Influenza aviaria: l'industria avicola all'origine della crisi
Un rapporto GRAIN stabilisce che l’industria avicola mondiale è all’origine della crisi dell’influenza aviaria.
I piccoli allevamenti avicoli e gli uccelli selvatici sono ingiustamente ritenuti responsabili dell’influenza aviaria che affligge attualmente più parti del mondo. Un nuovo rapporto del GRAIN mostra come, all’origine del problema, vi sia l’industria avicola multinazionale che dovrebbe essere al centro delle azioni svolte per dominare il virus.
L’espansione della produzione avicola industriale e delle reti commerciali hanno creato le condizioni ideali alla comparsa ed alla trasmissione di virus mortali come il ceppo H5N1 dell’influenza aviaria. Una volta penetrati negli allevamenti industriali sovrappopolati, i virus possono rapidamente divenire mortali, e svilupparsi. L’aria, viziata dal carico virale, è trasportata per chilometri, a partire dalle fattorie infettate, mentre le reti degli scambi commerciali integrati spandono la malattia attraverso i numerosi trasporti di uccelli vivi, di pulcini, di carne, di piume, di uova, di letame di volatili e di alimenti per animali.
"Tutto il mondo si focalizza sugli uccelli migratori e sui polli da cortile come se fossero il problema" indica Devlin Kuyek di GRAIN. "Ma non sono gli effettivi vettori della forma fortemente patogena dell’influenza aviaria. Il virus li uccide, ma è poco probabile che siano loro a propagarlo".
Per esempio, in Malesia , il tasso di mortalità per l’H5N1 nei polli dei villaggi è solamente del 5%, il che indica che il virus ha una certa difficoltà a propagarsi nei piccoli allevamenti di pollame. Le manifestazioni dell’H5N1 nel Laos, che è circondato da paesi infetti, si sono prodotte solo in alcune fattorie industriali del paese, che sono rifornite da stabilimenti di incubazione tailandesi. I soli casi di influenza aviaria nei volatili da cortile, che coprono più del 90% della produzione del Laos, si sono prodotti nelle vicinanze di fattorie industriali.
I governi dei paesi dell’Unione Europea hanno risposto alla scoperta di uccelli (cigni, oche e anatre) morti infettati con misure severe, che obbligano a tenere chiusi i volatili. Adesso, sono piuttosto seccati, in quanto la prima e sola manifestazione significativa di contaminazione di volatili domestici si è manifestata in un grosso allevamento industriale di tacchini in Francia, dove gli 11.000 volatili erano confinati, totalmente separati dagli uccelli selvatici.
"Sembra sempre più evidente, come si è visto nei Paesi Bassi nel 2003, in Giappone nel 2004, in Egitto nel 2006, che l’influenza aviaria mortale si manifesti nelle grosse fattorie industriali e che, in seguito, si propaghi" spiega Kuyek.
Il caso nigeriano di contaminazione che si è manifestato all’inizio dell’anno è iniziato in una sola fattoria industriale, appartenente ad un membro del Consiglio dei Ministri, lontana dagli assi principali degli spostamenti degli uccelli migratori e conosciuta per importare uova da cova irregolari. In India, le autorità locali indicano che il virus H5N1 è apparso e si è espanso a partire da una fattoria industriale che appartiene alla più grande compagnia avicola: gli allevamenti Venkateshwara.
La questione cruciale è di sapere perché i governi e le agenzie internazionali, come l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), non facciano nulla per investigare sulla maniera in cui le fattorie industriali e i loro sotto prodotti, come l’alimentazione per animali ed il letame, propaghino il virus. Invece di fare questo, si servono della crisi come un’occasione per industrializzare di più il settore avicolo. Le iniziative si moltiplicano per proibire i volatili all’aperto, per escludere i piccoli produttori e per riapprovvigionare le fattorie con polli geneticamente modificati. La rete delle complicità con l’industria presa sembra totale.
"Gli agricoltori perdono i loro mezzi di sostentamento, i polli locali vengono eliminati e alcuni esperti dichiarano che siamo all’alba di una nuova epidemia umana che potrebbe uccidere milioni di persone" conclude Kuyek. "Quando i governi realizzeranno che, per proteggere gli uccelli e le persone contro l’influenza aviaria, devono proteggerli contro l’industria avicola mondiale?"
Leggere il rapporto:
"Chi fa le spese della situazione? Il ruolo centrale dell’industria avicola nella crisi dell’influenza aviaria"
www.grain.org/briefings/?id=195
GRAIN è un’organizzazione non governativa internazionale (ONG) il cui scopo è di promuovere la gestione e l’utilizzo durevole della biodiversità agricola, fondati sul controllo esercitato dai popoli sulle risorse genetiche e le conoscenze locali.
Fonte: www.mondialisation.ca
Traduzione di GIORGIA per www.comedonchisciotte.org
I piccoli allevamenti avicoli e gli uccelli selvatici sono ingiustamente ritenuti responsabili dell’influenza aviaria che affligge attualmente più parti del mondo. Un nuovo rapporto del GRAIN mostra come, all’origine del problema, vi sia l’industria avicola multinazionale che dovrebbe essere al centro delle azioni svolte per dominare il virus.
L’espansione della produzione avicola industriale e delle reti commerciali hanno creato le condizioni ideali alla comparsa ed alla trasmissione di virus mortali come il ceppo H5N1 dell’influenza aviaria. Una volta penetrati negli allevamenti industriali sovrappopolati, i virus possono rapidamente divenire mortali, e svilupparsi. L’aria, viziata dal carico virale, è trasportata per chilometri, a partire dalle fattorie infettate, mentre le reti degli scambi commerciali integrati spandono la malattia attraverso i numerosi trasporti di uccelli vivi, di pulcini, di carne, di piume, di uova, di letame di volatili e di alimenti per animali.
"Tutto il mondo si focalizza sugli uccelli migratori e sui polli da cortile come se fossero il problema" indica Devlin Kuyek di GRAIN. "Ma non sono gli effettivi vettori della forma fortemente patogena dell’influenza aviaria. Il virus li uccide, ma è poco probabile che siano loro a propagarlo".
Per esempio, in Malesia , il tasso di mortalità per l’H5N1 nei polli dei villaggi è solamente del 5%, il che indica che il virus ha una certa difficoltà a propagarsi nei piccoli allevamenti di pollame. Le manifestazioni dell’H5N1 nel Laos, che è circondato da paesi infetti, si sono prodotte solo in alcune fattorie industriali del paese, che sono rifornite da stabilimenti di incubazione tailandesi. I soli casi di influenza aviaria nei volatili da cortile, che coprono più del 90% della produzione del Laos, si sono prodotti nelle vicinanze di fattorie industriali.
I governi dei paesi dell’Unione Europea hanno risposto alla scoperta di uccelli (cigni, oche e anatre) morti infettati con misure severe, che obbligano a tenere chiusi i volatili. Adesso, sono piuttosto seccati, in quanto la prima e sola manifestazione significativa di contaminazione di volatili domestici si è manifestata in un grosso allevamento industriale di tacchini in Francia, dove gli 11.000 volatili erano confinati, totalmente separati dagli uccelli selvatici.
"Sembra sempre più evidente, come si è visto nei Paesi Bassi nel 2003, in Giappone nel 2004, in Egitto nel 2006, che l’influenza aviaria mortale si manifesti nelle grosse fattorie industriali e che, in seguito, si propaghi" spiega Kuyek.
Il caso nigeriano di contaminazione che si è manifestato all’inizio dell’anno è iniziato in una sola fattoria industriale, appartenente ad un membro del Consiglio dei Ministri, lontana dagli assi principali degli spostamenti degli uccelli migratori e conosciuta per importare uova da cova irregolari. In India, le autorità locali indicano che il virus H5N1 è apparso e si è espanso a partire da una fattoria industriale che appartiene alla più grande compagnia avicola: gli allevamenti Venkateshwara.
La questione cruciale è di sapere perché i governi e le agenzie internazionali, come l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), non facciano nulla per investigare sulla maniera in cui le fattorie industriali e i loro sotto prodotti, come l’alimentazione per animali ed il letame, propaghino il virus. Invece di fare questo, si servono della crisi come un’occasione per industrializzare di più il settore avicolo. Le iniziative si moltiplicano per proibire i volatili all’aperto, per escludere i piccoli produttori e per riapprovvigionare le fattorie con polli geneticamente modificati. La rete delle complicità con l’industria presa sembra totale.
"Gli agricoltori perdono i loro mezzi di sostentamento, i polli locali vengono eliminati e alcuni esperti dichiarano che siamo all’alba di una nuova epidemia umana che potrebbe uccidere milioni di persone" conclude Kuyek. "Quando i governi realizzeranno che, per proteggere gli uccelli e le persone contro l’influenza aviaria, devono proteggerli contro l’industria avicola mondiale?"
Leggere il rapporto:
"Chi fa le spese della situazione? Il ruolo centrale dell’industria avicola nella crisi dell’influenza aviaria"
www.grain.org/briefings/?id=195
GRAIN è un’organizzazione non governativa internazionale (ONG) il cui scopo è di promuovere la gestione e l’utilizzo durevole della biodiversità agricola, fondati sul controllo esercitato dai popoli sulle risorse genetiche e le conoscenze locali.
Fonte: www.mondialisation.ca
Traduzione di GIORGIA per www.comedonchisciotte.org
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