diverticolo

21 agosto 2006

Altro attentato sventato. Sventatissimo.

di Maurizio Blondet

Stavolta, è in Germania. E la polizia ha già arrestato uno dei due sospetti a Kiel, di cui per ora non fa il nome.«Gli ordigni esplosivi erano pericolosi, fossero esplosi avrebbero fatto decine di morti», ha dichiarato il ministro degli Interni Wolfgang Schaeuble.Fossero esposi: ma, come le bombe «liquide» di Londra, non sono esplose. Anzi, non potevano esplodere. Il non-attentato è stato annunciato solo adesso, ma è non-avvenuto il 31 luglio scorso (anche quello di Londra ha avuto un certo ritardo mediatico). Due valige-trolley lasciate su due treni, uno diretto a Dortmund ed uno a Coblenza. Lì, alle due stazioni, i due bagagli incustoditi sono stati portati all’ufficio oggetti smarriti ed aperti. Così si è scoperto che contenevano bombole di propano che dovevano essere fatte detonare da una sveglia puntata sulla 14.30.

Due «attentati simultanei», come quelli di Londra e di Al Qaeda a New York. Che potevano fare «decine di morti e feriti», come ha detto il capo della federale anticrimine, Ziercke, proprio come a Londra e a New York. Ma non hanno fatto morti né feriti, perché non sono esplose. «Un errore tecnico nella confezione delle bombe», ci viene detto. Attentato sventato, dunque, dagli stessi attentatori. Sventatissimi. Così, grazie alla loro sventatezza, nelle valigie-bomba si sono potuti ricuperare indizi di straordinaria importanza. Eccoli, nell’ordine:
1) «Una lista della spesa scritta a mano in arabo», nella quale viene indicata specificamente «la marca di uno yogurth libanese che si vende in Germania».

2) «La busta di carta di un negozio di alimentari che fornisce la comunità libanese di Essen».

3) «Un numero di telefono del Libano» (forse addirittura il numero di casa di Nasrallah, sospetta un lettore scettico).


Più di quel che basta ai sagaci investigatori per affermare che «gli attentatori volevano lanciare un segnale al Medio Oriente». Ma quale segnale, se le bombole di propano dovevano esplodere? Di quei foglietti non sarebbe rimasta traccia. A meno che gli sventati attentatori abbiano commesso «l’errore tecnico nella confezione degli ordigni» appunto per far trovare quegli scritti in arabo, che rimandano tutti al Libano: il segnale un po’ troppo trasparente di un attentato «false-flag», magari. Ma a questo, la sagacia dei segugi germanici non arriva. O non vuole arrivare. Per fortuna, le telecamere di sorveglianza hanno ripreso i due attentatori. Sono state mostrate. Un po’ sfocate, ma anch’esse significative. Due giovani sulla ventina; uno ha «la maglia della nazionale tedesca col numero 13, quello di Ballack, il capitano. L’altro ha una borsa per computer a tracolla». Meno chiaro, nei video, un dato che invece all’anticrimine tedesca è chiarissimo: i due sono «di tipo mediterraneo». Libano Libano, Hezbollah Hezbollah. I due hanno lasciato le valige sui treni e poi sono scesi: mica sono kamikaze, questi Hezbollah. Ma adesso, uno dei due è in mano alla polizia, e presto sapremo tutto. Tutto? Come l’attentato «liquido» che doveva fare un numero «senza precedenti» di morti su dieci aerei in partenza da Heathrow. Anche lì hanno in mano i supposti attentatori. Anche se John Prescott, che è il vice-premier, dopo giorni di allarme dichiara, a mezza bocca: «Diversi dei 24 arrestati per il presunto complotto terroristico transatlantico non riceveranno capi d’accusa gravi». (1)

Com’è possibile? Il capo d’accusa potenziale è gravissimo (tentata strage in associazione), se una buona parte degli attentatori non saranno incriminati per reati «gravi», vuol dire solo una cosa: che non sono gli attentatori transatlantici. La polizia britannica, deve ammettere Der Spiegel, non ha ancora mostrato «le bottiglie di Gatorade con l’esplosivo liquido che avrebbero dovuto essere portati sugli aerei». (2) Nelle perquisizioni di centinaia di abitazioni musulmane, la polizia britannica ha pur trovato «una pistola e un fucile» non denunciati, ed ha indetto un’apposita conferenza-stampa per comunicarlo: figurarsi se avesse trovato esplosivi. Non li ha trovati. I poveri giornalisti di Spiegel vorrebbero tanto agitare l’allarme: «Questi soldati di Allah che ci vogliono distruggere come nemici della fede», avevano scritto profetici sullo sventato attentato inglese e prima del ritrovamento delle valige-trolley, «si nascondono anche in Germania, tra di noi, bombe invisibili al cuore della nostra società». Insomma la buona volontà allarmista c’è, ma manca la materia. Spiegel è costretto a elucubrare ipotesi sulla natura degli «esplosivi liquidi» in questione, e a intervistare esperti che brancolano nel buio. Nirtoglicerina? Nitrometano? Gli esperti scuotono il capo: scoppiano solo a guardarli, e poi non si possono fabbricare col Piccolo Chimico. Allora il TATP?

Questo esplosivo liquido, triacetonetriperossido, «è facile a fabbricare partendo da acetone per unghie ed altri prodotti in vendita in qualunque drogheria».
Ma gli esperti, sempre più scettici: «il TATP richiede molto tempo per la fabbricazione; la polvere esplosiva si deposita sul fondo della provetta solo dopo molte ore». Ore chiusi nel WC dell’aereo a mescolare i componenti? Sembra improbabile. E poi quale aereo? Nessuno degli incriminati ha comprato né prenotato un biglietto aereo. Molti di loro non hanno nemmeno il passaporto. Uno degli arrestati, Umar Islam di 28 anni (un convertito: un anno fa era un Rastafarian), lavoratore del metrò, si era messo in luce come coraggioso soccorritore nell’attentato alla sotterranea del 7 luglio 2005; per i colleghi, è il contrario di un terrorista. E allora, per la precisione, quali sono gli indizi che schiacciano i 24 terroristi? Risposta: «Telefonate ed e-mail». Ah, finalmente qualcosa di solido. I sospetti, dice la polizia, «utilizzavano nomi in codice che non lasciavano nessun dubbio sulle loro intenzioni; nonché delle espressioni fantasiose come, per esempio ‘UVA PASSA’, termine che è spesso usato in arabo per designare degli esplosivi». Ecco vedete, qui entrate con noi nei segreti più intimi del terrorismO islamista, nel codice occulto con cui comunica Al Qaeda. Nomi in codice che «non lasciano dubbi sulle intenzioni». Proviamo a fare un esempio: «Ciao, qui è Jack lo Squartatore. Parlo con Rambo?». Oppure: «Buonasera, qui è Hakim il Velato; mi passa il Vecchio della Montagna?».

Si, devono essere stati nomi del genere.
Perché di solito i terroristi veri e pericolosi, quando usano nomi in codice, scelgono accuratamente nomignoli che non lascino sospettare le «loro intenzioni». «Qui pizzeria Vesuvio, vorrei parlare con Mamma Rosa»: questo sì che è il codice da insospettabili, se si è pakistani. Ma abbiamo in mano la prova schiacciante: «UVA PASSA». E’ infatti ovvio che dei musulmani parlino di «uva passa» - alimento a loro sconosciuto - per indicare esplosivi. Anche se uno degli arrestati di Londra, tale Rayb Tauf, è un pasticcere, che lavora nella pasticceria pakistana del papà (probabilmente una vera santabarbara di «UVA PASSA»), e «aveva consegnato pacchetti di paste appena sfornate ai supermercati fino a notte tarda il giorno prima del suo arresto», hanno testimoniato gli altri dipendenti. Che astuzia. Mi ricordo che i nostri terroristi, le Brigate Rosse, mica vivevano in famiglia o lavoravano col papà. Anzi, di loro le famiglie non sapevano più nulla. E per abitare affittavano appartamenti sicuri - usando prestanome «puliti» - con precise caratteristiche, esempio al primo piano e con doppia uscita, i famosi «covi» che non si trovavano mai. Questi nuovi terroristi invece, sempre casa e bottega, a sgobbare con l’uva passa, la pasta di mandorle e i datteri e il lukoum. Ottima copertura, insospettabile. Così si fa. «Papà, sta finendo l’UVA PASSA…». «Chiama Nasrallah in Libano, che ce ne mandi subito un quintale. UVA PASSA, capito?».

Come non vedere che è tutta una rete del terrore stesa attorno a noi?
Anche i terroristi di tipo mediterraneo in Germania hanno lasciato tracce di tipo alimentare: la scritta «di una marca di yoghurt libanese venduta in Germania» e quel «sacchetto di alimentari di un negozio che fornisce la comunità libanese di Essen». Giuro, mai più in un ristorante libanese: non si sa che cosa ci mettono, dentro quei falafel. Soddisfatti? Ora avete tutte le prove dell’attentato sventato di Londra, e di quelli sventatissimi in Germania. Come dubitarne? Vi mostrano i video. C’è l’uva passa. Ci sono le valige non esplose. Ci sono gli arrestati. E c’è la prova suprema che il terrorismo è reale: la riunione d’urgenza dei ministri di polizia d’Europa per le misure da prendere insieme contro l’inaudita minaccia. Lì, i responsabili dell’ordine pubblico si sono scambiati dati precisi e concreti. All’uscita, il ministro francese Nicolas Sarkozy ha enunciato solide certezze. Così riportate alla lettera dall’Agenzia France Presse: «Un fascio di elementi consente di pensare che la nebulosa di Al Qaeda non sarebbe lontana da quel che avrebbe potuto accadere in Gran Bretagna». Assaporate la frase: i verbi condizionali di precauzione («non sarebbe lontana»), le ipotetiche del terzo tipo («avrebbe potuto accadere»), l'assenza di fonti identificabili («un fascio di elementi»), l'indicazione vaghissima dei mandanti («la nebulosa»). Ebbene: questa frase ha consentito alla AFP di titolare: «Sarkozy: legami probabili tra Al Qaeda e l’allarme terrorista di Londra». (3)

Ancora una citazione di Sarkozy: «Una minaccia terrorista elevata continua a persistere anche in Francia».
Per aggiungere poi: «Anche se nell’istante in cui parliamo non c’è un legame accertato con quello che avrebbe potuto avvenire a Londra». Insomma, nessun legame con ciò che «non» è avvenuto. All’istante, almeno. Magari fra un altro istante, chissà. La Casa Bianca punta molte speranze su Sarkozy: se va al posto di Chirac, quasi certamente trascinerà la Francia nella «guerra globale al terrore». Anche perché, come si sa, è mezzo ebreo. E infatti, cosa credete? Nella grande operazione che ha sventato l’attentato fa capolino il Mossad.

Non è stato l’ISI pakistano a sventare gli sventati, ma lo spionaggio sionista.
La notizia è stata data non dallo Spiegel (troppo chic), ma dalla Bild, il periodico «trash» del gruppo Springer: «Baalbek, inizio di agosto: un commando israeliano s’impadronisce di un ospedale. Lo scopo iniziale è quello di stanare terroristi Hezbollah, ma nel corso dell’operazione gli agenti dei servizi segreti israeliani sono attratti da tre computer… nei dischi fissi trovano informazioni su oltre 20 cellule terroriste in Inghilterra… poco dopo il capo del Mossad informa il suo pari-grado dell’MI6». Commenta il giornalista tedesco Jurgen Erlassen: «il messaggio sotteso a questo messaggio è trasparente: l’aggressione sanguinaria e illegale commessa da Israele ha permesso, almeno, di scongiurare un terribile bagno di sangue in Europa». (4) Voi europei, che vi siete arrabbiati per tutti quei bambini carbonizzati, siete ingrati. Ringraziate gli agenti del Mossad, invece: sono là, sul fondo della scena, che fanno ciao-ciao con la manina. E sono tutti «d’aspetto mediterraneo».

Note:

1) Il vicepremier John Prescott, braccio destro di Blair, ha recentemente confidato in una riunione che Bush e la politica USA «is a crap». Ossia: «E’ una merda». Sembrava che, per questo, dovesse dimettersi. Invece la sua popolarità è salita alle stelle anche nel suo partito, il Labour.

2) «Strategie Massenmord», Der Spiegel, 14 agosto 2006.

3) «Les certitudes de Nicolas Sarkozy», Réseau Voltaire, 17 agosto 2006.

4) Jurgen Elsasser, «Londres: terrorisme fictif, guerre réelle», Reseau Voltaire, 17 agosto 2006.

Copyright © - EFFEDIEFFE - all rights reserved.

|