diverticolo

23 ottobre 2006

Nusciravan* e il contadino

Un giorno il re sasanide Cosroe Nusciravan andò a passeggio per il suo feudo a godersi la natura.
In una fattoria incontrò un vecchio contadino che con molto impegno e amore stava piantando nel terreno degli alberelli. Nusciravan si avvicinò al vecchio e gli domandò:
"Che cosa fai, buonuomo?"
Il contadino alzò gli occhi da terra e osservò con stizza l'uomo che gli aveva posto una simile inutile e sciocca domanda, e dato che non aveva mai visto il re pensò che dovesse essere qualcuno che non aveva mai avuto a che fare con il lavoro dei campi e rispose:
"Lo vedi bene bene quello che sto facendo! Ma se è il nome dell'albero che piantando che vuoi sapere, allora sappi che questo è un fico."
Al re piacque moltissimo la risposta del contadino, per il quale provò un'immediata e istintiva simpatia; decise pertanto di parlargli ancora per poterlo conoscere meglio.
Il re allora disse:
"Vedo che non sei più molto giovane e non credo che vivrai ancora a lungo. Perché pianti dei fichi? Sai bene che il fico impiega molto tempo per dare i suoi frutti; perché non hai piantato un albero che possa dare più velocemente i suoi frutti, in modo da poterli gustare pure tu? Come puoi pensare di poter mangiare i fichi degli alberi che con tanta fatica stai piantando e che dovrai curare con amore?"
Il vecchio, stupito per questa osservazione, continuò a pensare che lo sconosciuto non doveva avere mai visto la terra e che bisognava proprio spiegargli tutto. Così gli disse:
"Sì, è vero, il fico impiega molto tempo a dare i suoi frutti ed è molto probabile che io non riuscirò a mangiarli perché non ci sarò più, ma che vuol dire? Altri prima di me hanno seminato e curato, poi sono giunto io e ho mangiato il frutto del loro lavoro; ora io pianto l'albero e lo curo affinché altri domani possano mangiare e godere dei frutti. La vita è una catena e noi siamo gli anelli che lo formano, è chiaro. Ascolta questo vecchio proverbio: 'Hanno seminato e abbiamo mangiato, seminiamo e mangeremo'."
A Nusciravan le parole del contadino sembrarono più che mai sagge e belle e gli parve che il suo animo ne traesse un tale beneficio da sentirsi appagato. In quel momento arrivarono dei cortigiani che si inchinarono all'uomo e il contadino capì che colui con il quale aveva parlato sino a quel momento era nientemeno che il re e si vergognò un po' per il modo in cui gli aveva parlato, per non essere stato più umile e per avergli addirittura dato una lezione di vita. Il vecchio abbassò gli occhi mortificato. Nusciravan comprese l'imbarazzo del contadino e ordinò ai suoi servi di donargli la frutta più buona e gustosa di sua proprietà per dimostrargli la sua gratitudine per la lezione che aveva imparato.
Si racconta che il vecchio abbia vissuto ancora a lungo e sia riuscito a gustare i frutti dei suoi alberi e a portarne in dono al re .



* Nusciravan significa "anima serena"; fu un re sasanide morto nel 578. Famoso nei racconti persiani per la sua saggezza, fu soprannominato Cosroe Nusciravan il giusto.

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