diverticolo

22 ottobre 2006

«Il mondo non può ignorare l’esistenza dei LAOGAI»













Un condannato a morte qualche istante prima dell'esecuzione.

WASHINGTON - «Il mondo non può ignorare l’esistenza dei LAOGAI».
Con queste parole l’onorevole Nancy Pelosi, capogruppo del Partito Democratico al Congresso USA, ha aperto la Conferenza Internazionale su «I GULAG E I LAOGAI» che si è svolta a Washington il 4 maggio 2006.
La Conferenza è stata organizzata dalla FONDAZIONE LAOGAI e patrocinata dal Comitato dei Diritti Umani del Congresso USA, dall’Organizzazione «Freedom House» e dal Memoriale Robert F. Kennedy.
L’onorevole Pelosi ha anche ricordato l’approvazione della Risoluzione Wolf, da parte del Congresso USA, con una maggioranza di 413 voti a 1, lo scorso 16 dicembre.
La Risoluzione Wolf denuncia e condanna il sistema repressivo dei LAOGAI.
I LAOGAI sono in Cina i campi di concentramento - almeno mille, oggi - dove sono costretti a lavorare, in condizioni disumane, milioni di uomini, donne e bambini a vantaggio del Partito Comunista Cinese e di numerose multinazionali che investono o producono in Cina.
Nel suo intervento, Harry Wu, presidente della FONDAZIONE LAOGAI, ha ricordato al pubblico presente che, mentre i lager nazisti furono chiusi nel 1945 ed i GULAG sovietici sono in disuso dagli anni ‘90, i LAOGAI cinesi sono tuttora operanti.
Ha spiegato Harry Wu, che «i LAOGAI, creati da Mao Zedong nel 1950, furono organizzati e strutturati sul modello dei GULAG sovietici».
Il campo-prigione di Qincheng fu uno dei primi progettati e venne disegnato, costruito e finanziato con l’aiuto dell’Unione Sovietica.
«Almeno 50 milioni di cinesi hanno sofferto nei LAOGAI e milioni vi soffrono ancora oggi».


Harry Wu, nato a Shangai nel 1937, è stato detenuto in diversi LAOGAI per 19 anni.
Emigrato negli USA nel 1985, ha fondato la Fondazione di ricerca sui LAOGAI (Laogai Research Foundation) nel 1992 ed ha deciso di consacrare la sua vita alla ricerca ed alla diffusione di notizie sui LAOGAI e sulla continua violazione dei diritti umani in Cina.
La vita nei LAOGAI è tuttora orribile.
I pestaggi e le torture sono all’ordine del giorno.
Frequenti le scariche elettriche e la sospensione per le braccia.
Ricordiamo che Manfred Nowak, rappresentante della Commissione contro la tortura delle Nazioni Unite, che ispezionò, nel dicembre del 2005, alcune prigioni in Cina, denuncia il continuo abuso della tortura chiedendo al governo di Pechino anche di eliminare le esecuzioni capitali per crimini non violenti o per ragioni economiche.
Nel suo rapporto, del 10 marzo 2006, denuncia anche le confessioni estorte con la tortura.
Storici, scrittori ed esperti sono intervenuti durante la Conferenza su «I GULAG e i LAOGAI».


Lee Edwards, presidente della Fondazione delle vittime del comunismo, ha annunciato che la costruzione del monumento alle vittime del comunismo, stimate in circa 200 milioni, sarà iniziata questa estate a Washington, «perchè la verità passata e presente sui crimini del comunismo va raccontata e ricordata».
Joel Kotek, autore del libro «Il Secolo dei Campi», ha denunciato i LAOGAI.
La scrittrice e giornalista Anne Applebaum ha informato i presenti sulla struttura e la storia dei GULAG.
Dopo il 1989 gli archivi di Mosca hanno, infatti, fornito molte informazioni sul numero dei campi (476 sistemi di campi), sul numero dei detenuti dei GULAG (circa 29-30 milioni) e sul fatto che numerosi campi nazionalsocialisati, come Buchenwald e Sachsenhausen, furono riaperti dai sovietici ed usati per imprigionare oppositori politici e religiosi di numerose nazionalità.
Molte sono le somiglianze tra i GULAG ed i LAOGAI come la tortura, la denuncia degli amici, il lavoro forzato ed il ricatto del cibo per costringere i detenuti al lavoro, ha osservato lo storico Dieter Heinzig.
Secondo lo stesso oratore, la principale differenza tra i GULAG ed i LAOGAI e’ la «riforma del pensiero» ossia il sistematico lavaggio del cervello del detenuto nei LAOGAI, sistema ideato da Mao Zedong già nel 1937.
La «riforma del pensiero» si attua mediante l’indottrinamento politico quotidiano e mediante l’autocritica.
«Questa autocritica» ha spiegato Dieter Heinzig, «ha luogo davanti ai sorveglianti ed agli altri detenuti ed è finalizzata a riformare la personalità di chi si auto-accusa».
Si tratta di una vera e propria «riprogrammazione del cervello» ha precisato, durante il dibattito, Harry Wu. Innanzitutto si devono elencare ed analizzare le proprie colpe.
Successivamente ci si deve accusare pubblicamente di averle commesse, procedendo alla riforma della propria personalità, per diventare una «nuova persona socialista».


Oltre alla stampa, ricercatori, collaboratori ed amici della Fondazione, al Convegno erano presenti numerosi sopravvissuti dei LAOGAI.
Palden Gyatso, lama tibetano, che ha trascorso 33 anni nei LAOGAI.
Rebya Kadeer, musulmana uighura dello Xinjiang, imprigionata per 6 anni, che ha raccontato le sofferenze e le persecuzioni contro i musulmani uighuri.
Molto commovente è stato l’intervento della religiosa tibetana Ama Adhe, detenuta nei LAOGAI per 27 anni.
I crimini commessi contro il popolo tibetano sono orrendi.
Migliaia di monasteri tibetani sono stati distrutti e di centomila monaci ne rimangono seimila.
«Il regime comunista cadrà!» ha gridato Lu Decheng, uno degli studenti di piazza Tianamen che ha passato quasi dieci anni nei LAOGAI, fino al 1998.
Solo recentemente Lu e’ riuscito, anche grazie al governo tailandese, ad espatriare in Canada.
Xu Wenli invece è stato imprigionato nei campi di lavoro forzato per 16 anni, per avere cercato di organizzare il Partito Democratico Cinese.
Molto determinato ed impressionante l’intervento di Wu Yashan, nato in Manciuria ed ex soldato dell’Armata Popolare Cinese. Ingiustamente accusato di essere «di destra» fu imprigionato nei LAOGAI per quasi 20 anni.


Harry Wu ha infine reso omaggio a tutte quelle persone che ancora oggi rischiano la vita per ricercare informazioni e notizie sui detenuti ed i prodotti dei LAOGAI.
Alla conclusione della conferenza è intervenuta Jeane Kirkpatrick, ex ambasciatrice USA alle Nazioni Unite, che ha incoraggiato tutti i presenti a continuare la battaglia per la libertà contro il comunismo che miete vittime, incessantemente.
La tragedia dei LAOGAI e’ attuale!
I LAOGAI sono operativi oggi!
Questi campi di lavoro forzato coprono ogni settore merceologico ed incrementano la loro produzione a ritmi esponenziali, soprattutto, nell’esportazione.
Si può ragionevolmente ritenere, quindi, che la tanto decantata «competitività cinese» nasce dal lavoro forzato.
Inoltre, i LAOGAI sono solo un particolare dell’attuale realtà cinese e della «pedagogia del terrore», coperta da «segreto di Stato», che, in Cina, ancora oggi, si pratica.
Decine di migliaia di esecuzioni di massa davanti a folle appositamente riunite.
Migliaia di organi espiantati dai condannati a morte e venduti con alti profitti.
Collagene preso dalla pelle dei morti per produrre cosmetici.
Decine di migliaia di aborti e sterilizzazioni forzate.
Persecuzione sistematica contro i credenti di tutte le religioni e abuso della psichiatria a scopo repressivo politico.
Queste sono le realtà della Cina oscurate e/o rimosse.
Se ne parla poco per non disturbare i commerci internazionali.
Parliamone!


Toni Brandi
coordinatore nazionale Laogai Research Foundation

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