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05 aprile 2006

Una lezione dall'olocausto per tutti noi

La lettura di questo resoconto fa provare un profondo senso di rabbia nei confronti di chiunque possa negare la realtà del genocidio degli Ebrei

DI ROBERT FISK

Qualche giorno fa in una bancarella di libri usati nella Rue Monsieur le Prince a Parigi, mi sono imbattuto nel secondo volume dei diari di Victor Klemperer. Il primo volume, che traccia il corso dell'implacabile e terrificante degradazione di Klemperer in quanto Ebreo Tedesco nei primi 8 anni del regime di Hitler - dal 1933 al 1941 - lo avevo comperato in Pakistan poco prima del bombardamento dell'Afghanistan nel 2001. Era stata una strana esperienza - mentre sorseggiavo tea fra le relique del Raj [il periodo durante il quale gran parte del continente Indiano era sotto l'autorità coloniale dell'Impero Britannico N.d.T.], con le rose che si facevano largo nel prato al mio fianco, e un vecchio cimitero militare Britannico alla fine della strada - leggere dei tentativi di Klemperer di sopravvivere a Dresda con sua moglie Eva mentre i Nazisti andavano stringendo la morsa sui quartieri Ebraici.

Ancor più intrigante era stato scoprire che l'infinitamente eroico Klemperer, un cugino del grande direttore d'orchestra [Otto Klemperer (1885 - 1973) [N.d.T.], aveva mostrato grande compassione nei confronti degli Arabi Palestinesi degli anni 30 che temeva avrebbero perduto la propria terra nativa per far posto ad uno stato Ebraico.

“Non posso farne a meno”, scrive Klemperer il 2 Novembre del 1933, 9 mesi dopo che Hitler è diventato il Cancelliere della Germania. “Simpatizzo con gli Arabi che sono in rivolta (in Palestina) e la cui terra viene 'comprata'. Un destino Rosso Indiano [riferito alle popolazioni native delle Americhe N.d.T.], dice Eva”.

Ancor più devastante è la critica di Klemperer nei confronti del Sionismo - che non si placa neanche dopo che Hitler ha dato il via all'Olocausto degli Ebrei d'Europa. “Secondo me”, scrive nel Giugno del 1934, “ i Sionisti, che vogliono riportare in vita lo stato Ebraico del 70 Avanti Cristo...sono tanto offensivi quanto i Nazisti. Con la loro ricerca del sangue, le loro antiche 'radici culturali', il loro tentativo, in parte ipocrita e in parte ottuso, di riportare indietro il mondo, i Sionisti nel complesso sono già impegnati a competere con i Nazionalsocialisti...”

Tuttavia la lettura del resoconto giorno per giorno di Klemperer sull'Olocausto, sulle crudeltà della locale Gestapo di Dresda, sul suicidio di Ebrei come gli viene ordinato di unirsi ai trasporti diretti verso est, oltre alla sua prematura scoperta di quel che sta accadendo ad Auschwitz - Klemperer sentì parlare di quello che è il più infame dei campi di sterminio Tedeschi addirittura già nel Marzo del 1942, anche se comprese quale fu la portata dello sterminio di massa solo durante gli ultimi mesi della guerra - fa provare un profondo senso di rabbia nei confronti di chiunque possa negare la realtà del genocidio degli Ebrei.

Essere immerso nella lettura di questi diari mentre il treno della RER mi porta all'aereoporto Charles de Gaulle - passando attraverso l'architettura Art Deco degli anni 30 della stazione Drancy dove gli Ebrei Francesi venivano portati dalle loro stesse forze di polizia prima di essere trasportati ad Auschwitz - mi fa desiderare di poter essere in viaggio con il Presidente dell'Iran Ahmadinejad.

Questo perchè Ahmadinejad è stato colui che ha definito l'Olocausto degli Ebrei un “mito”, e ha annunciato in maniera ostentata l'organizzazione di una conferenza - da tenersi a Tehran naturalmente - per scoprire la verità sul genocidio di sei milioni di Ebrei, un evento che ogni storico che sia sano di mente riconosce essere una delle terribili realtà del ventesimo secolo, questo naturalmente assieme all'Olocausto di un milione e mezzo di Armeni nel 1915.



La miglior risposta che è stata data alle assurdità infantili di Ahmadinejad è venuta dall'ex presidente dell'Iran Khatami, il solo onorabile leader Mediorientale dei nostri tempi, il cui rifiuto di controbattere la violenza dei suoi stessi sostenitori ha condotto inevitabilmente e tristemente al declino della sua “società civile”, per mano dei suoi più spietati oppositori clericali. “La morte di anche un solo Ebreo è un crimine”, ha affermato Khatami, distruggendo così con una sola sentenza la bugia che il suo successore stava provando a propagare.

In verità, le sue parole simbolizzano qualcosa di più importante, ossia che l'importanza e la malvagità dell'Olocausto non dipendono dall'identità Ebraica delle vittime. Il carattere spaventoso e malvagio dell'Olocausto sta nel fatto che le vittime erano degli esseri umani - tanto come lo siamo tu ed io.

Come possiamo persuadere i Musulmani del Medio Oriente di questa semplice Verità ? Ho pensato che la lettera che il capo del Comitato degli Ebrei Iraniani, Haroun Yashayaie, ha scritto a Ahmadinejad fornisce parte della risposta. “L'Olocausto non è un mito tanto quanto non lo è il genocidicio imposto da Saddam [Hussein] a Halabja o il massacro di [Ariel] Sharon di Palestinesi e Libanesi nei campi di Sabra e Chatila,” ha scritto Yashayaie - che rappresenta i 25.000 Ebrei dell'Iran.

Notate che qui non viene fatto alcun tentativo di enumerare i paragoni tracciati. L'assassinio di sei milioni di Ebrei è numericamente un crimine assai più grande delle migliaia di Kurdi che vennero uccisi dai gas a Halabja o dei 1700 Palestinesi assassinati dalla Falange Libanese alleata di Israele a Sabra e Chatila nel 1982. Ma la lettera di Yashayaie traccia un differente tipo di parallelo: la pena che la negazione della storia causa ai suoi sopravvissuti.

Ho sentito Israeliani negare il coinvolgimento del loro esercito nei massacri di Sabra e Chatila - nonostante che l'inchiesta ufficiale della stessa Israele abbia provato che Ariel Sharon fu il mandante degli assassini nei campi - e ricordo come la CIA inizialmente avesse sollecitato le ambasciate Statunitensi ad accusare l'Iran per il lancio di gas a Halabja.

A dire la verità, è facile trovare degli esempi in una delle più grandi bugie messa in circolazione contro i 750.000 Palestinesi che furono costretti a fuggire dalla propria terra nel 1948: ossia che alcune stazioni radio Arabe gli ordinarono di lasciare le loro case fino a quando gli Ebrei non fossero stati “cacciati in mare” - quando sarebbero potuti tornare a riprendere possesso della propria proprietà. Gli stessi ricercatori accademici Israeliani hanno provato che non ci fu alcuna trasmissione radio e che i Palestinesi abbandonarono le loro terre - vittime di quella che oggi definiremmo pulizia etnica - dopo una serie di massacri compiuti dalle forze Israeliane, specialmente nel villaggio di Deir Yassin, che si trova appena fuori Gerusalemme. Quindi cosa c'è da imparare dal secondo volume dei diari di Klemperer ? Dopo aver saputo dalla Gestapo che lui e sua moglie Eva erano in procinto di venir trasportati ad est verso il loro destino di morte, la RAF attaccò Dresda e, fra le migliaia di civili consumati dalla tempesta di fuoco del Febbraio del 1945, furono anche gli archivi della Gestapo ad andare in fiamme. Tutti i documenti riguardanti l'esistenza di Klemperer vennero inceneriti, come quelli degli Ebrei che li avevano preceduti ad Auschwitz. Allora la coppia si levò di dosso le stelle Ebraiche e cominciò a vagabondare per la Germania, senza alcun documento, come fossero rifugiati, fino a quando trovarono la salvezza dopo la resa dei Nazisti.

Poco prima di essere liberati, mostrarono compassione verso tre confusi soldati Tedeschi che si erano persi nelle foreste della loro nazione. E anche durante i momenti peggiori, mentre erano in attesa di sentir suonare il campanello di casa e di vedersi arrivare la Gestapo a perquisire l'abitazione a Dresda e a notificargli il loro destino, Klemperer fu capace di scrivere nel suo diario quello che ogni giornalista e ogni storico dovrebbe imparare con il cuore: “Non esiste alcun rimedio contro la verità del linguaggio.”

Robert Fisk
Fonte: http://news.independent.co.uk
Link: http://news.independent.co.uk/world/fisk/article355019.ece
1.04.06

Traduzione a cura di MELEKTRO per www.radioforpeace.info

visto su: www.comedonchisciotte.net

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