«Eliminare 4 miliardi di uomini»
Ed ha proposto le varie soluzioni possibili al problema.
Ha ordinato: «prossima diapositiva», e sullo schermo dietro di lui è apparso un quadro dei Quattro Cavalieri dell’Apocalisse.
Due di questi cavalieri, ha scherzato Pianka (decisamente era di buon umore) non sono «efficienti». La «fame» e la «guerra» non servono al nostro scopo.
Pianka ha lodato la politica cinese del figlio unico, con sterilizzazione forzata delle donne che infrangono la norma: «dovremmo sterilizzare ognuno sul pianeta», ha esclamato: «se no, gli incoscienti erediteranno la terra» (applausi, risate).
Ma la sua preferenza va al cavaliere della «peste»: una qualche forma di pandemia è quel che ci vuole per uccidere rapidamente miliardi di persone.
Nuova diapositiva: file di teschi umani.
L’influenza aviaria?
Magari scoppiasse, ma ancora non basterebbe (risate dal pubblico).
L’Aids?
Decisamente troppo lento.
Il primato dell’efficienza va all’Ebola: è straordinariamente letale e uccide in giorni, non in anni.
«Si diffonde per via aerea e ammazza il 90 % degli infettati. Pensateci», ha detto sognante.
Di fatto - ma questo lo zoologo non l’ha detto - l’Ebola è «troppo» letale: il virus uccide così rapidamente, da essere «auto-spegnente».
In questo memorandum, Henry Kissinger proponeva: «lo spopolamento (depopulation) dovrebbe divenire la prima priorità della politica USA verso il Terzo Mondo». Ciò perché «l’economia USA richiederà grandi e crescenti quantità di materiale minerario dall’estero, e specialmente dai Paesi meno sviluppati», la cui instabilità politica cresce con l’esplosione demografica. «Poichè la diminuzione della popolazione può accrescere la stabilità, la politica demografica diventa rilevante riguardo alle risorse, forniture e interessi economici degli USA». Kissinger trasformò poi questo memorandum in un vero manifesto ambientalista per il presidente (Jimmy Carter) che si chiamava «Global 2000»: dove tra l’altro si contemplava la scarsità alimentare programmata per spopolare il terzo mondo. L’idea di una eliminazione demografica forzata è da allora più volte riemersa. Il celebre Jacques Cousteau disse nel 1991 che «il danno che la gente impone al pianeta è in proporzione alla demografia e anche allo sviluppo. Un americano aggrava l’ecografia terrestre più di venti abitanti del Bangladesh. Il danno è direttamente proporzionale al consumo, e la nostra società avanza verso consumi sempre maggiori e superflui. E’ un circolo vizioso paragonabile al cancro». Ma dopo queste frasi condivisibili, Cousteau aggiungeva: «per stabilizzare la popolazione mondiale, dobbiamo eliminare 350 mila persone al giorno. E’ una cosa terribile a dirsi, ma è anche peggio non dirla».
Qualche anno fa si scoprì che Sir Macfarlane Burnet, premio Nobel per la medicina nel 1960, aveva consigliato già nel 1949 il ministero australiano della Difesa di sviluppare armi biologiche contro le coltivazioni indonesiane per diffondere malattie: l’Australia temeva un’invasione di emigranti dalla sovrappopolata Indonesia.
Era possibile sviluppare epidemie di tipo tropicale, diceva lo scienziato, da cui la più temperata Australia sarebbe rimasta immune. Egli raccomandava l’introduzione di patogeni intestinali endogeni «che in un Paese con bassi servizi sanitari può innescare un’ampia disseminazione, per esempio attraverso l’acqua contaminata».
Anche «l’introduzione della febbre gialla» era raccomandata: «in un paese con i vettori-zanzara appropriati, può montare una epidemia disabilitante prima che siano messe in atto le misure di controllo».
Macfarlane Burnet ha ricevuto il Nobel proprio per i suoi studi sulla selezione clonale, che hanno aperto la strada all’ingegneria genetica.
Il rapporto di Macfarlane Burnet non era stato accolto.
I politici, allora, erano meno folli degli scienziati.
Il documento era rimasto segretato negli archivi nazionali australiani: lo ha scoperto nel 1998 Philip Dorling, uno storico di Canberra.
Maurizio Blondet
Note
1) Paul Joseph Watson, «Top scientist advocates mass culling of 90% human population», PrisonPlanet, 3 aprile 2006.
2) Le vittime dell’Ebola infatti sanguinano copiosamente da ogni orifizio corporeo. Il virus funziona liquefacendo gli organi interni; dissolve letteralmente il corpo malato, fra atroci dolori.
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