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18 giugno 2006

Normali cronache del Quarto Reich

di Maurizio Blondet


Dima Hani Asanin, 7 anni. Ci sono volute due ore di intervento chirurgico per rimuovere gli shrapnel dalla sua schiena. © 2006 Marc Garlasco/Human Rights Watch



GAZA - Una famigliola sulla spiaggia di Gaza che fa il picnic; una nave da guerra israeliana compare nel mare e la bombarda.Sette morti di tre generazioni, fra cui tre bambini.E’ accaduto il 9 giugno, ma naturalmente, poiché il forte ha tutta la forza, anche quella di imporre sui media la sua menzogna, la verità è oscurata dalla versione del malvagio regime giudaico: «forse» è stato Hamas, questi islamici sono folli e irrazionali.Invece il più ovvio cui prodest salta agli occhi: Hamas, il gruppo «terrorista», l’irrazionale, stava comportandosi in modo fin troppo ragionevole e moderato.Da 18 mesi mantiene una tregua unilaterale, nonostante i continui attacchi, assassinii e provocazioni israeliane, nonostante lo strangolamento economico e la miseria crescente.Ha persino proposto una tregua di mezzo secolo, purchè Israele accedesse a qualche negoziato coi palestinesi.Contrariamente alla menzogna infinitamente ripetuta Ismail Hanyeh, il capo del governo di Hamas, legittimato dal voto del suo popolo, s’è impegnato a riconoscere lo Stato ebraico, purchè esso riconosca il diritto all’esistenza di uno Stato palestinese, e torni nei confini del 1967 come ripetutamente richiesto dall’ONU e dal diritto internazionale.
Ma Israele non vuole negoziare, né tornare nei suoi confini, vuole continuare e rubare terra,a tenerla tutta per sé.Occorreva spingere Hamas a rompere la tregua, a rinunciare alla sua ragionevolezza e dignità.Il massacro sulla spiaggia di Gaza serviva appunto a questo, a provocare la «follia», l’«irrazionalità» del governo «terrorista». Non c’è atteggiamento sottomesso, non c’è cedimento che possa placare il feroce regime del cannone e della menzogna.Da cinque mesi Israele ruba ai palestinesi 60 milioni di dollari mensili che spettano loro come pagamento dei dazi doganali.«Mettere i palestinesi a dieta dimagrante», come cinicamente ha riso Dov Weisglass, consigliere di Olmert.E non contenti, gli ebrei americani hanno spinto la camera americana dei rappresentanti, il 23 maggio, a tagliare i fondi anche alle organizzazioni non-governative che ancora provvedono un estremo, insufficiente soccorso vitale agli assediati di Gaza.Con 361 voti contro 37: onore a quei 37 coraggiosi.Coraggioso anche il giornalista John Pilger: questo assedio, che configura una punizione collettiva e dunque un crimine contro l’umanità, condannato dalle convenzioni di Ginevra, è identico allo strangolamento del ghetto di Varsavia operato dal Terzo Reich durante l’occupazione della Polonia.
Nulla sarà possibile fare per i morenti e gli affamati, se non si raggiunge la consapevolezza che quello israeliano è il Quarto Reich, il Reich del nostro oggi, contro cui siamo continuamente incitati a «vegliare» e che, invece, lasciamo agire sotto i nostri occhi.Occhi accecati, perché il nuovo, razziale, spietato Reich super-armato e nucleare diffonde nel mondo la sua menzogna invincibile, quasi ipnotica: là dove ci sono arsenali di 2-300 atomiche, persecuzioni dei deboli e orrende angherie, vediamo un piccolo debole Stato «minacciato nella sua stessa esistenza» che «deve pur difendersi».La menzogna ipnotica riesce a seppellire persino la realtà più evidente: le angherie contro i palestinesi di Gaza sono, anzitutto, una guerra contro bambini.La metà della popolazione palestinese concentrata nella esigua striscia ha meno di 15 anni.La menzogna del regime terrorista ebraico e globale ha persino cancellato il rapporto scritto dall’insospettabile British Medical Journal nel 2004 sulle condizioni in cui quei bambini vivevano già prima dello strangolamento in atto.Pilger ne cita qualche passo.«Due terzi dei 621 bambini uccisi [dagli israeliani] ai posti di blocco, sulla via per andare a scuola o nelle loro case sono stati uccisi da colpi d’arma portatile, nella metà dei casi diretti alla testa, al torace, al collo: colpi da cecchino».
Ancora: con la costruzione del «muro», «97 posti sanitari di intervento primario e 11 ospedali sono isolati dalla popolazione che servivano».E viene descritto un caso come tipico: «un uomo che abita in un villaggio presso Qalqilya, ora murato, s’è avvicinato al posto di blocco con una sua figlia gravemente malata fra le braccia, scongiurando i soldati di lasciarlo passare per portarla all’ospedale. I soldati l’hanno respinto». Il Terzo Reich, non l’abbiamo visto coi nostri occhi.Ma ci hanno descritto con tanti particolari la sua ferocia spietata e fredda, tanto ci hanno sollecitato a «vegliare» su ogni segno del suo ritorno possibile, che dovremmo riconoscerlo in quel che avviene a Gaza, sotto i nostri occhi, solo che li apriamo per un momento.Là cecchini della razza eletta si divertono a sparare al collo, alla testa e al petto di bambini che vanno a scuola. Là, insensibili SS del nuovo tipo respingono freddamente un padre con la sua bambina malata in braccio.Là si mette alla fame un’intera popolazione circondata da un muro, senza la minima luce di umanità.Là, assistiamo alle manifestazioni di un odio inimmaginabile, senza resipiscenza né un momento di compassione, frutto evidente di una dottrina ideologica malvagia e mostruosa.
Come possiamo chiamare quell’odio razziale?Io credo che non si debba esitare - visto che ne è vittima una popolazione araba - a chiamarlo col suo nome: antisemitismo.E omicida, per giunta.La sola novità è che oggi, il Quarto Reich ha il potere di bollare di «antisemita» chi ne denunciai crimini e le atrocità.Un quarto dei bambini di Gaza sotto i cinque anni sono in stato di malnutrizione acuta o cronica. Uno su quattro: non è lì la nuova Auschwitz della nostra generazione?Gaza è un lager murato a cielo aperto, dove i carcerieri nemmeno distribuiscono le razioni; se le devono procurare i prigionieri, come possono.Sotto i continui boati supersonici dei jet o delle speciali armi escogitate per non far dormire i prigionieri, per tenerli in uno stato continuo di terrore.Un’innovazione ingegnosa, rispetto ad Auschwitz.Il dottor Khalid Dahlan, uno psichiatra che ha organizzato un centro di assistenza psicologica per bambini a Gaza, dice: «Il 99,2 % dei bambini che soccorriamo ha avuto la sua casa distrutta coi bulldozer o bombardata; il 96,6 % ha assistito a una sparatoria; il 97,5 % ha respirato gas lacrimogeni. Un terzo di loro ha visto un familiare o un vicino ferito o ucciso. E tutti sono fortemente traumatizzati».
Il sonno di questi bambini è un susseguirsi di incubi e terrori notturni.Spesso sognano di essere dottori e infermieri, «e di aiutare gli altri»; più spesso, specie dopo un attacco israeliano alle case e ai parenti, si vedono come terroristi suicidi.I loro piccoli cuori sono scissi fra il culto dei «martiri» palestinesi e una malata ammirazione per il nemico: «i soldati israeliani sono fortissimi, ed hanno gli Apaches», dicono questi bambini.Forse, se diverranno adulti (non è garantito), saranno la generazione che coronerà il progetto di Israele: mutare la società palestinese, nonostante tutto ancora civile, in un serraglio di belve che si dilaniano tra loro.Lo dice il professor Karma Nabulsi, palestinese docente ad Oxford: «guardate all’Iraq di oggi: è questo che hanno in serbo per noi. Una società alla Hobbes [homo homini lupus], anarchica e lacerata fra milizie e bande, fra fanatici religiosi e tribalismi etnici, manovrata da collaborazionisti cooptati».Anche i bambini dell’Iraq - che prima di essere «liberato» dava ai suoi figli la migliore situazione sanitaria del mondo islamico - soffrono infatti di malnutrizione cronica: uno su quattro di quelli fra i sei mesi e i cinque anni.
Secondo la ONG europea Saving Children from War, «la mortalità infantile è aumentata del 30 % rispetto al regime di Saddam Hussein», anche rispetto al decennio delle sanzioni.I neonati muoiono negli ospedali senza più ventilatori, o a causa dell’acqua ridiventata malsana.I ragazzini muoiono perché trovano bombe americane inesplose, o moriranno perché giocano nelle sabbie contaminate da uranio impoverito.John Pilger parla di bambini che a Gaza fanno un gioco pericoloso: con pezzi di legno inchiodati insieme formano lunghe aste di bandiere, e salendo l’uno sulle spalle dell’altro cercano di salire tanto, da poter agitare quelle lunghe bandiere perché siano visibili al di là del muro, alto da 8 a 13 metri.Bandiere palestinesi si agitano così, in mani di bambini.Sono per noi, per segnalarci che ci sono ancora, che sono ancora vivi, che hanno bisogno di aiuto.Ma noi non vediamo, naturalmente.Leggo che anche il nostro ex capo del Parlamento, Casini il democristiano, si è detto «convinto» da un colloquio con Oriana Fallaci, odiatrice della razza inferiore.Evidentemente, la «convinzione» implica il passare dalla parte dei persecutori, il che è vantaggioso, visto che sono loro oggi a dettare chi può governare e chi no in tutto il mondo.Lo sterminio che avviene sotto i nostri occhi, non è così «convincente».
Ci hanno raccontato che i tedeschi, dopo la caduta del Terzo Reich, sui lager dicevano: «non sapevamo».Ci hanno detto di stare attenti, attentissimi, a quelli che fanno finta di non vedere l’atrocità; di deplorare i papi che «tacquero» sul genocidio.Oggi tanti, troppi e Papi compresi, sono sicuri che non saranno mai chiamati a giustificarsi, né dovranno dire «non sapevamo», perché sanno che il Quarto Reich è infinitamente più forte, invincibile, e mai troverà la sua Norimberga; il vero unico Reich millenario, lo Stato messianico della promessa.Ma c’è qualcosa che mi convince che costoro si sbagliano, che il Quarto Reich cadrà, e avrà la sua Norimberga.E confonderà tutti quelli che «non sapevano», non «avranno visto», non «potevano credere che si giungesse a tanto».Nel settembre 2005, come forse qualcuno ricorderà, il generale israeliano Doron Almog che stava atterrando a Londra non potè scendere dall’aereo: poliziotti inglesi lo aspettavano sotto la scaletta per incriminarlo di crimini contro l’umanità, su mandato del giudice britannico Timothy Workman e su istanza di palestinesi, che accusavano Almog della distruzione deliberata di 59 case, per rappresaglia, nella zona di Rafah a Gaza nel 2002.
Pochi mesi dopo, il comandante responsabile per il lager di Gaza, generale Aviv Kochavi,è stato consigliato dall’avvocatura militare ebraica di non andare in Gran Bretagna per il rischio di arresto.Ora, il periodico The Jewish Week (1) informa che la cosa sta prepccupando il Quarto Reich, perché «altre nazioni europee, Francia, Spagna, Svezia e Danimarca hanno leggi simili, basate sul cosiddetto principio di giurisdizione universale, per le quali gli accusati di crimini contro l’umanità possono essere perseguiti anche se non sono cittadini del Paese in cui vengono denunciati, e se il crimine è avvenuto in un Paese terzo».Si tratta delle stesse leggi volute dagli ebrei «dopo i processi di Norimberga», allo scopo di garantire che «i criminali nazisti fossero perseguiti dovunque e senza termini di prescrizione».Adolf Eichman fu catturato in Sudamerica e processato, nel 1961, in base a questo diritto giudaico universale.Che ora rischia di ritorcersi contro i nazisti di Sion.Sicchè, dice il settimanale ebraico, «i diplomatici israeliani stanno lavorando dietro le quinte [come d’uso] per convincere i Paesi europei ad emendare le loro legislazioni» su questo punto.Sono in corso «colloqui, in genere senza pubblicità».
Un caso esemplare viene citato, quello del Belgio.«Nel 1993, il Paese varò una legge che consentiva a chiunque di perseguire penalmente contro chiunque fosse sospetto di crimini contro l’umanità… contrariamente alla legge britannica, quella belga permetteva di spiccare mandato di cattura contro gli individui accusati anche se si trovavano fuori del Paese e non erano mai entrati nello spazio giuridico» belga.Nel 2001, una ventina di sopravvissuti al massacro nei campi di rifugiati palestinesi di Sabra e Chatila elevarono in Belgio formale accusa di sterminio contro Sharon ed altri ufficiali ebraici. Israele e «diplomatici americani» fecero dure pressioni (dietro le quinte) sul Belgio.Nel 2003 la legge fu cambiata: oggi, i giudici belgi possono incriminare di crimini contro l’umanità solo residenti in Belgio.Un mese fa, la ministra degli Esteri sionista Tzipi Livni ha incontrato, per fare le opportune pressioni, il collega britannico Kim Howells, che ha assicurato una soluzione «rapida». Il guaio, dice Jewish Week, è che alcuni Paesi non possono essere facilmente «convinti» a storcere il diritto anti-nazi voluto dagli ebrei.La Spagna per esempio, con tutta la buona volontà di obbedire alle pressioni, si trova con una sentenza della Corte Suprema che nel 2003 ha sancito, modificando le precedenti disposizioni, che un criminale di guerra va perseguito anche se non cittadino del Paese, e se ha commesso i crimini in un Paese estraneo.
La disposizione mirava a punire elementi della dittatura di destra del Guatemala: ma il diritto non talmudico ha questo di sgradevole, che una volta enunciato, si applica erga omnes.Non sono previste eccezioni per la razza eletta e superiore.Se non, si capisce, dietro le quinte e senza pubblicità.«E’ una faccenda che oggi non pone un pericolo immediato, ma che ci danneggia», ammette un anonimo alto grado giudaico: «queste cause si accumulano, e creano la sensazione falsa che Israele sia uno Stato senza diritto».Così, sono in corso numerose altre opere di «convinzione» dietro le quinte.Non si dubita che i nostri politici siano più che disposti a sanare la sgradevole situazione.Ma questo non dice solo che il Quarto Reich già sporca tutti noi, ci fa suoi complici, macchia e inquina la nostra civiltà, e persino le nostre religioni europee; al punto da chiedersi se sopravviveranno alle rivelazioni della futura Norimberga, quando il tribunale della storia chiederà dov’erano e perché hanno taciuto.Perché la Norimberga verrà, e lo dice proprio la frenetica attività dietro le quinte della nota lobby: «loro» sanno bene quello che stanno facendo, quanto stanno mentendo.
Loro stanno cercando di far sparire le tracce delle fosse comuni.Loro si allarmano di essere un giorno scoperti, e chiamati a rispondere dello sterminio dei bambini e delle generazioni irachene.Una incrinatura invisibile esiste nell’anima di costoro; e già mina il loro potere invincibile.Come previde Isaia, a proposito di coloro che si sentono sicuri perché «dicono: con lo sceol abbiamo fatto un patto, abbiamo preso rifugio nell’iniquità».La vostra colpa, disse il profeta, «sarà per voi come una crepa nascosta che gonfia un muro, e lo fa crollare - subitamente».Così avverrà, perché è infallibile la Voce che così ha parlato.La Voce che gridò: «Caino, che cos’hai fatto ad Abele tuo fratello?», non può essere fatta tacere né «convinta» con pressioni dietro le quinte, con l’imposizione di kippà, con cooptazioni senza pubblicità.Ma quel giorno, anche noi tutti saremo chiamati a rispondere: con lo sceol avete fatto un patto.


Note
1) Liel Leibowitz, «Israelis fear spread of war crimes cases», The Jewish Week, 2 giugno 2006.

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