornerà come prima.

Gli onesti ed ingenui cittadini di questa martoriata Repubblica continueranno le loro animate discussioni con gli amici al bar o sui posti di lavoro ed il teatrino della politica continuerà, indisturbato, il suo spettacolo come se niente fosse: The show must go on.

Ah, quasi dimenticavo. ASPEN non si ferma in Italia. Ha anche un discreto numero di sedi all'estero.

In Giappone ed in India; in Europa, Francia e Germania e, dulcis in fundo, non potevano mancare gli Stati Uniti dove, manco a dirlo, nel 1950, ebbe tutto origine.

Inutile dirlo: sapremo fare tesoro di queste informazioni alle prossime consultazioni elettorali, quando, sull’istinto di andare a votare prevarrà il desiderio di rimanere a casa, consapevoli dell’inutilità della nostra espressione.

ciemmepi

NOTE:

1 - Membro del Comitato Scientifico "Euroforum" di Firenze. Marta Dassù, specialista nelle Relazioni Internazionali e nella politica estera italiana, è editore di Aspenia e direttore dei Programmi Politici dell'Aspen Institute in Italia. Dal 1998 al 2001 è stata consigliere in politica estera del Primo Ministro Italiano. Era precedentemente Direttore del CeSPI (Centro Studi di Politica Internazionale. Insegna a un corso su "nuovi conflitti e il ruolo dei Media" all'Università "La Sapienza" a Roma. Ha pubblicato molto su giornali specializzati italiani ed europei ed è stata editore di vari libri incluso il più recente "Conflitti nel XXI secolo" edito da Aspen Institute, 2002. (Dal sito internet www.euroforumfirenze.it)

2 - Architetto, progetta immagini, comunicazione, segnaletica e disegna allestimenti temporanei e spazi museali. Membro italiano dell'AGI (Alliance Graphique Internationale), socio onorario dell'Art Directors Club di Milano. Direttore responsabile e art director della rivista ABITARE.

Fonte: Italia Sociale

Telecom: è tardi per scandalizzarsi

di Maurizio Blondet

Perché vi scandalizzate adesso per gli affari sporchi di Telecom?
La frode e il saccheggio sono stati compiuti già all’inizio, nella sua «privatizzazione».
Fu nel 1997, quando il governo Prodi mise sul mercato le azioni telefoniche in possesso del Tesoro. E vendette quelle azioni - cosa nostra, pagate da noi contribuenti in mezzo secolo - per una cifra minima: tant’è vero che si vide, in un anno, che Telecom valeva sul mercato cinque volte di più (più 514 %).
Insomma Prodi svendette un patrimonio nostro e dello Stato.
Un regalo per amici e privilegiati.
Vero è che l’enorme rialzo fu in parte dovuto ad altre frodi del governo.
Si proclamò che di Telecom si voleva fare una public company; i piccoli risparmiatori furono invitati a comprare da una campagna martellante (e infatti comprarono l’85%).
La fiducia dei risparmiatori fu artificialmente accresciuta dall’affermazione, emanata dal Tesoro, che la AT&T, il colosso USA delle telecomunicazioni, s’era precipitata a comprare ben il 2,4% della nostra Telecom: una presenza che aumentava il prestigio e dunque il valore di Telecom. Ebbene, era una menzogna.
Quel 2,4 % restò parcheggiato al Tesoro, fino a quando AT&T rese pubblico che non aveva mai pensato di comprare alcunchè.
Ministro del Tesoro era allora Ciampi, il padre della patria.
Direttore generale, Mario Draghi.
Al vertice di Telecom fu nominato l’immarcescibile, il sempre intoccabile Guido Rossi.
In realtà, il potere fu assegnato a un «nocciolo duro» di vari proprietari, ciascuno dei quali possedeva lo 0,5 %, lo 0,6 %: fra cui Ifil (Agnelli), i soliti capitalisti senza capitale.

Prima ancora della privatizzazione, il più bell’affare sporco di Telecom: nel ‘97 compra il 29 % di Telekom Serbia, pagando a Milosevic 878 miliardi di lire.
Rivenderà questa quota a Telekom Serbia, cinque anni dopo (caduto Milosevic), per 378 miliardi: con una perdita del 57%.
Su questo delitto il Polo, Paolo Guzzanti in testa, faranno una così rumorosa «indagine», da pasticciare le cose in modo tale, che nulla si scoprirà e nessuno sarà condannato.
E' stata tutta una serie di affari schifosi, in pura perdita, a portare il debito Telecom a 40 miliardi di euro, il costo di tre finanziarie lacrime-e-sangue.
Nel 1997, quando il governo (Prodi) privatizza Telecom, ne ricava 11,8 miliardi di euro.
Lo Stato esce dalle telecomunicazioni, si proclama.
Ma nel 2001 ENEL - società pubblica - rientra nelle telecomunicazioni comprando Infostrada, una concorrente di Telecom, ma più piccola.
E per quale cifra? 11 miliardi di euro.
Ma che c’entra Infostrada, direte voi.
C’entra e spiega come avvenne il saccheggio.
Infostrada è, sostanzialmente, la vecchia rete telefonica interna delle Ferrovie dello Stato.
Il governo (Prodi) vendette questa preziosa infrastruttura, nostra e pagata da noi, ad Olivetti (De Benedetti) per 700 miliardi di lire, pagabili con comode rate in 14 anni.
E Olivetti la vendette subito alla tedesca Mannesman per 14 mila miliardi di lire, mica a rate, ma in unica soluzione.
Non è un bel regalo, un patrimonio nostro ceduto a un amico loro a un ventesimo del suo valore?
Nessuno fu incarcerato per questo.
Anzi, uno sì: Lorenzo Necci, onesto manager delle Ferrovie, cercò di opporsi.
Giuliano Amato e Massimo D’Alema gli consigliarono di non fare il difficile, di dare la rete a Olivetti senza tirare sul prezzo.
Necci non capì l’amichevole consiglio.

La magistratura lo incriminò subito dopo, le sue telefonate intercettate divennero di pubblico dominio, lo attendevano mesi di carcerazione preventiva.
Poi assolto.
D’Alema va al governo, e comincia il saccheggio firmato Colaninno.
Questo «capitano coraggioso» dalemiano s’è accaparrato Olivetti, e con questa dà la scalata a Telecom.
Con irregolarità mostruose: ma quando la Consob, con Spaventa a capo, vuol vederci chiaro, un colloquio a quattrocchi di D’Alema con Spaventa spaventa Spaventa (che non è un ardito, ed ha di fronte l’esempio di Necci).
Un caso soltanto: nell’offerta pubblica d’acquisto, Colaninno è costretto ad aumentare l’offerta, da 10 a 11,5 euro ad azione, perché il titolo in Borsa è salito.
Da quel momento ovviamente Colaninno ha estremo interesse che il titolo non salga più sul «libero mercato».
Che fa?
Si scopre che in quei giorni lui e soci vendono di soppiatto le azioni in loro possesso e di cui dichiarano al mercato di essere pronti a comprarne di più: per farne calare il corso.
I capitani coraggiosi realizzano tra l’altro una plusvalenza di 50 miliardi con questa vendita occulta, perché hanno approfittato del rialzo da loro stesso determinato con l’annuncio di voler acquistare a 11,5 anziché a 10.
In altri Paesi, ciò si chiama aggiotaggio e insider trading, e porta in galera.
In Italia no, quando governa D’Alema.
Colaninno si scusa, e finisce lì.
La scalata venne definita dal Financial Times «una rapina in pieno giorno».

Colaninno non ha soldi, ma amici e ingegno.
Controlla al 51 % una società fantasma, la Hopa, che controlla il 56 % di un’altra entità chiamata Bell, la quale controlla il 13,9 % di Olivetti, la quale a sua volta controlla il 70% di Tecnost, che controlla il 52 % di Telecom.
Fatti i conti, Colaninno e i suoi complici controllano Telecom detenendone l’1,5 %.
Saggia minuscola partecipazione: Telecom ha già 30 mila e passa miliardi di debiti, e deve pagare il debito con rate di 6,600 miliardi l’anno, un rateo mangia-profitti.
Qualche curiosità si appunta, in queste scatole cinesi, sulla Bell: non si sa chi ne siano i soci.
A garantire la trasparenza della Bell interviene direttamente il capo del governo, D’Alema.
Chissà perché.
Due giornalisti di Repubblica scoprono un perché possibile: tra i soci fondatori di Bell compare un capitalista collettivo chiamato Oak Fund, con sede alle Cayman.
Oak Fund significa, tradotto, Fondo Quercia, e risulta un fondo gestito in esenzione fiscale, in un paradiso vietato dalla legge italiana, da soci anonimi con quote al portatore.
Sarà a causa di questo Fondo Quercia che Marco Travaglio parlerà, a proposito dei nuovi comunisti, come di gente «entrata al governo con le pezze al culo e uscitane coi miliardi»?
Sarà per questo che, come testimoniò Colaninno, dopo la sua OPA il ministro Bersani gli telefonò gridandogli: «E vai!», esultante alla romagnola?
O che Prodi esalò un giorno: «Se avessi fatto io il 2 % di quel che sta facendo D’Alema per influenzare le decisioni di aziende quotate sui mercati sarei già crocifisso»?
Certo è che ci furono dei bei guadagni dai saccheggi di Colaninno.
Colaninno stesso ne è uscito, dopo il disastro da lui provocato, supermiliardario.
Ma non è il solo.
Prendiamo per esempio la SEAT, che gestisce la pubblicità.
Apparteneva a Telecom, e fu dismessa.
Anzi no: ne fu poi ricomprato da Telecom il 20 % (perché se la società committente possiede almeno il 20 % della società cui affida la pubblicità, può farlo a trattativa privata evitando la gara d’appalto: in gara c’era il gruppo Fininvest, che di pubblcità s’intende un po’).

Chi acquistò SEAT (Comit - De Agostini ed altri, ammucchiati in una società chiamata «Otto») a 1.955 miliardi per il 61%, la rivende trenta mesi dopo a Colaninno, che ne acquista il 20 % a 7200 miliardi; poi un altro 17 % a 5 mila miliardi, e un altro 8 % per 5750 miliardi.
Insomma, una cosa acquistata a 1.955, viene venduta subito dopo a 16 mila e passa.
A fornire i soldi alla «Otto» per il fortunato acquisto è Dario Cossutta, figlio dell’Armando, alto dirigente della Banca Commerciale - che è anche socia della «Otto».
Ma gli altri soci, che dovrebbero pagare le imposte sulle plusvalenze dopo la splendida vendita al mille %, si trasformano prontamente in società lussemburghesi.
Chi sono i padroni?
Non si sa; tutta una catena di società anonime che finiscono in paradisi fiscali: si ignora chi abbia incassato la plusvalenza miracolosa senza pagare le tasse, in un’operazione voluta dal governo (Prodi) di allora.
Magari qualche partito?
Magari qualche gemello di un qualunque Oak Fund alle Cayman?
Non chiedete a me.
Vi ho raccontato solo quattro cose, delle molte che basterebbero per sbattere in galera l’intera sinistra di governo italiana, la grande saccheggiatrice del patrimonio pubblico con le «privatizzazioni».
Io, poi, non so nulla.
Mi sono limitato a copiare: da «Il grande intrigo», un libro del giornalista economico Davide Giacalone, distribuito da Libero.
Non chiedano a me, i magistrati.
Non so niente di Tronchetti, né di Tavaroli lo spione che intercettava, e che aveva da parte 14 milioni di euro (provenienti dalla società più indebitata dell’universo).
Se vogliono indagare, li rimando al libro di Giacalone, è tutto scritto lì.
Arrestino lui, semmai, se vogliono indagare.
Io non c’entro.

Maurizio Blondet

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24 settembre 2006

La superiorità conviene

di Sherif El Sebaie
Salamelik Nel suo saggio, "Lo scontro delle Civiltà", Samuel Huntington fece un'affermazione che sono solito riportare ogni tanto sulle pagine di questo blog per rinfrescare la memoria di alcuni simpatici neoconservatori che passano da queste parti: «L'Occidente ha conquistato il mondo non per la superiorità delle proprie idee, dei propri valori o della propria religione, ma con l'applicazione sistematica della violenza organizzata. Se gli Occidentali spesso si dimenticano di questo fatto, i non Occidentali non lo dimenticano mai». E' una citazione che mi piace moltissimo poiché sintetizza quello che io stesso affermo ogni volta che mi si presenta l'opportunità: «l'unica faccia di superiorità che l'Occidente ha saputo mostrare fino al 1900 (e non solo) era quella delle armi: i cannoni francesi contro le spade mamelucche, gli archibugi spagnoli contro le frecce degli Aztechi, la polvere da sparo contro le lancie dei Bantù. Ed è grazie a questa superiorità - esclusivamente militare - che l'Occidente è riuscito a costruire la base di quella ricchezza di cui oggi si vanta».

L'Occidente tende a cancellare completamente dalla propria memoria storica fatti e episodi imbarazzanti. Non ha mai colpe, non ha mai responsabilità, insomma: non c'entra mai. Il colonialismo? Acqua passata, tipo quella che ha bagnato le mani di Ponzio Pilato. Rimane quindi un mistero irrisolto: come è che i paesi più ricchi di oggi coincidono con quelli che sono stati dei colonizzatori in passato, mentre quelli più poveri di oggi coincidono con quelli che sono stati colonizzati? Già, ancora una volta la colpa è loro, sono inferiori, incapaci: l'Occidente ha lasciato la sua impronta, ha lasciato il seme che quei barbari non sono riusciti a conservare e a sviluppare. Tipo? Qualche costruzione coloniale, installazioni militari e un pò di strade e di ponti che servivano al trasporto delle materie prime saccheggiate. Questa è sostanzialmente, l'eredità dell'Occidente colonialista nei terreni colonizzati: il Nulla, ed è proprio da quel terreno che fioriscono le favolette sull'Occidente superiore circondato da popoli retrogradi, da culture arretrate, Civiltà inesistenti. Il Nulla e l'inferiorità che l'Occidente vede attorno a sé altro non sono, in realtà, che una proiezione verso l'esterno di quegli aspetti che esso stesso - e nessun altro - vede dentro di sé.

L'Occidente si è dimenticato dei preziosi beni caricati sulle navi di Colombo, quei beni che sarebbero poi stati dati agli indigeni in cambio della loro terra, delle loro richezze, dei loro monili in oro: sacchi di palline di vetro, specchietti, aghi, campanelli e berretti rossi. Ed è stato pure gentile, Colombo: i mitici conquistatori del Far West regalavano ai Pelle-rossa alcolici e coperte infette di vaiolo, per farli fuori il prima possibile, senza spercare pallottole. Ed è in nome di queste gentili concessioni, che gli schiavi africani dovranno in seguito lavorare nei campi di cotone oppure scavare nelle miniere. In Sud Africa, dopo una giornata di lavoro nelle miniere di diamanti, gli schiavi erano pure costretti ad indossare dei guanti da boxe, incantenati a mò di manette: per non "rubare" le pietre che estraevano dalla propria terra. E sempre in nome di queste gentili concessioni, dovevano comprare i prodotti finiti, al prezzo stabilito dall'Occidente. Non è forse questo oro, questo cotone, queste pietre, questi soldi la base della ricchezza occidentale?

La Compagnia delle Indie orientali, che agiva per conto delle autorità britanniche, smerciava persino l'oppio, in Cina. Quando il commissario imperiale Lin Zexu, affrontò con determinazione quella nuova piaga sociale nel 1839 bruciando ventimila casse d’oppio appartenenti ai mercanti inglesi e americani, i britannici attaccarono il paese e lo obbligarono a sottoscrivere un accordo vergognoso, quello di Nanchino: fu imposto il libero accesso dell’oppio e degli altri loro prodotti nelle province meridionali con basse tariffe doganali, l’apertura di alcuni porti in cui gli inglesi godevano della clausola di extraterritorialità, la cessione della città di Hong Kong all’impero inglese. Uno schema che non ha nulla da invidiare al regime delle capitolazioni, a cui fu costretto l'Impero Ottomano. Sempre per rinfrescare la memoria dei nostri amici neoconservatori, ricordiamo i benefici di cui godevano gli immigrati italiani in Egitto: esenzione dalle tasse, domicilio inviolabile persino dalle autorità, corti consolari che giudicavano in base alla legge italiana e non quella egiziana, e addirittura dei quartieri propri, al di là dei quali c'erano le "Arab Town": i cittadini del paese che vengono confinati in riserve, come lo sono ancora oggi i Pelle-Rossa americani.

Ma la Civiltà Superiore della Rapina Organizzata non è ancora sazia: invade l'Iraq e lo distrugge per ricostruirlo. Ovviamente dopo aver avuto sufficienti garanzie sulla completa assenza di un arsenale in grado di contrastare l'avanzata dell'esercito americano. Frutti immediati: 4.7 miliardi di dollari il valore globale dei contratti firmati con la ditta Halliburton, società di cui il Vice presidente Cheney è stato amministratore delegato e di cui tuttora detiene un cospicuo numero di azioni. 15 milioni di dollari valore del contratto con una ditta Usa per costruire una fabbrica di cemento, mentre per una ditta irachena sarebbero bastati 80.000 dollari. Poi arriva il turno del Libano, e l'Occidente assiste silente alla sua distruzione, quindi si appella al disarmo, ma solo di una delle due parti in conflitto. Finita la guerra, si corre pure lì per "ricostruire il paese", ovviamente non prima di aver fatto bella figura davanti alle telecamere in quanto generosi donatori di qualche milione di euro di beneficienza. Nel loro piccolo anche le mafie italiane ci provano, a strappare qualche contratto a destra e a manca. E se non ci riescono si accontentano volentieri del lavoro gratuito dei clandestini che raccolgono pomodori e poi scompaiono, o dei lavoratori edili che periscono sotto i ponteggi traballanti, i veri "schiavi moderni".

Ecco, dopo tutto questo, qualcuno ha pure la faccia tosta di dirsi superiore e di rinfacciare ai paesi del "terzo mondo" la loro "arretratezza". Qualcuno non si vergogna di sottolineare il proprio "progresso" scientifico e tecnologico, le mirabili invenzioni sviluppate, mentre in quei paesi la povertà e la miseria producono estremismo e fanatismo. Oppure, ancora più patetico, qualcuno si solleva indignato se viene a sapere che un immigrato ha avuto accesso ad un beneficio o a un servizio pubblico, tipo una casa popolare. Vergogna! Sacrilegio! Ha osato riprendersi una minima parte di ciò di cui è stato derubato, tra l'altro con il proprio lavoro e tasse, facendo le file e compilando moduli, senza nemmeno sognarsi di chiedere le cose allucinanti che gli europei imponevano in passato (esenzioni, favori, pizzi e altre belle cose). Certo, direte voi, è anche un po' colpa dei governanti corrotti e aggrappati al potere nei paesi di origine. Ma la loro colpa non è di oggi, essa risale a secoli fa: se solo avessero investito nelle armi da fuoco quando era il momento di farlo! Se solo avessero a disposizione cannoni e fucili al posto delle lancie e delle armi bianche! Ah se fossero dotati di tutte quelle invenzioni superiori, tipo i missili teleguidati, le cluster bombs, gli aerei supersonici e magari qualche bombetta atomica nell'arsenale per spaventare e ricattare il resto del mondo. Forse non si sarebbero ampiamente meritati oggi la qualifica di "Civiltà Superiori"?

Fonte: Salam(e)lik, già Sherif's Blog

17 settembre 2006

L’AIEA: “il rapporto del Congresso Usa sulle potenzialità nucleari dell’Iran è erroneo e fuorviante”

IAEA says Congress report on Iran’s nuclear capacity is erroneous and misleading

Dan Glaister da Los Angeles Venerdì 15 settembre, 2006

(traduzione di Paolo Maccioni)

L’organismo di controllo dell’Onu per il nucleare (l’AIEA) ha attaccato il Congresso Usa per il rapporto pubblicato da quest’ultimo sul programma nucleare iraniano definito “erroneo, fuorviante e senza riscontri”. In una lettera indirizzata al capo del comitato di intelligence della Camera statunitense (Peter Hoekstra, primo firmatario del rapporto sotto accusa, ndT), il direttore delle Relazioni esterne dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) Vilmos Cserveny, scrive che il rapporto è “scorretto” quando afferma che l’Iran stia producendo uranio “weapon-grade” in un sito ispezionato dall’agenzia (a Natanz, ndT). Al contrario - si legge nella lettera - l’impianto ha prodotto solo piccole quantità di uranio, al di sotto dei livelli necessari per realizzare ordigni (l’uranio “weapon-grade” è arricchito al 90% e più. Al monitoraggio dell’AIEA l’arricchimento dell’uranio dell’Iran risultava del 3,5%, precisa l’AIEA, come si legge nell’articolo del Washington Post linkato in coda all’articolo, ndT).
La lettera, una copia della quale è pervenuta al Washington Post, critica il rapporto Usa anche per l’accusa “oltraggiosa e disonesta” che un alto ispettore dell’AIEA sia stato rimosso “per aver concluso che il proposito del programma nucleare iraniano fosse di costruire armi”.
E mentre l’AIEA rileva cinque errori di grande entità nel rapporto Usa, secondo fonti qualificate del Washington Post (alti ufficiali dell’intelligence, dal WP, ndT) sono addirittura una dozzina le affermazioni false o indimostrabili contenute nel rapporto Usa.
Il rapporto della Camera Usa, redatto sotto la direzione di Peter Hoekstra, Repubblicano del Michigan, è stato pubblicato il 23 agosto. Non fu sottoposto al voto né discusso dall’intero comitato bipartisan ma valutato soltanto dall’ufficio di John Negroponte, direttore dell’intelligence nazionale, prima di essere ratificato dai soli membri Repubblicani del comitato.
Jane Harman (del Partito Democratico), la vice-capo del comitato, scrisse in un’email indirizzata ai colleghi: “il rapporto è ricco di artificiose scorciatoie analitiche che presentano la minaccia dell’Iran come molto più grave - e le affermazioni dell’intelligence come molto più certe - di quanto non siano in realtà”.
Il rapporto, intitolato “Riconoscere l’Iran come minaccia strategica”, fu redatto da Fredrick Fleitz, agente CIA temporaneamente in servizio presso l’ambasciatore Usa all’Onu, John Bolton. Tanto Fleitz quanto Bolton furono coinvolti nella fabbricazione degli argomenti a favore dell’invasione dell’Iraq del marzo 2003. Fleitz sta ora compilando un rapporto sulla Corea del Nord per il comitato di Peter Hoekstra.
La questione del rapporto sull’Iran rievoca la disputa fra l’AIEA, il suo capo Mohamed ElBaradei e l’amministrazione Bush nella corsa all’invasione dell’Iraq. “E’come un déja vu della situazione che precedette la guerra all’Iraq” dice al Washington Post David Albright, ex ispettore nucleare, presidente dell’Istituto per la Scienza e la Sicurezza Internazionale che ha sede a Washington. “Metti insieme della cattiva informazione acchiappagonzi e un rapporto che scredita gli ispettori ed ecco che hai una minaccia nucleare iraniana che monta su.” (virgolettato apparso sul WP, ndT)
Le relazioni tra la Casa Bianca e l’AIEA sfiorarono la rottura quando l’Agenzia rivelò che l’Amministrazione Usa aveva fondato alcune delle sue accuse al presunto piano iracheno WMD (armi di distruzione di massa, ndT) sulla base di documenti contraffatti. A seguito di ciò la Casa Bianca ordì una campagna - poi non riuscita - per impedire lo scorso anno la rielezione di ElBaradei.
L’AIEA contesta vigorosamente l’affermazione del rapporto Usa secondo cui ElBaradei avrebbe rimosso un ispettore dell’agenzia, Chris Charlier, per aver infranto “il muro della sottaciuta linea politica dell’AIEA che impedisce agli ufficiali della stessa AIEA di dire la piena verità sul programma nucleare iraniano”. Charlier fu sollevato da quell’incarico invece dietro richiesta ufficiale del capo negoziatore nucleare dell’Iran, Ali Larijani - si legge nella lettera - secondo i termini dell’accordo sottoscritto da Tehran che permette l’accesso degli ispettori nel paese. La lettera sottolinea che ciò fa parte della prassi e che l’Iran ha accettato la presenza di più di 200 ispettori AIEA. Charlier peraltro è tuttora capo della sezione sanzioni all’Iran dell’AIEA .

L’articolo di Dafna Linzer Giovedì 14 settembre sul Washington Post:

U.N. Inspectors Dispute Iran Report By House Panel

Medicina sperimentale data a truppe Inglesi in Iraq ed Afghanistan

di James Randerson, corrispondente scientifico per il Guardian

Soldati in Iraq ed Afghanistan sono stati trattati un farmaco sperimentale per la coagulazione del sangue che non è stato ancora completamente testato.

Siccome prove statistiche controllate non sono sancora state fatte sull'efficacia del farmaco, è impossibile sapere se stia facendo più danno che bene ai pazienti.

Il gruppo di supporto dei veterani ha criticato l'azione del Ministero della Difesa. Un esperto di traumi ha detto che i soldati trattati con il farmaco potrebbero citare in giudizio il Ministero della Difesa se la sperimentazione clinica produce prove che è dannoso.

Phil Willis, parlamentare Liberal Democratico che è a capo del comitato ristretto di tecnologia e scinza, ha descritto la decisione del Ministero della Difesa come 'una manchevolezza del suo dovere di attenzione che indica un fallimento morale all'interno delle forze armate'.

[...]

Le investigazioni del Guardian hanno stabilito che il Ministero della Difesa ha autorizzato il suo uso sulle vittime da trauma nei campi di battaglia.

[...] Si pensa che anche Stati Uniti ed Israele usino il farmaco [NovoSeven]. [...]


Articolo completo: Experimental drug given to British troops in Iraq and Afghanistan - Guardian

Qui di seguito due filmati di sperimentazioni di LSD su militari Inglesi:



ed Americani [da parte del CRDL, U.S. Army Chemical Research and Development Laboratories]




La storia si ripete sempre e non ce ne accorgiamo mai: la IG Farben aveva le sue cavie nei campi di concentramento, i giapponesi anche, gli americani inglesi israeliani... hanno i propri cittadini. Il Vioxx ha potuto uccidere tra le 35.000 e 55.000 persone senza che nessuno pagasse, e la fame uccide quasi 6.000.000 di bambini l'anno: allora si che è giusto spendere tutto per la lotta al terrorismo che nel 2005 ha addirittura fatto 443 vittime di cui 394 solo nel Medioriente e Golfo [The Evolution of Terrorism in 2005]!

diverticolo

11 settembre 2006

Come mai la Repubblica, pur avendo un corrispondente a Miami, buca le notizie da Miami?

Gentile direttore de La Repubblica, Ezio Mauro,
i giornali di tutto il mondo riportano una notizia che la Repubblica, il quotidiano che lei dirige, mi risulta bucare completamente. Almeno nove giornalisti di tutti i più importanti media della Florida, sono stati licenziati in tronco perché è stato dimostrato che prendevano migliaia e a volte centinaia di migliaia di dollari dal governo degli Stati Uniti per confezionare notizie false e tendenziose su Cuba.

I coinvolti sono tutti nomi molto noti, e la cosa è gravissima non tanto rispetto a Cuba ma per quello che rappresenta un fatto così grave per la libertà di stampa del mondo. Se ad un paese -Cuba- dove da decenni vige una stretta censura informativa si replica con la sistematica manipolazione e falsificazione dell'informazione su quello stesso paese -cosa che per altro tutti i più seri latinoamericanisti denunciano da decenni- è purtroppo la libera stampa ad uscire con le ossa rotte.

Almeno una delle persone coinvolte nello scandalo, Carlos Alberto Montaner, è una sorta di madonna pellegrina dell'anticastrismo militante, più volte citato anche dal suo giornale come un'autorità morale e un combattente per la libertà a Cuba, una penna prestigiosa nota su tutti i maggiori quotidiani mondiali, dallo stesso Miami Herald al quotidiano conservatore (già franchista) spagnolo ABC. Sulla recente malattia di Castro ha pubblicato articoli con titoli come "Il cancro renderà giustizia", che riecheggia da vicino -per chiunque abbia orecchio per le cose latinoamericane- quel "Viva il cancro" con il quale a Buenos Aires gli omologhi argentini di Montaner accolsero mezzo secolo fa la malattia e la morte di Eva Duarte de Perón. Almeno dall'85, come ricorda citando le fonti, un gustoso articolo di Raúl Gómez, Montaner propone in maniera ossessiva ai lettori dell'autorevole Miami Herald notizie -false e tendenziose- sul "cancro di Castro", sui cancri di Castro, una decina e in ogni parte del corpo, e gli augura -per 21 anni consecutivi- una sequenza interminabile di malattie e più d'una volta descrive perfino i preparativi del funerale.

Solo adesso, che sappiamo ufficialmente "chi paga" Montaner, possiamo capire con quali coperture ed appoggi, personaggi di tale spessore e grossolanità abbiano potuto trovare ascolto in tutto il mondo e costruire immagini e carriere. E bisognerà ammettere -visto che adesso è conclamato- che se è dovere del cronista verificare le notizie, a volte possono risultare verificate anche le denunce di parte cubana. Quel governo, infatti, da decenni denuncia che Montaner è tutt'altro che un paladino dei diritti umani, ma solo un agente della CIA in servizio permanente effettivo, vicinissimo ai terroristi internazionali Luís Posada Carriles e Orlando Bosch, rei confessi, ma né pentiti né puniti, di crimini che hanno causato la morte di centinaia di persone tra le quali il cittadino italiano Fabio di Celmo.

Non posso sapere, caro direttore, se continueranno ad offrire al suo giornale articoli di Montaner come se fossero le opinioni del Dalai Lama, ma dopo questo scandalo (sono sicuro che le sue letture vadano oltre La Repubblica e quindi ne sia al corrente) è avvisato sulla credibilità di simili personaggi. Uno scandalo così grave come quello scoppiato a Miami testimonia l'improcrastinabilità, l'urgenza vera, di una diversa e più multilaterale lettura su quanto sta avvenendo non solo a Cuba, ma anche in Venezuela, Bolivia, Argentina e in tutta l'America Latina progressista, e in paesi chiave come il Messico, anche da parte del suo giornale.

Bel paese gli Stati Uniti. Media su posizioni anticastriste sbattono fuori le proprie firme più prestigiose per essere state più realiste del re, ed essersi arricchite inventando a pagamento null'altro che quello che in fondo i lettori di quegli stessi media volevano sentirsi dire. Evidentemente lo scandalo emerso è la punta dell'iceberg ed è da sperare che non sia coinvolto anche il giornalismo europeo ed italiano dopo che lo scorso anno anche l'associazione "Reporter senza Frontiere" fu costretta ad ammettere di essere finanziata dalla stessa CIA.

Da noi l'Agente Betulla (alias Renato Farina) ha continuato a lavorare come niente fosse, e Giuliano Ferrara fa un vanto dell'essere (stato?) pagato della CIA. Sono sicuro che il suo giornale, che ha sempre avuto un atteggiamento intransigente verso le commistioni tra informazione e servizi segreti, e che ha pagato spesso prezzi alti, come il caso Bonino-D'Avanzo ha dimostrato, abbia gli anticorpi per non essere toccato da tali infiltrazioni.

Quello che mi lascia stupito però -mi consenta e chiudo- è che il suo giornale mi risulta avere un corrispondente dall'America Latina che afferma che il miglior posto per coprire i fatti latinoamericani sia proprio Miami (precisamente il News Café, al numero 800 dell'Ocean Drive di Miami Beach, tel. +1 305 5386397). Lì, all'aperto di fronte alla spiaggia (come racconta il suo stesso corrispondente dall'America Latina, Omero Ciai), si riunisce il fior fiore del mondo dei media della Florida.

Caro direttore, se è vero come è vero che al News Café, dove sverna Omero Ciai, non si parla d'altro che di Montaner, Cao, Olga Connor e le altre penne false, tendenziose e prezzolate, anticubane a prescindere ed a pagamento, com'è possibile che il suo giornale buchi completamente una notizia così rilevante ?

Gennaro Carotenuto

fonte: gennarocarotenuto.it

10 settembre 2006

Sondaggio: gli Europei vedono gli USA come minaccia alla stabilità globale

di Paul Craig Roberts

Le persone stanno iniziando a rammaricarsi per il presidente George W. Bush. E con buone ragioni.

Un nuovo sondaggio della Harris Interactive pubblicato dal Financial Times rivela che i nostri tradizionali alleati Europei considerano gli Stati Uniti come una minaccia più grande alla stabilità mondiale dell'Iran, Iraq e Corea del Sud.

Nell'opinione Europea, l'asse del male è l'America di Bush.

Quasi il doppio di Britannici, il cui Primo Ministro Tony Blair è complice dei crimini di guerra di Bush in Afghanistan e Iraq, vedono gli USA come la più grande minaccia alla stabilità mondiale di quanto vedono l'Iran un pericolo. In Spagna tre volte più persone considerano gli USA come minaccia di quanto considerino tale l'Iran. Solo in Italia l'Iran supera gli Stati Uniti come maggiore minaccia percepita, un risultato senza dubbio dovuto alla propaganda che scaturisce dall'impero mediatico di Silvio Berlusconi, il Rupert Murdoch dell'Italia.


[...]

fonte: Bush the Pitiful

09 settembre 2006

Questa economia ha il cancro!

Il modello di crescita che vediamo in natura e’ quello di una crescita veloce e continua per i primi anni e successivamente, con il passare del tempo, la crescita diminuisce. E’ quello che accade con una pianta, con un animale e con gli esseri umani dove i primi anni di vita corrispondono ad una crescita molto pronunciata, mentre con il passare del tempo la crescita si stabilizza, trova il suo equilibrio.

La stessa cosa, se ci pensiamo bene si ritrova anche in ogni settore produttivo. All’inizio i tassi di crescita di qualsiasi attivita’ produttiva sono a due cifre, poi col passare del tempo la produzione si satura.

Questa la possiamo definire una crescita naturale.

Un altro tipo di crescita potrebbe essere quella cosiddetta lineare dove assistiamo ad un aumento costante. E’ una crescita che in natura e’ poco presente e che invece la possiamo riscontrare nella crescita aziendale per ovviare alla naturale saturazione del mercato: ho bisogno di vendere di piu’ e quindi acquisto nuovi macchinari e assumo piu’ personale, cerco nuovi mercati. Per rendere meglio l’idea vediamo il grafico dei due tipi di crescita

E’ evidente che in un mondo dove tutto e’ finito, la crescita piu’ sostenibile non a caso risulta quella naturale.

Nel nostro mondo esiste anche un altro tipo di crescita ed e’ quella determinata dagli interessi e quindi dal debito ovvero quella che possiamo definire la crescita esponenziale. Per riprodurla graficamente non abbiamo fatto altro che applicare un modico tasso di interesse del 5% a due centesimi e capitalizzare gli interessi (interesse composto).

Il risultato e’ quello di una crescita quasi impercettibile per molto tempo fino a quando letteralmente esplode. In natura questo tipo di crescita e’ adottato solo dagli organismi malati in particolare dalle cellule del cancro che preparano il terreno e si moltiplicano in modo quasi impercettibile fino a quando non decidono di sferrare l’attacco mortale. Ritenete che quello che vi abbiamo appena mostrato sia solo teoria.

Bene vediamo allora un altro grafico

l’avete riconosciuto.
E’ quello del Dow Jones dagli anni ’20 ad oggi. Impressionante vero.

E come e’ stato possibile reggere questo tipo di crescita senza che il sistema collassasse.

Attraverso la distruzione programmata del valore come:
• l’utilizzo di guerre (oggi chiamate guerra al terrorismo, operazione di polizia internazionale, mantenimento della pace o anche esportazione della democrazia) che con le loro sistematiche distruzioni permettono di poter continuare a incrementare la remunerazione del capitale che altrimenti avrebbe gia’ trovato il suo limite, oltre ovviamente a reperire risorse a basso costo (Africa, Sud America) o in estinzione (Medioriente)
• le periodiche recessioni (di solito ogni 3/6 anni) che raggiungono gli stessi obiettivi con la distruzione preordinata di ricchezza statale, industriale, privata.
• attraverso l’inflazione geniale artificio per ridurre drasticamente la ricchezza mondiale e travasare enormi risorse in mani piu’ “sicure”. Il dollaro e con lui tutte le altre valute ha perso praticamente tutto il suo valore (90%) dal 1950 e un’idea piu’ chiara ve la puo’ dare questo grafico ripreso da un nostro vecchio report http://www.centrofondi.it/Report_Free/report_10_03_03.pdf ovvero l’indice deflazionato della borsa italiana (che ha avuto lo stesso comportamento del Djones) elaborato dall’ufficio studi di Mediobanca

Ma non e’ finita. Un altro mercato che ha avuto lo stesso tipo di crescita del mercato azionario e’ quello immobiliare

Se notate bene la “metastasi” e’ partita alla fine degli anni ’90 ovvero quando il Dow Jones e con lui tutti gli altri indici di borsa stavano trovando il loro “limite”. Se notiamo bene il grafico del Dow Jones vediamo che la sua crescita esponenziale e’ terminata nel 2000 ed oggi si sta cercando di ritrovare quella spinta che gli permetta di riprendere il passo di prima o in caso contrario far fronte all’inevitabile crollo. Inondare il mondo di liquidita’ ed aprire le porte del debito e’ un tentativo che va in quel senso, ma adesso anche questi tentativi stanno incontrando limiti fisiologici infatti il mercato immobiliare sta iniziando a vacillare ed allora si mette in moto tutto un sistema di protezione messo in atto dalla bande centrali, lo stesso adottato nel 2000 per le borse. E’ notizia di pochi giorni fa che le bande centrali di tutto il mondo stanno comprando quantita’ enormi (fino ad oggi 116 miliardi di $) di obbligazioni ipotecarie Usa cercando in questo modo di tener bassi i tassi di interesse dei mutui, spalmando il rischio insolvenza notevolmente aumentato su tutto il mondo e cosi’ prolungare ancora per un po’ questo bengodi generalizzato. Quanto tempo potra’ durare ancora prima che ci si renda conto che e’ necessario ripensare tutta l’economia e cominciare a rispettare ritmi di crescita piu’ sostenibili.

Forse non molto.

That’s all folks

fonte: 8 settembre 2006