diverticolo

10 luglio 2006

La fabbrica del terrore

E' bello avere ragione.

Quasi cinque anni fa,abbiamo aperto una
sezione del sito Kelebek dedicato alle menzogne dello "Scontro di civiltà":

"Qui ho raccolto qualche saggio, mio e di altri, su questo straordinario processo. Non serve ovviamente a molto. Ma forse tra non tanto ci sveglieremo con un gran mal di testa, chiedendoci come mai ci troviamo in mezzo a una distesa infinita di cadaveri. Chissà, riguardando questi articoli, potremo capire esattamente come ciascuno di noi ha passato questa notte della ragione."

E subito sotto, ponevamo una frase fondamentale di Primo Levi:

«Ma quante sono le menti umane capaci di resistere alla lenta, feroce, incessante, impercettibile forza di penetrazione dei luoghi comuni?»

I luoghi comuni generati ogni giorno dalla grande, implacabile Fabbrica del Terrore.

Abbiamo denunciato, ad esempio,
Ferruccio de Bortoli, che in qualità di direttore del Corriere della Sera ha creato il Prodotto Fallaci, per poi riprodurlo più volte negli anni successivi, quando lui dirigeva l'RCS Libri.

Abbiamo
denunciato anche una pioggia incessante di notizie inventate all'unico scopo di spaventare la casalinga di Voghera.

C'erano i Codici del Corano, i venditori ambulanti diventati Banchieri di Al-Qaida, il Marocchino all'Asilo, il Papa con il Giubbotto Antiproiettile, la bomba nel call center con Bin Laden che sodomizzava Bush, il pescatore accusato di voler farsi saltare in aria di notte in un cimitero militare, lo storpio ubriacone arrestato perché avrebbe progettato di mettere il cianuro negli acquedotti romani, l'ex-prete pronto a far saltare in aria il Vaticnao la notte di Natale, Berlusconi minacciato allo stadio dai terroristi, il medico omeopata accusato di voler comprare tutta l'acqua potabile d'Italia per avvelenarla, la strage di Madrid attribuita al "circuito spagnolo del Campo Antimperialista"...

Ogni volta, dietro queste fantastiche storie (lanciate in almeno la metà dei casi da
Magdi Allam), compariva qualche variante della frase, "secondo fonti dei servizi".

Da alcuni giorni sappiamo che quella Fabbrica del Terrore abitava a Roma, in undici grandi stanze in via Nazionale 230, dedicate interamente a rifornire le "fonti aperte", cioè i giornalisti.

Ovviamente non è tutto lì: dietro il signor Pio Pompa ci sono anche altri registi, come quello che un paio di giorni fa ha scoperto un complotto di arabi intenzionati a mettere una bomba in un tunnel sul Hudson - una dozzina di metri sott'acqua - allo scopo di annegare la città di New York.
Però è una straordinaria soddisfazione lo stesso.

Scrive ieri Giuseppe D'Avanzo, su Repubblica:

"Pollari [...] è riuscito a politicizzare il lavoro dell'intelligence, rendendolo essenziale a un progetto modernissimo che ha alimentato, con lo spettro dell'annientamento nucleare, dela bomba nella metropolitana, dei kamikaze, la paura e la collera per la paura [...].

La guerra al terrore, grazie alla sapienza di Pollari, è stata una location di cartapesta, dove sono andati in scena gli effetti speciali di un mondo defattualizzato. [...] Ci siamo trovati a combattere, ripeto, una guerra non contro il terrorismo, ma contro un terrore creato con la menzogna e la manipolazione.

Se Pio Pompa può apparire oggi un tipo troppo insignificante per un così vasto programma, questo racconta quanto sprovveduto è stato chi gli ha creduto e quanto malaccorte siano state le redazioni che hanno creduto alle sue 'favole', non l'inefficacia del suo lavoro di 'creatore di favole'. [...]

Sono stati, questi, anni in cui noi giornalisti riuscivamo molto più facilmente a 'vendere' un articolo se dentro c'era una minaccia, la paura, Osama Bin Laden e Al Qaeda.

[...] [Esisteva] la convinzione, purtroppo condivisa, che qualunque cosa provenisse da una 'fonte di sicurezza', tanto meglio se confermata da politici, acquisisse un alto grado di credibilità. Al punto che si potevano abbandonare le consuete routine che impongono di cercare almeno una conferma 'indipendente' a quel qualcosa che ci veniva propinato. L'operazione aveva bassi costi e massimi profitti per tutti. Il giornalista finiva in prima pagina. [...]

L'agenzia delle 'favole' di via Nazionale ha fabbricato, lungo questa via, realtà tanto artificiose quanto minacciose; un mondo fittizio rispetto a quello reale; un mondo immaginario attraversato da kamikaze armati di cianuro da versare negli acquedotti; di bombe da far esplodere nelle metropolitane e nelle cattedrali; di missili da lanciare contro San Pietro.
"


fonte: kelebek

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