L’influenza aviaria sul nido del cuculo
Dovremmo forse incolpare dell’influenza aviaria Madre Natura o Madre Avidità Umana? Ancora una volta, siamo di fronte al non regolamentato business agricolo
Alcuni giorni fa la Union of Concerned Scientists ha pubblicato un messaggio che informava su quanto segue: “Uno studio dell’organizzazione internazionale non governativa Grain sostiene che l’influenza aviaria venga diffusa principalmente dal commercio mondiale del pollame e non, come è stato suggerito in passato, dagli uccelli migratori o dal pollame ruspante. Inoltre, la produzione rinchiusa degli allevamenti industriali ha contribuito a trasformare questa malattia nella sua odierna forma letale. L’organizzazione ha seguito i movimenti dell’aviaria nel tempo e ha scoperto che non sono correlati alle rotte migratorie degli uccelli o alla posizione delle fattorie con pollame ruspante, ma alle reti commerciali integrate di pollame, uova, carne, pelli, concime e mangimi per animali. Il segretario del Dipartimento dell’Agricoltura Mike Johanns ha avvertito che l'influenza aviaria approderà sicuramente anche negli Stati Uniti”.
La comparsa di un articolo sul sito dell'agenzia Grain di biodiversità intitolato “Il caso dei polli: l'industria del pollame ricopre un ruolo centrale nella crisi dell’aviaria” è un’ulteriore conferma del fatto che le cose non sempre sono come vorrebbero farci credere. Forse le rondini migratrici e le sterne dell’artico alla fine non sono portatrici del virus dell’aviaria H5N1. C’è da chiedersi quindi perchè dobbiamo aspettare che sia la Union of Concerned Scientists ad informarci del fatto che questa malattia raramente si diffonde in piccoli stormi, mentre prende piede soprattutto nei grandi allevamenti industriali, dove i polli vengono cresciuti a tonnellate in pessime condizioni sanitarie, che li debilitano ed espongono facilmente al virus. Ancora una volta siamo di fronte al non regolamentato business agricolo.
Tutto questo non è altro che una nuova versione di una vecchia verità: non ci sono soldi, o perlomeno non abbastanza per la sanità. Dal punto di vista degli affari, la prevenzione delle malattie o dell'invalidità è un gioco insignificante, che si tratti di oche canadesi, o galline rosse di Rhode Island, o esseri umani. I grossi guadagni si fanno con le malattie: si fanno soldi facendo ammalare le persone con cibi cattivi, e ancora di più vendendo loro le medicine che serviranno poi a guarirli.
È lo stesso articolo di Grain a rivelare la sorprendente news che “uno degli ingredienti standard del cibo industriale per polli e per la maggior parte dei mangimi per animali da allevamento, è lo ‘strame’. Si tratta di un eufemismo per indicare tutto ciò che si trova sul pavimento degli allevamenti industriali e cioè escrementi, piume, lettiere e altro ancora.
La stessa carne di pollo, sotto l’etichetta di ‘sottoprodotto animale’, finisce nei mangimi industriali per polli. L'Organizzazione Mondiale della Sanità sostiene che l’influenza aviaria possa sopravvivere negli escrementi degli animali per 35 giorni e in un recente aggiornamento dei documenti relativi a questa malattia si fa riferimento al mangime come un possibile mezzo per la sua diffusione fra le fattorie. Anche le autorità russe lo hanno additato come fonte altamente sospetta dello scoppio di questo virus in un grande allevamento industriale nella regione del Kurgan, dove sono morti 460.000 uccelli. Tuttavia, da un punto di vista globale non è stato fatto niente per rafforzare i regolamenti o monitorare l’industria del mangime. Al contrario spesso sembra che siano proprio le industrie, e non i governi, a doversene occupare.
Di conseguenza, i cowboy del “non-recintateci” o “non-dateci-regole” dell’industria alimentare possono ucciderci allevando polli malati e possono uccidere i polli dando loro da mangiare mangime contaminato, che ovviamente sono loro a vendere. E voilà, ecco una pandemia! Tuttavia, esiste un altro modo per spremere profitti legittimi da questa malattia, che, nel caso in cui le più cupe previsioni si avverassero, potrebbe mandare in cielo uno su cinque di noi.
Si tratta di venderci medicine costose che non funzionano in caso di influenza aviaria: il farmaco in questione è il Tamiflu, che può curare l’influenza comune, ma non quella aviaria. Comunque, questo farmaco non viene prodotto abbastanza velocemente per soddisfarne la richiesta – e ci sono ordini in attesa fino al prossimo secolo.
Se questo non fosse già abbastanza divertente, l’agenzia Grain ha scoperto anche che Donald Rumsfeld è uno dei principali azionisti della Gilead Sciences, grande compagnia biofarmaceutica, che autorizza la vendita del Tamiflu. Che questo farmaco sia di bassissima utilità per chi soffre di influenza aviaria o no, è però sicuramente di grande profitto per il Segretario alla Difesa Usa: la Gilead infatti si aspetta di ricavare circa 118 milioni di dollari dalla sua vendita solo in quest'anno. Qualcuno qui ha fatto un grossissimo errore.Nicholas von Hoffman è autore de 'Il dizionario diabolico del business'.
Fonte: The Nation
Tradotto da Anna Lucca per Nuovi Mondi Media
Visto su: Nuovi Mondi Media
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